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Guerre e costi energetici rallentano la crescita delle imprese reatine


RIETI – Le tensioni geopolitiche e l’aumento dei costi delle materie prime frenano l’economia reatina. Nel 2024 le aziende che hanno registrato una contrazione di fatturato sono in numero superiore a quelle in crescita. A subire una contrazione sono in particolare quelle manifatturiere, con tante imprese costrette al ricorso dalla Cassa integrazione guadagni per carenza di commesse per 531mila ore a livello provinciale. Una flessione si registra anche sulle esportazioni con un saldo negativo di -2,7%. È quanto emerge dall’annuale indagine congiunturale di Federlazio Rieti, condotta su un campione di 500 piccole e medie imprese. 

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Tra i fattori che hanno prodotto impatti giudicati molto o abbastanza negativi si segnalano l’aumento dei prezzi di energia e gas (53,8%). Ritardi nei pagamenti da clienti privati (47,7%). Poi, inflazione in crescita (46,7%) e incremento dei costi di materie prime e semilavorati (45,3%). A mostrare dinamiche positive è invece il settore dei servizi, così come il settore delle commesse pubbliche, che grazie al Pnrr, resta un motore trainante per l’economia reatina. Tuttavia, un terzo delle imprese ha evidenziato la cronica difficoltà nel reperire manodopera qualificata. In calo il numero delle aziende che nel corso del 2024 hanno fatto investimenti: solo il 39,1% delle imprese intervistate ha dichiarato di aver fatto nuovi investimenti, puntando soprattutto su formazione, marketing e sviluppo di nuovi prodotti. 

Le maggiori preoccupazioni per il futuro riguardano la riduzione dei consumi (35%), i costi energetici (32,1%) e l’accesso al credito e i tassi di interesse (29,2%). Oltre a queste preoccupazioni il 22,6% degli imprenditori segnala tensioni legate ai dazi Usa. Positive comunque le previsioni occupazionali per il 2025, dove è molto diffusa l’aspettativa di stabilità per l‘80% del campione intervistato, anche se vi è un 10% che prevede un aumento del personale. Il dato è incoraggiante è che non vi sono imprese che prevedono una riduzione di personale. «Dall’analisi dei dati – afferma il presidente Alberto Cavallari – è evidente che, nonostante le forti incertezze legate al complesso quadro geopolitico internazionale e alle conseguenti tensioni commerciali, nel 2024 le imprese hanno resistito e si mostrano fiduciose per l’anno in corso. Le piccole e medie imprese della nostra provincia hanno dimostrato grande capacità di adattamento, riuscendo a sostenere l’occupazione, pur in un contesto economico tutt’altro che semplice. Resta però il peso degli aumenti nei costi delle materie prime e dell’energia, che hanno inciso negativamente su quasi la metà delle aziende». 

Il presidente di Federlazio torna infine sui capannoni industriali abbandonati e lancia un nuovo appello alle istituzioni. «A livello locale – conclude – la politica deve mostrare coraggio e passare dalle parole ai fatti. È necessario accelerare quanto più possibile il rilancio di quella parte del Consorzio industriale del Lazio che insiste nei comuni di Rieti, Cittaducale e Borgorose, ponendo in essere azioni finalizzate ad attrarre imprese, prima fra tutte l’acquisizione di capannoni dismessi e non più utilizzati. Senza un’azione concreta e coordinata, il rischio è un indebolimento strutturale del tessuto economico e sociale del nostro territorio».

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