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Messina, Commercio al Collasso: tra Promesse Infrante e una Città Ostaggio dei Cantieri


Le saracinesche continuano ad abbassarsi, segnando la resa di un’altra attività commerciale nel cuore di Messina. Una crisi, quella del commercio, che parte da lontano, figlia di una tendenza nazionale ormai endemica, ma che qui, nello Stretto, assume i contorni di un dramma aggravato da scelte urbanistiche miopi e da una politica di annunci a cui non seguono mai i fatti. Mentre l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Federico Basile si autocelebra, i commercianti annegano tra i ritardi dei cantieri, la mancanza di liquidità e la sensazione di essere stati abbandonati.

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La Città Cantiere e le Scelte Sbagliate

Camminare per Messina oggi significa fare uno slalom tra transenne, scavi e disagi. Il Viale San Martino, un tempo arteria pulsante dello shopping cittadino, è oggi un cantiere a cielo aperto sulla cui chiusura e termine non v’è certezza, simbolo di una riqualificazione che procede a singhiozzo, ben oltre i tempi previsti, strangolando le attività residue. Ma non è l’unico caso. La città è disseminata di lavori in corso, piste ciclabili inopportune e quasi deserte che hanno sottratto spazi vitali, e parcheggi spuntati come funghi anche in zone dove non se ne sentiva il bisogno.

Il paradosso raggiunge il suo apice con la vicenda del parcheggio multipiano di Via La Farina. Quella che doveva essere una struttura strategica ed essenziale da sette piani per servire il centro città, nell’area cosiddetta “Fosso”, si è trasformata nell’ennesima promessa mancata. Ora si scopre che il progetto è stato declassato a una modesta struttura mobile con la previsione di soli altri due piani, una soluzione che sa di precario e che solleva dubbi persino sulla sicurezza, lasciando irrisolto uno dei problemi più sentiti da cittadini e commercianti.

Gli Aiuti Annunciati e Mai Arrivati

Di fronte a questa agonia, l’amministrazione Basile, messa alle strette e dopo aver finalmente riconosciuto uno stato di crisi per lungo tempo negato, ha risposto con la sua arma prediletta: gli annunci. Si è parlato di un ambizioso piano da 25 milioni di euro per il quadriennio 2025-2028, con “ristori spalmati a tutto il sistema”. Sul tavolo erano state messe misure concrete e attese: una riduzione del 15% sulla TARI, la gratuità del servizio idrico, parcheggi di interscambio gratuiti e un fondo perduto da 50.000 euro per le nuove imprese. Parole che, per chi deve pagare fornitori e affitti, sono suonate come musica. Una musica, però, che non si è mai tradotta in uno spartito vero. Ad oggi, di quei fondi e di quegli sgravi non c’è traccia concreta.

La beffa, secondo molti, è che mentre si negano aiuti vitali alle imprese, ingenti risorse comunali destinate originariamente al fondo aiuti ai commercianti, sono state dirottate per finanziare un’intensa programmazione di concerti ed eventi. Una strategia, sostenuta con forza dall’amministrazione, con l’assessore Finocchiaro in testa, basata sulla convinzione che i grandi nomi sul palco possano, da soli, rimettere in moto l’economia. Una visione condivisa dall’assessore al Turismo Enzo Caruso, che continua a credere nel potenziale salvifico di un crocierismo “mordi e fuggi”, i cui benefici reali per il tessuto commerciale locale restano tutti da dimostrare.

La Difesa Surreale dell’Assessore Finocchiaro

L’apice dello scollamento tra Palazzo Zanca e la città reale è stato raggiunto durante la seduta di ieri della terza commissione consiliare, presieduta da Emilia Rotondo. Messo di fronte alle proteste e alle esigenze del commercio messinese, l’assessore alle Attività Produttive Massimo Finocchiaro ha inscenato una difesa d’ufficio irreale e che sa della solita retorica pro amministrazione a tutti i costi, senza offrire alcuna risposta concreta né un briciolo di solidarietà ai commercianti.

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“Oggi si è manifestato un paradosso”, ha esordito Finocchiaro, tentando di trasformare i disagi attuali in un male necessario per un futuro radioso. Un argomento che suona stridente nei confronti di chi rischia il fallimento oggi, non tra dieci anni. L’assessore ha poi tirato in ballo la scusante tutta da verificare dei “sottoservizi di cui nessuno sapeva niente” per giustificare i ritardi dei lavori che hanno paralizzato il viale San Martino, il cuore commerciale di Messina che si sta arrestando.

Ma è sulla crisi che Finocchiaro ha dato il meglio di sé: “La crisi è conclamata da tempo e oggi emergono queste maggiori criticità perché i nodi vengono al pettine”. E ancora, con una punta di autocompiacimento: “L’amministrazione che fino a qualche anno fa doveva chiedere aiuto perché era in un mare di guai, oggi grazie al virtuosismo realizzato è nelle condizioni di aiutare. Eravamo combinati peggio dei commercianti”. Dichiarazioni che suonano come un’autoassoluzione, un modo per dire che, se l’amministrazione si è salvata da sola, possono farlo anche gli altri. Ipotesi, proposte concrete? Nulla.

Mentre si parla di ponti, di virtuosismi contabili e di futuri investimenti, il presente di Messina muore. I commercianti non chiedono la luna, ma solo l’ossigeno promesso per sopravvivere. Ossigeno che, a quanto pare, è stato usato per gonfiare i palloncini di una festa continua, da cui loro, i commercianti, sono gli unici esclusi.

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