“È corsa al biometano, bio solo di nome e non sostenibile per i costi di produzione” se non con incentivi (110 euro/MWH) e contributi Pnrr (40% a fondo perduto) che dal 28 l’Italia deve restituire. “Ciò rende remunerativa un’attività industriale anche senza reali ricavi, essendo questa la fonte energetica a più basso rapporto energia prodotta/energia per produrla” (G.Tamino UniPadova). La cogenza di rifornire gli impianti h 24 incentiva poi il turismo dei rifiuti organici e il proliferare di allevamenti intensivi che aggirano così la norma che limita lo smaltimento di reflui su campo (F. Bellettato Italia Nostra). Il biometano non è neppure economia circolare poichè necessita di combustione per produrre energia ed è molto impattante su salute e ambiente.
L’Associazione medici per l’ambiente definisce tali impianti “sorgenti addizionali di inquinanti climalteranti spesso non ancora normati, il cui impatto non è valutato negli iter autorizzativi benchè siano noti i rischi per la salute”. Sono “particolato, PTS, gas serra, ammine, SO2, ozono,COD, CH4, aerosol di batteri antibioticoresistenti, funghi, tossine, formaldeide, VOCs, sostanze anche mutageno-cancerogene che impongono il costante monitoraggio sanitario di addetti e residenti” (Position Paper Isde 25). Studi cinesi (20) attestano i rischi cancerogeni legati alle emissioni di VOCs. Gli impianti rilasciano ossidi di azoto equantità non prevedibili di NH3, tra i principali precursori del PM2,5, particolato per cui non è data una soglia minima che non produca effetti sanitari. E’ assodato poi che ogni aumento di 10μg/m3 nella concentrazione atmosferica di ozono provochi incrementi significativi della mortalità giornaliera per tutte le cause, respiratorie e cardiovascolari incluse (studio APHEA 2). Un altro studio (UniPadova 24) ha calcolato che gli impianti presenti sul territorio italiano generano ogni anno, a livello europeo, la perdita di 2661 anni di vita e incrementi significativi della mortalità in bambini sotto i 10 anni sono stati descritti per concentrazioni di PTS superiori a 100 μg/m3.
I sindaci che dicono sì agli impianti, certo forieri di introiti di bilancio, e quelli dei comuni a latere che tacciono (i confini fermano gli inquinanti?) disattendono il loro primo mandato, tutelare la salute pubblica, e il ‘Principio di precauzione’, dal 94 norma UE. Giova salvare conti, garantire scuole e medico se poi qui si muore come altrove non si muore di leucemie, tumori, malattie respiratorie e cardiache, come attesta il noto studio del dr. Ricci, patologie correlate ai veleni che si sceglie di sparare h24 nei cieli cremonesi e casalaschi, una provincia che è maglia nera europea per morti precoci da inquinanti e prima in Italia con 155 impianti di biogas/metano? Il cittadino paga tre volte, con i soldi degli incentivi, con le tasse per smaltire i rifiuti, con la salute. Ma nessun mandato è una dele-ga in bianco.
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