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Piano Mattei, vertice Italia-Ue per attrarre investimenti privati


Questa mattina, a Villa Doria Pamphilj, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, co-presiederà con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, The Mattei plan for Africa and the global gateway. Un vertice teso a rafforzare le sinergie tra il Piano Mattei e la strategia di investimento europea del Global gateway, che prevede la firma di numerosi accordi finanziari del valore di centinaia di milioni di euro attraverso l’utilizzo di fondi per lo sviluppo, per attirare investimenti privati nelle infrastrutture del Sud globale.

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IN UN’INTERVISTA rilasciata il 6 giugno, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, aveva affermato che il Mase partecipa al Piano Mattei «utilizzando il percorso di fornitura del gas o di vegetali ai fini della produzione di biocarburanti», dimenticando che l’accaparramento delle risorse naturali, idrocarburi in primis, è alla base di quei rapporti predatori e non paritari che il Piano vorrebbe superare.

Per quanto la sicurezza energetica dell’Italia sia tra gli obiettivi del Piano Mattei, tra questi c’è anche quello di supportare misure per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, motivo per cui una quota rilevante dei fondi afferisce al Fondo italiano per il clima (Fic). Pichetto Fratin ha lasciato perĂ² intendere che il Piano Mattei puĂ² contemplare anche progetti fossili, ad esempio quelli di Eni in Mozambico. Se ciĂ² fosse vero, non si tratterebbe solo di una contraddizione in termini, ma anche dell’ennesimo dirottamento massiccio di fondi pubblici verso un’azienda dagli utili miliardari per opere dai dubbi benefici per la collettivitĂ .

UN ALTRO PROGETTO energetico cardine sia del Piano Mattei che del Global gateway è il SouthH2Corridor: un’opera di 3.300 chilometri per il trasporto di idrogeno verde prodotto in Nord Africa e con destinazione finale la Germania. Un progetto multi-miliardario per cui i governi di Austria, Germania, Tunisia e Algeria stanno negoziando un accordo con il governo Meloni in totale segretezza e su cui pendono molti interrogativi. In primis, sui vantaggi per le società coinvolte, tra cui l’italiana Snam (capofila), ma anche in merito alle clausole di garanzia del rispetto dei diritti umani in Tunisia e Algeria, nonché al peso in termini di debito pubblico per questi due paesi.

IL PIANO MATTEI sembra inoltre voler ricorrere alle operazioni di Push Strategy della stessa Sace. Nonostante molte siano già state finalizzate, finora non c’è stato alcun ritorno certo per l’economia italiana. Tra queste operazioni dovrebbe rientrare anche il Corridoio di Lobito, un’infrastruttura per l’export di minerali estratti in Zambia e nella Repubblica democratica del Congo, strategici per la transizione energetica europea. In caso di una scarsa vigilanza economica, sociale e ambientale di Sace, il rischio che diventi l’ennesima zona di sacrificio è molto alto.

TRA I PROGETTI che hanno già beneficiato dei fondi destinati al Piano Mattei tramite il Fic, c’è quello di Eni per la produzione di biocarburanti in Kenya, sostenuto anche con finanziamenti dell’International finance corporation. Diversamente da quanto dichiara l’azienda, le colture sembrano aver subito danni dovuti alla scarsa qualità dei semi e alla tardiva distribuzione degli stessi rispetto alla stagione della semina. Gli agricoltori, spesso lasciati a loro stessi, hanno visto crollare le rendite dei loro terreni. Nonostante il cane a sei zampe prometta miglioramenti, i fatti sul campo evidenziano un modello poco sostenibile, che rischia di compromettere il tessuto economico locale.

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Beneficiando di fondi pubblici, le aziende possono abbattere il rischio di impresa degli investimenti all’estero come quello legato al cambiamento delle condizioni politiche nei paesi destinatari del progetto o quello della mancata profittabilità per porzioni di business dalla dubbia efficacia, quindi forzando la nascita di un mercato grazie all’iniezione di soldi pubblici. Se le cose vanno bene, gli utili sono saldamente privatizzati. Se le cose vanno male, le perdite sono socializzate. Un destino che rischia di accomunare sia le cittadine e i cittadini italiani che quelli di vari paesi del Continente africano.

*ReCommon



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