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BDO _ Studio GLOBAL RISK LANDSCAPE 2025 _ Nell’attuale scenario caratterizzato da molteplici fattori di crisi, solo il 7% dei C-level adotta un approccio proattivo alla gestione del rischio


• Tra le fonti di rischio per le aziende, al primo posto (sia a livello globale che europeo) si conferma l’adeguamento ai requisiti normativi. In forte crescita le difficoltà nell’attrarre e trattenere i talenti, come evidenziato dal 28% degli intervistati (era il 12% nel 2024)

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• Quasi la metà del campione vede l’Intelligenza Artificiale come un’opportunità, ma solo il 31% ritiene che possa contribuire a identificare i rischi o a individuare e prevenire le frodi

• Per il 27% dei manager europei i maggiori rischi derivano dalle tensioni geopolitiche. Per contrastarli, si punta sul rafforzamento delle partnership con gli enti regolatori locali e su strumenti di previsione e monitoraggio del rischio

BDO, tra le principali organizzazioni internazionali di servizi professionali alle imprese, ha pubblicato i dati relativi all’indagine Global Risk Landscape 2025, svolta su un campione di 500 C-level in tutto il mondo per indagare lo sviluppo della percezione dei fattori di rischio per le aziende a livello globale.

Secondo la ricerca, l’84% degli intervistati ritiene che l’attuale scenario globale, caratterizzato da crescenti tensioni commerciali e geopolitiche, è definito dai fattori di crisi come mai prima d’ora. Nonostante questo, però, solo il 7% di essi adotta un atteggiamento “proattivo” nella gestione dei rischi (rispetto al 19% del 2024 e al 29% del 2023), preferendo un approccio più orientato al rispetto delle normative vigenti, che va però a limitare le opportunità di crescita delle organizzazioni e fa aumentare le pressioni da parte dei diversi stakeholder.

Sebbene la maggior parte degli intervistati (il 54%) affermi che vi sia pari attenzione tra attenzione al rischio e rispetto della compliance normativa, lo studio mette in luce che, mentre i Chief Executive Officer ritengono che il problema principale per le aziende riguardi il costo eccessivo per gli adeguamenti ai requisiti legislativi, i Chief Risk Officer sostengono che le maggiori problematiche derivino dalla scarsa adattabilità delle organizzazioni alle nuove fonti di rischio e al poco utilizzo delle tecnologie per il loro monitoraggio.

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Analizzando le diverse fonti di incertezza per le aziende, i rischi legati all’ambito regolatorio e al rispetto dei requisiti normativi rimangono al primo posto e sono indicati dal 35% dei C-level; in particolare, i manager intervistati si sentono particolarmente impreparati nella gestione e nell’applicazioni dei regolamenti legati alla privacy dei dati. Al secondo posto, entrambi con una quota del 28% dei rispondenti, si trovano le incertezze relative alle catene di approvvigionamento e alla capacità di attrarre e mantenere in azienda i migliori talenti. Mentre nel primo caso la percentuale si mantiene in linea con il 2024, nel secondo si è registrato un notevole aumento rispetto allo scorso anno, quando era stato indicato dal 12% degli intervistati. In particolare, le preoccupazioni legate ai dipendenti sono più sentite nei settori della salute/sanità (viene evidenziato dal 44% dei C-level), immobiliare (39%) e tecnologia/media/TLC (34%).

Tra i fattori di incertezza maggiormente citati dai manager a livello globale si trovano quindi le tensioni geopolitiche, indicate dal 25% del campione, sostenute anche dalle incertezze legate all’imposizione dei dazi commerciali e i rischi legati all’impatto ambientale delle attività umane, che salgono di quattro posizioni rispetto al 2024, raggiungendo il quinto posto con una quota del 24%.

Al sesto posto tra le maggiori fonti di rischio si piazzano gli attacchi informatici, evidenziate dal 23% dei rispondenti; a livello settoriale, le minacce informatiche sono particolarmente percepite dalle aziende che operano nei servizi professionali (41%) e nel comparto tecnologia/media/TLC (40%). Sebbene le maggiori preoccupazioni derivino ancora dalle campagne di phishing via e-mail per lanciare attacchi malware e dalle frodi su fatture o pagamenti, si registra un aumento degli attacchi di social engeneering che prendono di mira i dipendenti, con l’obiettivo di raccogliere informazioni sulle aziende per furti di proprietà intellettuali o per commettere frodi.

Il report di BDO ha messo in luce che quasi la metà degli executive intervistati (il 45%) vede l’Intelligenza Artificiale come un’opportunità e non come un potenziale rischio. Nonostante questa percezione, tuttavia, solo il 31% del campione ritiene che l’IA possa contribuire a identificare i rischi o a individuare e prevenire le frodi. Inoltre, sebbene vi sia un maggiore ottimismo tra i manager, non viene meno la valutazione dei potenziali rischi derivanti dall’utilizzo di questa tecnologia: circa il 62% degli intervistati ha affermato che l’IA potrebbe aumentare i rischi per la privacy e il 56% quelli per la sicurezza informatica.

“Dalla nostra analisi emerge chiaramente come, in un’epoca di crisi continua come quella attuale, le aziende che vogliono crescere e raggiungere i propri obiettivi devono adottare un approccio proattivo al rischio,” afferma Stefano Minini, Partner Risk & Advisory Services di BDO. “Nonostante la maggioranza degli intervistati, alla luce delle incertezze internazionali, affermi di prediligere un atteggiamento di prudenza, il 74% si dice consapevole del fatto che l’integrazione nella cultura aziendale di una mentalità in grado di riconoscere e gestire i principali rischi inizierà a spostare l’equilibrio da un’attenzione eccessiva alla pura compliance all’implementazione di strategie reali di gestione del rischio, in grado di generare maggiore valore e opportunità per le aziende.”

FOCUS SULL’EUROPA

I risk manager europei si trovano ad affrontare un contesto più che mai caratterizzato da fattori di crisi. Il conflitto in corso in Ucraina, il mutevole contesto geopolitico e le crescenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti stanno aumentando la pressione sui team di risk management nella regione.

Il 37% degli intervistati ha affermato che la principale fonte di rischio è rappresentata dalle richieste in ambito di regolamentazione, seguita dalla gestione delle catene di approvvigionamento (indicata dal 30%) e dagli attacchi informatici e dalle tensioni geopolitiche (entrambi al 27%). Per rispondere alle situazioni di conflitto internazionale, i manager europei puntano sul rafforzamento delle partnership con gli enti regolatori locali e sull’utilizzo di strumenti di previsione e monitoraggio del rischio (entrambi al 54%). Al contrario, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento è adottata solo dal 34% delle aziende.

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“All’interno di questo scenario di incertezza, le aziende europee si stanno concentrando anche sulle opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale e sul potenziale della tecnologia nella gestione dei rischi. I manager intervistati hanno individuato nel monitoraggio della compliance come l’area con maggiore probabilità di impatto dell’IA sul loro business, seguita dalla gestione della supply chain, dalle previsioni della domanda e dalla sicurezza informatica,” ha affermato Renato Marro, Partner Risk & Advisory Services di BDO. “L’Intelligenza Artificiale sta inoltre mostrando le sue potenzialità nell’identificare e nel prevenire con maggiore precisione i casi di frode. Tuttavia, solo il 30% dei C-level europei ha dichiarato di effettuare investimenti per lo sviluppo di strumenti basati sull’IA per l’identificazione delle frodi.” 



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