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Milena Guerrini di Confindustria Toscana Nord: scarsa innovazione tecnologica nelle aziende toscane


 di Marcello Paris

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PISTOIA – Nel nuovo Consiglio di Confindustria Toscana Nord, di cui abbiamo pubblicato le interviste alla nuova presidente Fabia Romagnoli e al vice Massimo Capecchi, entra come Consigliera delegata Milena Guerrini, già presidente della sezione servizi e terziario dell’Associazione e consigliera nazionale ai Servizi Innovativi e Tecnologici, ora avrà la delega proprio a Innovazione e transizione digitale.

Milena Guerrini

Guerrini, considerando il suo bagaglio di esperienze, sarà una passeggiata svolgere la delega assegnatale.

Assolutamente. Oramai è il terzo anno, quindi sono al terzo mandato, come presidente della sezione servizi  e terziario di Toscana Nord, poi sono vice presidente del Comitato Nazionale dei servizi innovativi e tecnologici perciò questa delega che è arrivata con la nuova presidente è in linea con l’impegno che ho profuso in questi ultimi anni di vita associativa.

Sulla base della sua conoscenza a che punto è la digitalizzazione delle aziende perché si ha la sensazione che esita un gap con altri paesi.

Le aziende hanno capito che è fondamentale mettere al centro della loro strategia il processo di innovazione digitale e transizione 5.0 però non tutte hanno la possibilità di fare investimenti in questo senso o non sono messe in grado di farlo. Quindi mancano ancora programmi ad hoc di investimento per favorire la transizione digitale, soprattutto nelle piccolissime e medie imprese, quelle che soffrono un po’ di più. Tanto e vero che una ricerca nazionale dello corso anno stima che sono meno del 10 per cento le aziende con almeno dieci addetti che utilizzano l’intelligenza artificiale contro il 13 per cento della media europea e nella nostra regione meno del 3,1 per cento. Veramente poche quelle che si sono avvicinate a questa tecnologia e questo per mancanza di investimenti, ma anche per mancanza di competenze specifiche.

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Ma qual è la ragione, non c’è formazione, pigrizia nella necessità di innovare e adeguarsi o mancanza di competenze.

Un po’ tutte e due. Il problema di competenze non è solo della nostra regione ma italiano e anche europeo. Le aziende devono fare percorsi di crescita dei propri dipendenti e collaboratori con programmi di qualificazione e riqualificazione sui temi digitali perché è inutile fare investimenti tecnologici se non c’è chi li sa mettere in atto. Un’altra cosa importantissima è incrementare il rapporto con il sistema educativo, vale a dire dialogare con la scuola, l’università, gli Its per trovare quella sinergia tra formazione teorica e pratica attraverso tirocini che possano creare le professionalità oggi richieste dal mondo del lavoro.

Sulla base di quanto detto, immagino che avrà molto da fare per stimolare le aziende ad adeguarsi. Poi c’è l’ormai inarrestabile intelligenza artificiale che per molti è ancora un oggetto misterioso.

È vero. Il nostro ruolo sarà proprio di andare a stimolare la cultura del digitale perché ancora molte aziende non hanno ben chiaro quali sono le potenzialità di questi strumenti, quindi delle nuove tecnologie e degli ambiti di applicazione perché l’intelligenza artificiale ha diverse sfaccettature, diverse declinazioni da qui la necessità di informare gli imprenditori  su quali sono i vantaggi e le potenzialità delle nuove tecnologie per rimanere competitivi sul mercato e dall’altro lato informarli su quali sono i rischi con una sensibilizzazione sulla ricerca di programmi sulla cyber sicurity perche l’IA porta con sè una serie di rischi e un’azienda su 10 è colpita da attacchi informatici.

Nella sua esperienza c’è l’apertura mentale verso il nuovo.

Nella maggior parte direi sì, ma c’è sempre una piccola nicchia di imprenditori che continua a dire “io ho sempre fatto così” e questo è un approccio pericoloso perché il mondo del lavoro, come l’economia, è in costante evoluzione e richiede un adattamento ai cambiamenti delle nuove tecnologie, ma anche in generale; perché se non avviene, come ho detto prima, non si riesce ad essere competitivi e rimanere sul mercato. E questo è quanto mi è stato chiesto di fare ed è ciò a cui mi dedicherò.



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