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il segreto delle imprese che vincono


Nel 2024 il 44% delle Pmi manifatturiere italiane è coesivo: sostenibilità, digitale e relazioni di filiera spingono crescita, export e occupazione.

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Nel cuore del Seminario estivo 2025 a Mantova Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere hanno presentato il rapporto “Coesione è competizione. Un’indagine approfondita, realizzata con AICCON, Ipsos e il Centro Studi Tagliacarne, che mostra come la coesione sia oggi un motore d’innovazione e crescita per il sistema produttivo italiano.

Nel 2024, il 44% delle Pmi manifatturiere può essere definito “coesivo”: si tratta di aziende che costruiscono relazioni solide con lavoratori, clienti, istituzioni e altre imprese, generando risultati superiori in termini di competitività e capacità d’investimento. Erano il 32% nel 2018. Il salto in avanti è netto.

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Relazioni che generano innovazione

Dal 2018 al 2024 il numero medio di stakeholder attivati da queste imprese è salito da 1,9 a 2,8: sintomo di un ecosistema più interconnesso, più dinamico, più aperto alla collaborazione. Il 73% delle imprese coesive ha relazioni forti con i dipendenti; crescono anche i legami con associazioni di categoria, banche, enti non profit, istituzioni locali e clienti. L’unica eccezione: la scuola e il mondo accademico, ancora poco integrati.

Sostenibilità e digitale: i due assi del cambiamento


Nel triennio appena trascorso, sette imprese coesive su dieci hanno investito in ambiente, e oltre l’80% ha puntato sul digitale 4.0. Più del 60% ha scelto la strada della ricerca e sviluppo. Le imprese coesive non rincorrono le mode: guidano la trasformazione.

Quando la coesione si traduce in risultati

Il legame tra relazioni e performance è misurabile. Il 34% delle imprese coesive prevede aumenti di fatturato, contro il 25% delle non coesive. Il 25% è pronto ad assumere nuovi dipendenti (vs 16%), il 27% mira a espandersi all’estero (vs 21%). Cresce anche la produzione: 30% delle coesive contro 22% delle altre.

Il fattore territorio

Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentrano oltre metà delle imprese coesive italiane. Ma anche regioni più piccole, come l’Umbria, mostrano segnali promettenti: la quota regionale di imprese coesive (2%) supera il peso regionale sul PIL (1,4%), segno che coesione e territorio possono diventare leve strategiche anche fuori dalle aree più forti.

Le voci del cambiamento

“La coesione è un formidabile fattore produttivo, soprattutto in Italia, dove bellezza, territori e comunità si intrecciano con impresa e innovazione”, ha detto Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola.

“Il Next Generation EU e il Recovery Fund puntano proprio su coesione, inclusione e transizione verde: l’Italia può essere protagonista se si sente parte di questa sfida”.

Per Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo: “Le imprese hanno capito che la coesione è un valore economico. Collaborare anche con i concorrenti, se utile alla crescita, vuol dire migliorare export, fatturato, occupazione. Per questo Intesa Sanpaolo mette a disposizione 200 miliardi di euro entro il 2028 per accompagnare le imprese nella transizione”.

Anche Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, è netto: “Dove c’è coesione, c’è meno povertà (valore aggiunto pro capite: 38mila euro vs 28mila), più imprese (5,7% di iscrizioni contro 5,3%) e maggiore propensione all’innovazione. La coesione non è solo un valore sociale, è una leva economica potente”.



Imprese che fanno scuola

Il rapporto raccoglie storie emblematiche:

Angelini Industries, che con le università ha intercettato nuovi talenti

Caravaglio e Gruppo Arena, dove accoglienza e solidarietà si trasformano in valore aziendale

ICAM e Fileni, che hanno costruito competitività grazie al supporto della finanza e alla forza della filiera

Consorzio Grana Padano, esempio di rete vincente

Dal Ben e Feralpi Group, che hanno puntato sul benessere dei dipendenti come leva di performance

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Nel tempo della frammentazione globale, la coesione d’impresa si rivela un modello vincente: non un vincolo, ma una risorsa. Le imprese italiane più innovative non sono quelle chiuse nella propria nicchia, ma quelle che sanno collaborare, creare alleanze, generare valore per tutti gli attori del territorio.

In un’epoca in cui la competitività è spesso sinonimo di solitudine, il modello coesivo dimostra il contrario: vincere insieme è possibile – e conviene.



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