In aprile si è registrata una lieve ripresa nel credito al settore privato, con i prestiti cresciuti dell’1% tendenziale, secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia. Si tratta di un’accelerazione rispetto allo 0,5% rilevato a marzo, segnale che potrebbe indicare una progressiva normalizzazione delle condizioni finanziarie dopo un periodo di rallentamento dovuto al contesto di tassi elevati. A trainare la crescita sono stati soprattutto i prestiti alle famiglie, aumentati dell’1,3% (+1,1% nel mese precedente), sostenuti da una timida ripresa del mercato immobiliare e dal consolidarsi della domanda di finanziamenti al consumo. Al contrario, resta negativa la dinamica dei prestiti alle società non finanziarie, calati dello 0,8% annuo, pur in rallentamento dal -1,1% di marzo. Dinamica che rispecchia una persistente prudenza delle imprese, ancora frenate da condizioni di credito ritenute troppo onerose.
Mutui più cari: italiani più attratti dai tassi variabili
L’analisi dei tassi d’interesse – secondo il report ‘Banche e moneta: serie nazionali’ – conferma un quadro ancora complesso, seppur davanti a lievi segnali di alleggerimento. Il Tasso Annuale Effettivo Globale (TAEG) sui nuovi mutui concessi per l’acquisto di abitazioni è salito al 3,67% ad aprile dal 3,54% di marzo, confermando la fine del trend discendente iniziato a fine 2023. In questo contesto, cresce l’interesse delle famiglie per i mutui a tasso variabile: la quota di quelli con periodo iniziale di fissazione del tasso fino a un anno è passata dal 7,4% al 9,3%. Per quanto riguarda invece il credito al consumo, i tassi d’interesse si sono attestati al 10,18%, in lieve calo rispetto al 10,29% del mese precedente, ma ancora su livelli elevati che incidono sulla sostenibilità del debito delle famiglie.
Per le imprese tassi in calo, ma la stretta resta
Sul fronte aziendale, i tassi sui nuovi prestiti alle società non finanziarie si sono attestati al 3,77%, in diminuzione dal 3,92% di marzo. Una leggera distensione, in particolare, si nota soprattutto per i prestiti di importo superiore a un milione di euro, che hanno registrato un tasso medio del 3,47%, contro il 4,30% per gli importi inferiori. La differenza evidenzia come le imprese più grandi, con maggiore solidità patrimoniale, riescano a ottenere condizioni di finanziamento relativamente più favorevoli.
Crescono i depositi, ma la remunerazione resta bassa
Parallelamente, i depositi del settore privato sono aumentati dell’1,9% rispetto all’anno precedente, segnando un’accelerazione rispetto all’1,7% di marzo. Un dato che suggerisce una maggiore propensione al risparmio, forse legata a una persistente incertezza economica e alla prudenza delle famiglie. Tuttavia, i tassi passivi sui depositi restano bassi: lo 0,73% ad aprile, in lieve calo rispetto allo 0,79% di marzo, segnalando un rendimento ancora poco competitivo per i risparmiatori. Anche la raccolta obbligazionaria ha mostrato un rallentamento marcato: l’aumento si è fermato allo 0,2% annuo, dopo il +3,3% di marzo, suggerendo un raffreddamento dell’interesse verso questi strumenti.
I titoli di Stato nei portafogli delle banche
Infine, per quanto riguarda i titoli in portafoglio emessi da residenti in Italia, le banche italiane in aprile possedevano titoli di Stato italiani per un ammontare di 380,642 miliardi di euro, in aumento dai 376,821 miliardi del mese precedente. Si conferma che buona parte di questo portafoglio, secondo le tabelle pubblicate da Banca d’Italia allegate al bollettino ‘‘Banche e moneta’’, è rappresentato dai Btp: in aprile saliti a 276,30 miliardi dai 270,87 miliardi del mese precedente. Al secondo posto della classifica ci sono i Cct (82,59 miliardi contro 86,48 miliardi del mese precedente) e poi i Bot (6,77 miliardi contro 5,45 miliardi.
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