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Traccia su Anni Trenta e New Deal alla prima prova su Maturità 2025. Lo svolgimento


Gli anni Trenta e il New Deal sulla base di un testo di Piers Brendon tratto da “Gli anni trenta. Il decennio che sconvolse il mondo” (Carocci editore, 2005) è una delle traccie della prima prova della Maturità 2025.

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Come volgere correttamente il tema? La traccia indica agli studenti che la sceglieranno di sintetizzare il contenuto, argomentare e offrire le proprie riflessioni a riguardo.

Svolgimento prima prova Maturità 20025 su anni Trenta e New Deal

Come incipit del proprio scritto sarebbe interessante e utile sottolineare come gli anni Trenta abbiano rappresentato un decennio di profonde trasformazioni, contraddizioni e risposte coraggiose a una crisi economica e sociale senza precedenti.

Come sottolinea Piers Brendon nel suo saggio “Gli anni trenta, il decennio che sconvolse il mondo”, fu un periodo segnato da drammi collettivi, ma anche da tentativi innovativi di riscatto e ricostruzione. Tra tutte le reazioni messe in campo nel mondo occidentale, il New Deal promosso da Franklin Delano Roosevelt negli Stati Uniti rappresenta uno degli esempi più significativi di risposta politica e sociale alla grande crisi del 1929.

Tutto è iniziato con il crollo di Wall Street nel 1929, considerato il punto di partenza di una spirale negativa che mise in ginocchio l’economia non solo statunitense ma anche globale. La disoccupazione raggiunse livelli drammatici, milioni di famiglie si trovarono improvvisamente senza reddito, le fabbriche chiudevano, le banche fallivano, le persone si suicidavano. Addio al famoso “sogno americano”, che fino a pochi anni prima sembrava irraggiungibile per molti, e benvenuto incubo.

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Cosa prevedeva il New Deal di Roosevelt

Ed è proprio in questo contesto che si inserisce l’azione del presidente Roosevelt, eletto nel 1932. Il suo programma, noto come “New Deal”, mirava a risollevare l’economia americana attraverso un intervento attivo dello Stato, rompendo con la tradizionale visione liberista che aveva dominato la scena economica fino a quel momento. Roosevelt introdusse una serie di riforme che andavano dalla creazione di posti di lavoro tramite opere pubbliche, al sostegno diretto ai disoccupati, fino alla regolamentazione del sistema bancario e finanziario.

Con l’Emergency Banking Act (1933), approvati pochi giorni dopo l’insediamento di Roosevelt, si prevedeva la chiusura temporanea di tutte le banche (“bank holiday”) per bloccare la fuga dei depositi e si consentiva al governo federale di ispezionare le banche e riaprire solo quelle solide. L’effetto fu immediato: quando le banche riaprirono, la fiducia tornò e i cittadini ricominciarono a depositare i soldi anziché ritirarli.

Ma una delle riforme più importanti e durature del New Deal è il Glass-Steagall Act (1933), che separò nettamente le banche commerciali dalle banche di investimento, per evitare conflitti di interesse e comportamenti speculativi. Istituiva la FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation), che garantiva i depositi bancari fino a una certa somma, proteggendo i risparmi dei cittadini, e imponeva limiti alle attività speculative delle banche con i soldi dei clienti.

Questa separazione durò fino al 1999, quando venne abolita con il Gramm-Leach-Bliley Act – una scelta ancora oggi molto dibattuta, soprattutto dopo la crisi finanziaria del 2008).

Com il Securities Act (1933) e Securities Exchange Act (1934) gli Stati Uniti regolamentarono il mercato azionario e le attività delle società quotate, obbligando le aziende a fornire informazioni veritiere e trasparenti ai potenziali investitori, vietando la manipolazione del mercato e la diffusione di informazioni false o fuorvianti.

Nel 1934 fu creata la SEC (Securities and Exchange Commission), un ente di vigilanza sui mercati finanziari, con poteri di controllo e sanzione, la corrispondente statunitense della nostra Consob.

Ma il New Deal non fu solo un insieme di misure economiche: fu una visione politica e culturale nuova, che ridefinì il ruolo dello Stato nella società. Per la prima volta, milioni di americani sentirono che il governo era dalla loro parte, disposto a intervenire concretamente per migliorare le loro condizioni di vita. Anche se non risolse del tutto la crisi – la piena ripresa arriverà solo con la mobilitazione bellica durante la Seconda Guerra Mondiale – il New Deal lasciò un segno profondo nella storia americana e divenne un punto di riferimento per molte democrazie occidentali.

Riflessioni sugli anni ’30 e New Deal

Ciò che colpisce maggiormente, riflettendo su questo periodo, è la capacità di trasformare una crisi in un’opportunità di cambiamento. Mentre in Europa prendevano piede regimi totalitari che offrivano risposte autoritarie alla crisi – basti pensare al nazismo in Germania e al fascismo in Italia – gli Stati Uniti tentarono una strada diversa, basata sulla democrazia, sul dialogo con i cittadini, sulla solidarietà. Questo confronto è illuminante: mostra come, di fronte agli stessi problemi, le società possano scegliere strade opposte.

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Nel leggere il testo di Brendon e nel riflettere su quegli anni così drammatici, ci si può chiedere cosa possiamo imparare oggi da quel decennio. Viviamo anche noi in un’epoca complessa, segnata da crisi economiche, pandemie, guerre e sfide ambientali. Forse il messaggio più forte del New Deal è proprio questo: anche nei momenti più bui, è possibile immaginare un futuro diverso, se si ha il coraggio di agire con responsabilità e visione. Lo Stato non può essere un semplice spettatore del mercato, ma deve essere un protagonista nella costruzione di una società più giusta.

In conclusione, gli anni Trenta furono un decennio che sconvolse il mondo, come recita il titolo del libro di Brendon, ma furono anche un tempo in cui si gettarono i semi di un nuovo modo di pensare la politica, l’economia e la società. Il New Deal ne è l’esempio più emblematico: una risposta democratica, solidale e innovativa a una crisi devastante. Un modello da studiare, da criticare, ma soprattutto da ricordare.



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