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Il rapporto appena presentato a Genova offre uno sguardo approfondito sulle piccole e medie imprese italiane, fondamentali per l’economia nazionale. Il convegno si è tenuto nella sala delle grida del Palazzo della Borsa e ha visto come protagonista Giuseppe Molinari, presidente dell’Istituto statistico Guglielmo Tagliacarne. Il dossier realizzato insieme a Mediobanca fotografa lo stato di salute del sistema imprenditoriale italiano, incentrato sulla governance familiare e sulla capacità di esportazione. Si tratta di dati chiave che descrivono un tessuto produttivo ancorato al territorio e capace di affrontare con buone prospettive contesti internazionali complessi.

Il ruolo centrale delle pmi e il modello del capitalismo familiare in italia

Secondo Giuseppe Molinari, le piccole e medie imprese rappresentano un elemento solido del business italiano. Questo gruppo di aziende a conduzione familiare ha saputo evolvere, affidandosi a management preparati che hanno migliorato la competitività anche a livello internazionale. Le pmi, sostiene Molinari, dimostrano una capacità di crescita in modo coeso con il territorio, collaborando con reti di fornitori e di distretti industriali che ancora oggi caratterizzano molte aree della penisola.

Il confronto con le grandi realtà e l’importanza dei distretti industriali

Il presidente dell’istituto Tagliacarne sottolinea come queste imprese reggano il confronto anche con realtà molto più grandi, soprattutto nel campo dell’export. Il sistema imprenditoriale costruito attorno al capitale familiare getta radici profonde nei distretti industriali e nei villaggi artigiani degli anni ’50, che hanno poi sostenuto la trasformazione e l’espansione di molte attività. Il modello italiano presenta una specificità che riesce a coniugare tradizione e rinnovamento, offrendo risultati significativi sia nei mercati domestici che internazionali.

L’export come motore trainante e la struttura economica di riferimento

Il report evidenzia come le pmi italiane siano responsabili del 45% del totale dell’export nazionale. Non è un dato marginale, ma indica una posizione centrale nel panorama economico mondiale. Questo risultato deriva da una spiccata predisposizione a cercare mercati esteri e a consolidare presenza e immagine del made in Italy. Molinari definisce il capitalismo familiare non solo come radicato a livello locale, ma anche aperto a capitali internazionali, elemento che ha contribuito a rafforzare il tessuto produttivo.

Innovazione e attenzione al capitale umano

Questa spinta verso l’esportazione ha rappresentato uno stimolo fondamentale per lo sviluppo delle pmi, inducendo loro un percorso di innovazione e miglioramento continuo. Le aziende che, originariamente, nascevano in contesti fortemente legati al territorio, oggi sono capaci di misurarsi con la concorrenza globale. La valorizzazione del capitale umano unita a un’attenta gestione finanziaria e tecnologica ha determinato un equilibrio competitivo solido. In quest’ottica, il made in Italy si conferma una delle carte vincenti più apprezzate nel mondo.

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Le incertezze globali: il capitale umano come vera risorsa

Molinari segnala che le principali minacce per le medie imprese italiane non sono tanto i dazi o i conflitti internazionali, ma l’incertezza generale che grava sull’economia. In un contesto volatile come quello attuale, gli imprenditori stessi indicano che il capitale umano rappresenta la prima risorsa per fronteggiare le sfide. Per molti, più di tecnologia o investimenti finanziari, le competenze, la formazione e la motivazione delle persone sono strumenti indispensabili.

L’investimento sui lavoratori consente alle imprese di mantenere alta la qualità dei prodotti e dei processi. Questo atteggiamento aiuta a contrastare effetto negativo degli eventi esterni e alleggerisce il timore legato a cambiamenti rapidi e imprevisti. La capacità di reagire e adattarsi passa quindi per la costruzione di una comunità aziendale solida, in cui l’attenzione alle competenze si traduce in vantaggio competitivo. Il capitale umano non è un concetto astratto, ma si traduce in formazione, esperienza accumulata e gestione diretta dei processi produttivi.

La protezione del made in italy tra tutela e contraffazione internazionale

Molinari ha messo in guardia dal fenomeno dei prodotti cosiddetti fake italian sounding, cioè articoli che cercano di sfruttare la reputazione del made in Italy senza averne i requisiti. Tale pratica rischia di minare il valore riconosciuto in tutto il mondo alle produzioni italiane di qualità. Il presidente dell’Istituto statistico Tagliacarne invita il sistema camerale a impegnarsi per difendere le imprese italiane da questi tentativi.

Il made in Italy rappresenta da decenni un marchio di eccellenza associato a design, cura per i dettagli e qualità. Per le pmi italiane, tutelare questo valore è fondamentale per mantenere il vantaggio acquisito nei mercati esteri. La lotta contro la contraffazione richiede strumenti efficaci e collaborazioni internazionali, ma anche un forte presidio sul territorio che sappia valorizzare le originali filiere produttive. Il riconoscimento della qualità italiana passa quindi per una serie di azioni concrete, di cui si occupano anche enti e istituzioni economiche, al fianco delle aziende.





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