Fino a febbraio del 2026 la marcia dell’ex Ilva sarà con un solo altoforno ovvero con Afo4. Lo hanno annunciato ai segretari generali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, Usb e Ugl metalmeccanici i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia in as nel corso dell’incontro tenutosi nella tarda mattinata del 25 giugno a Roma nella sede del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Piano di marcia che prevederebbe la ripresa di Afo2 a dicembre (per il quale è prevista la sostituzione del crogiolo e i cui materiali sono già stati ordinati), la verifica ispettiva di Afo4 nel mese di luglio per pianificare interventi a gennaio 26 mentre per Afo1 si attende il dissequestro, da parte della magistratura, per fare le valutazioni tecniche per la sua ripartenza.
Di qui, visto il quadro della situazione, la richiesta di cassa integrazione per 4.050 dipendenti (di cui 3.500 a Taranto) rispetto alle 3.062 unità ad oggi autorizzate. Cigs che per quanto riguarda Taranto coinvolgerà 885 unità nell’Area fusione, 1.275 nell’Area laminazione, 1.340 nell’Area servizi e staff mentre per gli altri stabilimenti del gruppo le richieste riguardano 20 unità a Racconigi, 15 a Legnaro, 175 a Novi Ligure, 35 a Marghera, 270 a Genova, 25 a Milano e 10 a Paderno.
Dal canto suo la Regione Puglia ha reso noto che è in procinto di licenziare un avviso pubblico per attività formative dei lavoratori in Cig a zero ore all’interno di aree di crisi, per un ammontare di 280 ore pro capite, finanziato con i Fondi strutturali europei (i Fse sono strumenti finanziari dell’Unione europea che mirano a ridurre le disparità economiche e sociali tra le regioni e gli Stati membri) con la retribuzione per i lavoratori di un’indennità di frequenza pari a 6 auro l’ora.
Un quadro che non è piaciuto alle organizzazioni sindacali. Se la Uilm con Guglielmo Gambardella chiama la politica ad assumersi le proprie responsabilità, Loris Scarpa della Fiom è del parere che occorra costruire una vera prospettiva di ripartenza. Di tutela dei lavoratori parla Valerio D’Alò della Fim mentre l’Usb con Francesco Rizzo chiede al governo un cambio di passo.
Oltre alle organizzazioni sindacali, alla riunione hanno partecipato il vicecapo gabinetto del ministero del Lavoro, dott. Luca Sabatini, lo staff ministeriale, i dirigenti di Acciaierie d’Italia rappresentati dal dott. Maurizio Saitta e dal dott. Claudio Picucci, nonché i responsabili delle Politiche attive del lavoro.
Il confronto tra le parti è stato aggiornato al prossimo 3 luglio (ore 11) preceduto il 27 giugno dalla video calla che il ministro delle Imprese e del made in Italy terrà con le organizzazioni sindacali.
Queste le dichiarazioni dei sindacati
D’Alò (Fim-Cisl): “Vigilare sulla ripresa e la tutela dei lavoratori in un contesto di crisi e rilancio sostenibile”
Il nuovo accordo di programma «deve preservare gli elementi chiave del precedente, garantendo continuità e stabilità nel percorso di tutela occupazionale e salariale» mentre gli enti locali, in particolare le Regioni interessate, devono attivare «ogni forma di integrazione degli aspetti salariali attraverso politiche attive del lavoro».
È quanto ha affermato, subito dopo la conclusione del vertice romano nella sede del ministero del Lavoro, il segretario generale della Fim-Cisl, Valerio D’Alò, per il quale è fondamentale «definire un Piano di lavoro chiaro e trasparente, che delinei con responsabilità le modalità di gestione di questa fase critica». Non solo, perché il segretario Fim ha richiamato l’importanza «di una sintesi costruttiva tra Enti locali e nazionali per rilanciare il settore attraverso strumenti come l’Aia e l’Accordo di programma».
D’alò ha poi sottolineato come siano insufficienti i 200 milioni di euro stanziati dal governo con l’ultimo decreto legge e ha avanzato richiesta di un percorso di formazione professionale per i lavoratori in cigs in modo «da allargare le competenze e le professionalità e che dia anche sostegno economico» aspettandosi, come del resto ha già fatto la Regione Puglia, che anche le altre Regioni «possano dare il proprio contributo sul tema della formazione attraverso l’avvio di bandi/avvisi propedeutici».
Scarpa (Fiom-Cgil): “È necessario costruire una vera prospettiva di ripartenza”Loris Scarpa, responsabile nazionale siderurgia Fiom-Cgil, non ha dubbi: occorre costruire, dice, «una prospettiva non solo per la ripartenza degli impianti e dell’azienda ma anche
sul processo di transizione ecologica attraverso un piano industriale e ambientale che possa
finalmente traguardare l’obiettivo della decarbonizzazione. Sono necessarie maggiori risorse per la
ripartenza, per la manutenzione degli impianti e per dare prospettive certe a tutti gli stabilimenti
ex Ilva».
