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Fondo Innovazione in Agricoltura: stanziati nuovi fondi


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Con il decreto legge approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri, il Fondo Innovazione in Agricoltura si arricchisce di altri 47 milioni di euro per il 2025. Il potenziamento del fondo è passato quasi sotto traccia, ma riguarda uno dei comparti più esposti agli effetti del cambiamento climatico e della volatilità economica, e dove l’innovazione tecnologica non è più un’opzione differibile.

Il fondo era già stato istituito nel 2023 con una dotazione iniziale di 75 milioni di euro, poi portata a 225 milioni nel triennio 2023-2025. L’obiettivo dichiarato? Promuovere l’ammodernamento del settore agricolo italiano attraverso l’adozione di tecnologie 4.0, macchinari innovativi, droni, sistemi di irrigazione smart, ma anche intelligenza artificiale applicata alle coltivazioni. Insomma, non solo trattori nuovi, ma agricoltura come infrastruttura del futuro.

La novità del nuovo stanziamento per il Fondo Innovazione Agricoltura

Il nuovo stanziamento di 47 milioni sarà destinato a supportare l’acquisto di beni strumentali ad alto contenuto tecnologico da parte delle imprese agricole. Tradotto: macchinari che non solo fanno meglio il loro lavoro, ma consumano meno, riducono gli sprechi, e raccolgono dati.

L’incremento delle risorse, in controtendenza rispetto al quadro di contenimento della spesa, segnala una presa d’atto politica: senza investimenti strutturali in innovazione, il settore agricolo rischia di perdere competitività e capacità di adattamento.

Il Fondo prevede contributi a fondo perduto fino al 65% della spesa sostenuta, che salgono all’80% per i giovani agricoltori under 40. In un settore dove l’età media degli imprenditori agricoli supera i 57 anni, questa è forse la leva più interessante: il tentativo di rendere l’agricoltura un mestiere attrattivo per una nuova generazione che oggi tende ad evitarlo.

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E qui entra in gioco un altro tema di fondo: l’agricoltura italiana non ha solo bisogno di tecnologia, ma anche di una nuova narrativa. È ancora troppo spesso vista come qualcosa di antico, faticoso, legato a logiche del Novecento. Ma oggi esistono imprese agricole che lavorano con sensori nel terreno, che usano i droni per monitorare lo stato di salute delle colture, che integrano i dati meteo con i modelli predittivi per decidere quanto e come intervenire. E funzionano.

I rischi: innovazione per chi?

Ma non tutto è rose e vigne intelligenti. Uno dei rischi più grandi è che questi fondi finiscano per favorire solo le aziende già medio-grandi, quelle che hanno capacità amministrativa, know-how tecnologico e capitali propri per co-finanziare gli investimenti. Le piccole aziende familiari, che rappresentano ancora una parte consistente dell’agricoltura italiana, potrebbero restare indietro.

Il nodo, insomma, non è solo disporre di risorse, ma creare una rete di accompagnamento tecnico e culturale per far sì che la transizione digitale dell’agricoltura sia davvero inclusiva. Altrimenti il rischio è quello che si è già visto in altri settori: fondi non spesi, bandi poco accessibili, innovazione a metà.

Il nuovo stanziamento da 47 milioni per il Fondo Innovazione in Agricoltura non è una bacchetta magica, ma è una leva concreta in un settore che ha bisogno urgente di cambiare passo. 

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

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