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Carra: “Ponte Acquanegra, no ristori: inaccettabile”.Cappellari:”Regione vicina, burocrazia paralizza tutto”


ACQUANEGRA – Per ora niente ristori per le imprese danneggiate dalla chiusura del ponte sull’Oglio tra Acquanegra e Calvatone. Si accende la protesta dei consiglieri del Pd: i dem contestano la risposta ricevuta da Regione alla loro interrogazione in merito. La Direzione Generale Sviluppo Economico, infatti, ha rinviato ad ulteriori accertamenti l’attivazione di eventuali aiuti, per la difficoltà di quantificare gli effettivi danni.

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“Per quanto di competenza della Direzione generale Sviluppo economico, si comunica che l’Ufficio territoriale regionale Val Padana, a seguito di proprie verifiche tecniche, ha inviato i dati sulle imprese del territorio interessato dalla chiusura del Ponte sull’Oglio – si legge nella risposta pervenuta ai dem -. Sulla base di quanto trasmesso, è stato verificato, anche in relazione alla localizzazione delle imprese e alla composizione per tipologia di attività nei singoli comuni coinvolti, che è difficile individuare un gruppo di imprese direttamente colpite dalla chiusura del ponte e quantificarne il danno. Pertanto, al momento, non è possibile mettere in campo strumenti e misure di sostegno specifici a favore delle imprese del territorio”.

“Avevamo chiesto anche ai colleghi di centrodestra che siedono in maggioranza, di sottoscrivere le nostre richieste, ma non abbiamo avuto risposta – spiega il consigliere regionale dem Marco Carra -. Peccato: le difficoltà dei territori non dovrebbero essere di parte. Torniamo a ribadire ai colleghi, anche in questa occasione, la necessità di farsi sentire e sostenere le richieste del territorio”.

“In merito alla risposta ricevuta, la riteniamo assolutamente inaccettabile. Quantificare quante e quali sono, ma anche che danni possano riportare le attività economiche di quella zona non è né complesso, né impossibile. Tant’è che una procedura per una situazione analoga era stata fatta in relazione alla chiusura del ponte di Casalmaggiore. Nel caso specifico, si tratta tra l’altro di due piccole realtà, per le quali basterebbe sentire e coinvolgere i due Comuni interessati dalla chiusura del ponte, a partire da Calvatone che, insieme alle due Province, ha chiesto conto di questo alla Regione senza avere a oggi alcuna risposta”.

“La chiusura del ponte sta creando difficoltà vere alle aziende e alle attività economiche dei due paesi, e non solo, collegati dal ponte – conclude Carra -. Regione non può lavarsene le mani. E non può rispondere che la procedura per quantificare i rimborsi è complessa. Parliamo di persone e famiglie che stanno vivendo oggettive difficoltà. Insistiamo nel chiedere pubblicamente alla Giunta regionale di non lasciare sole le comunità di Calvatone e Acquanegra sul Chiese e di coinvolgere le due amministrazioni e le due Province”.

CAPPELLARI (LEGA): “POLEMICA STRUMENTALE. REGIONE VICINA AL TERRITORIO, MA SERVE RIFLESSIONE SU TEMPI BUROCRAZIA”

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“Siamo ben consapevoli del disagio che la chiusura del ponte sull’Oglio sta causando ai cittadini e alle imprese dei Comuni di Calvatone e Acquanegra sul Chiese. Proprio per questo Regione Lombardia, pur non avendo competenza diretta sull’opera, ha scelto responsabilmente di intervenire, stanziando risorse proprie per contribuire alla realizzazione della nuova infrastruttura”, sottolinea il consigliere della Lega Alessandra Cappellari.

“Dispiace constatare, ancora una volta, come il Partito Democratico scelga di utilizzare in maniera strumentale le difficoltà di un territorio per propaganda elettorale, evidenziando solo ciò che fa comodo e omettendo volutamente di spiegare ai cittadini la realtà delle cose: Regione Lombardia ha stanziato risorse proprie su un’infrastruttura che non è di sua competenza, e l’Assessorato allo Sviluppo Economico si è mosso sulla base di dati oggettivi trasmessi dall’UTR. Non si può invocare l’intervento regionale a prescindere da ogni analisi tecnica, solo per fare sterile polemica”.

“Vorrei evidenziare come la burocrazia abbia un ruolo del tutto preponderante in questa vicenda: basti pensare che ci è voluto un anno per ottenere il via libera della Soprintendenza alla parziale demolizione dell’infrastruttura esistente. È su questi aspetti che sarebbe necessaria una seria riflessione a livello nazionale: in situazioni di emergenza come questa, non possiamo permetterci che la burocrazia paralizzi le risposte da dare ai territori”.





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