Anche l’esponente della Fiom ha chiesto che la difficile fase che riguarda l’ex Ilva sia gestita «attraverso strumenti straordinari dalla formazione predisposta dall’azienda a quella delle Regioni con appositi bandi per i lavoratori in cassa integrazione. Chiediamo – ha poi concluso Loris Scarpa -che si continui a tenere aperto il tavolo permanente istituito a Palazzo Chigi con tutti i soggetti istituzionali responsabili al fine di tenere insieme le questioni occupazionali, industriali ed ambientali. Il prossimo incontro di aggiornamento al Ministero del Lavoro sarà il 3 luglio e riteniamo indispensabile trovare le giuste risposte alle richieste della Fiom- Cgil per garantire la continuità produttiva necessaria ad avviare il processo di transizione ecologica».
Gambardella (Uilm): “Non solo Cigs, garantire la continuità produttiva, la politica si assuma le proprie responsabilità”
Netta la posizione della Uilm convinta del fatto, come ha spiegato il suo segretario nazionale Guglielmo Gambardella, che occorra procedere «con l’assunzione di responsabilità, da parte del governo e delle istituzioni locali, ed assumere l’unica decisione possibile, in attesa di un eventuale nuovo investitore, ovvero la gestione diretta da parte dello stato per realizzare, da subito e con risorse adeguate, gli interventi ambientali ed il rilancio industriale e la realizzazione dei forni elettrici per assicurare la continuità produttiva e l’introduzione di una legge speciale per il piano sociale».
La Uilm, dunque, non è disposta ad accettare «una gestione sociale fatta di sussidi vita natural durante che farebbe cadere in povertà 20.000 famiglie. Guarderemo con attenzione le interlocuzioni fra governo, Regione e Comune sull’Accordo di programma con la speranza che la discussione arrivi ad una sintesi positiva in tempi brevissimi. Attenderemo anche l’esito del previsto incontro, in remoto, di venerdì prossimo convocato dal ministro Urso. Abbiamo infine chiesto – ha conclusoGambardella – che, per creare le condizioni di un possibile accordo di rinnovo della cassa integrazione, vadano riconfermate le condizioni di miglior favore previste dall’accordo 2024 e del marzo di quest’anno».
Rizzo (Usb): “Il governo non perda altro tempo e prenda il controllo della fabbrica”
«Lo trumento della cassa integrazione, il suo incessante perdurare e flussi così massicci, di per sé non basta. Serve ragionare immediatamente sul varo di provvedimenti ad hoc in favore dei lavoratori (prepensionamenti, incentivi volontari, allungamento della Naspi ecc.) e che gli impegni assunti nell’accordo vanno rispettati, in particolare per quanto attiene gli organici tecnologici e l’esonero dalla Cigs a tutti quei lavoratori coinvolti nelle lavorazioni a tutela dell’ambiente e della sicurezza, vanno rispettati».
A sottolinearlo è Francesco Rizzo dell’esecutivo nazionale e provinciale Usb che ha aggiunto: «abbiamo ammonito ancora una volta che il pericoloso stallo che si è venuto a determinare impone la necessità da parte del Governo di un cambio di passo. In mancanza di segnali nella direzione auspicata, non ha senso da parte di questi continuare a trattare la vendita dell’acciaieria con gli Azeri di Baku Steel».
Per cui, è l’opinione di Rizzo e dell’Usb, il governo non deve perdere altro tempo e «prendere il controllo totale della fabbrica. Gli ulteriori 200 milioni dell’ultimo D.L. rappresentano una copertura economica funzionale ad evitare il collasso totale della fabbrica, ma che in visione non dà stabilità né al territorio né ai lavoratori».
Francescangeli (UglM): “Vigilare su ripresa e tutela lavoratori”
«È fondamentale tutelare la sicurezza e i diritti di tutti i lavoratori coinvolti anche con un maggiore impegno da parte degli enti locali (in particolare le Regioni) per attivare strumenti di integrazione salariale tramite politiche attive del lavoro». Così Daniele Francescangeli, vicesegretario nazionale Ugl Metalmeccanici, all’incontro per l’esame congiunto della richiesta di Cigs presentata da Acciaierie d’Italia in as e depositata lo scorso 12 giugno.
Per l’UglM è necessario «un piano di lavoro chiaro e trasparente, capace di guidare la gestione in questa delicata fase industriale, insieme a una sinergia efficace tra istituzioni locali e nazionali. Strumenti fondamentali per il rilancio del comparto sono l’Autorizzazione integrata ambientale e l’Accordo di programma, già al centro del dibattito».
E sui bandi per i corsi di formazione professionale, Francescangeli e l’UglM si aspettano, sulla stregua di quanto fatto dalla Regione Puglia, che anche gli altri enti locali «si attivino, promuovendo bandi e misure dedicate alla formazione. Continueremo a vigilare affinché vengano adottate tutte le misure necessarie per tutelare i lavoratori e favorire un rilancio sostenibile di Acciaierie d’Italia, nel pieno rispetto delle esigenze industriali, ambientali e sociali dei territori coinvolti».
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