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L’analisi/ Criptovalute, le regole che servono


La tutela del risparmio deve rispondere a nuove sfide. Nelle recenti Considerazioni Finali del Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta è stato messo in evidenza come, a livello globale, le connessioni tra il mondo delle criptovalute – meglio criptoattività – e il sistema finanziario si stia intensificando. Ciò riguarda le “cripto”, sia quelle prive di un sottostante, come potrebbe essere l’aggancio con il dollaro, sia le “stablecoins” che mirano a mantenere stabile le valute sottostanti.

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Il fenomeno che ora inizia a profilarsi è l’utilizzo delle “cripto” pure come mezzo di pagamento, nonostante la volatilità che, nel complesso, le caratterizza. L’inadeguata conoscenza della loro formazione, fondata su di una contabilità decentrata, e conseguita con l’impiego di nuove tecnologie, l’inesistenza di un sicuro debitore e, comunque, di un debitore di ultima istanza, rendono il relativo investimento particolarmente rischioso. Non siamo in presenza di una moneta con legale potere liberatorio. In Cina è stato proibito l’uso di tali strumenti. Negli Stati Uniti invece, sotto la spinta del presidente Donald Trump che, a suo tempo, dichiarò di voler fare dell’Unione americana la capitale mondiale delle “criptovalute” mentre a lui e a suoi familiari veniva ricondotta l’emissione “privata” di queste attività, il Senato ha approvato una regolamentazione delle attività in questione, tuttavia ancora inadeguata, ma che ha lo scopo, non tanto recondito, di legittimarne l’esistenza. Un altro scopo è quello di ritenere, illusoriamente però, di contribuire a risolvere i problemi del debito pubblico con questi asset . Anche la disciplina introdotta dall’Unione , con il Regolamento con acronimo Micar, non è ancora organica, rappresentando solo un primo importante passo avanti. È comunque doveroso che il risparmiatore – investitore conosca i rischi che affronta per la volatilità delle “quotazioni” e per la complessità tecnico – giuridica delle predette attività. Non è immaginabile, però, che si torni, in questo caso, al “caveat emptor”; è l’investitore che si deve tutelare, ma neppure è pensabile che sia lo Stato a dover ristorare eventuali perdite. Ciò, naturalmente, richiede che sia svolta un’ampia informazione, che sussista una puntuale messa in guardia e che, non per ultimo, vigano regole adeguate. Queste, però, poiché si agisce nell’infosfera, non possono, innanzitutto, non fondarsi su accordi internazionali, sulla cooperazione , prevenendo forme di competizione al ribasso, quindi basarsi sul seguito che sono le norme di una determinata area (l’Unione) e a livello nazionale, coerenti con le intese internazionali.

Il presidente della Consob Paolo Savona, nella Relazione al mercato tenuta il 20 giugno, ha messo in evidenza come la diffusione dei predetti strumenti finanziari possa, unendosi ai fenomeni di crisi che investono il mondo, a cominciare dai conflitti bellici in corso, determinare condizioni di difficoltà propedeutiche a crisi finanziarie che evochino quelle dei “subprime” del 2007-2008: insomma, una condizione delle “cripto” che ricorda quella dei derivati la cui esplosione causò, partendo da specifiche condizioni bancarie, una crisi finanziaria globale, poi la crisi dei debiti pubblici in Europa, quindi quella di singole banche, dunque, con i gravi problemi per la clientela, famiglie e imprese.

Occorre un’azione di prevenzione finché sia possibile, agendo su tre poli, la regolamentazione e i controlli, nei termini di cui si è detto – anche con riferimento all’impiego delle “cripto” per finalità illecite come evasione fiscale, riciclaggio, finanziamento del terrorismo – la trasparenza e l’informazione in una con lo sviluppo dell’educazione finanziaria, la creazione e la messa in circolazione dell’euro digitale, come risposta sul piano della sicurezza, del potere liberatorio in quanto moneta a corso legale, dell’inclusione. Poi, però, andrebbe colta questa occasione per rivedere, a livello europeo, l’architettura istituzionale delle funzioni monetarie, dei pagamenti, della Vigilanza bancaria e finanziaria. Insomma, la moneta virtuale come risposta alle “cripto” per tutto quello che queste ultime non hanno e non possono avere, ma anche come riorganizzazione della funzione monetaria e di controllo a ottanta anni circa da Bretton Woods , quando si definì l’assetto monetario internazionale che, progressivamente, è stato poi modificato, tanto da sentir parlare frequentemente dell’esigenza di una nuova Bretton Woods.

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Una generale revisione normativa nell’Unione in materia bancaria e finanziaria è necessaria e questa ora prospettata ne è la migliore occasione, anche con riferimento alla possibile entrata in campo dei colossi del “fintech” con quel che si potrebbe determinare in tema di concorrenza e di mercati. Agli scogli da affrontare in questa fase – dai dazi americani alle conseguenze delle guerre in corso e alle possibili gravi difficoltà riguardanti particolari beni, si pensi al petrolio e oggi allo Stretto di Hormuz mentre si intensifica la guerra Israele – Iran – se si aggiungesse quello che Savona ha chiamato il movimento della faglia del “cripto”, i problemi si ingigantirebbero. Ecco perché occorre agire tempestivamente partendo dalla cooperazione internazionale. Vale il brocardo latino: “Principiis obsta”, occorre reagire subito perché non si possa dire che il farmaco è stato assunto in ritardo.

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