CREMONA – Non stanno con le mani in mano: sono ingegneri. Marco Carabelli incarna lo spirito della voglia di una generazione di mettersi all’opera e di mettersi al servizio della città in cui, anche se da studente fuori sede, si ritrova a vivere. Così all’interno dell’associazione CrES che unisce gli studenti del Politecnico di Milano è nato il progetto SIT, ovvero Studenti per l’Innovazione del Territorio. Poche parole e un obiettivo chiaro: mettersi al servizio delle aziende e offrire le proprie competenze. Sorride Carabelli ma lo sguardo è di quelli che la sanno lunga e la cui determinazione è forte e difficile da fiaccare. L’iniziativa scaturisce dal bisogno di sentirsi utili, di far sentire la propria voce, di dire: noi ci siamo e siamo disponibili a contribuire alla vita del territorio.
«Tutto nasce da una considerazione: dopo la laurea triennale la maggior parte degli studenti proseguono in magistrale, percorsi di ingegneria gestionale e informatica, presenti solo a Milano e non al polo di Cremona, finendo dopo la laurea magistrale a lavorare nel contesto milanese e senza la possibilità di arricchire il territorio che li ha formati e ha investito su di loro — spiega Carabelli —. Questi progetti mirano a trattenere le competenze formate, con opportunità di tradurre molte delle nozioni teoriche imparate nelle lezioni universitarie in pratica e in lavoro. Da qui l’idea di cercare un contatto tra studenti e aziende e sviluppare progetti specifici benefici a entrambi i contesti. L’obiettivo è quello di far dialogare il tessuto imprenditoriale del territorio e della città che ci ospita con quanto noi impariamo nel nostro percorso di formazione».
Questa necessità è nata dal basso, attraverso l’associazione studentesca CrES e il grande network degli studenti presenti. «Attualmente abbiamo due progetti in fase di sviluppo: uno centrato sull’analisi dell’impatto che i prodotti hanno sulla sostenibilità e come sfruttare gli scarti produttivi per aziende nel settore della cosmesi; l’altro riguarda l’analisi dei vari software che vengono usati per calcolare e valutare il Life Cycle Assessment — prosegue Carabelli —. Questi due progetti sono molto incentrati su dinamiche di sostenibilità, ma i punti fondamentali del nostro lavoro sono innovazione e territorio, principi applicati a ogni sfida che ci viene proposta e su cui possiamo contribuire con un valore aggiunto. In questi due progetti extracurriculari sono stati coinvolti sei studenti, si tratta di una fase iniziale, che speriamo di poter ampliare a molti più studenti con competenze e percorsi diversi, così da poter accrescere la varietà di progetti su cui possiamo lasciare un segno».
Il messaggio che arriva dai futuri ingegneri è chiaro: non fatevi sfuggire il capitale umano che per esigenze formative vive il territorio e che per il tessuto produttivo potrebbe essere una risorsa da far crescere, parallelamente all’itinerario formativo. Nell’ottica di Cremona città universitaria le idee dell’associazione CrES entrano nel concreto, cercano un reale rapporto con le aziende e il tessuto produttivo cremonese nella consapevolezza che il capitale umano dei giovani ingegneri possa essere una risorsa.
«L’idea è quella di costruire su ogni progetto piccole task force che sappiano agire in gruppo e fare esperienza di lavoro insieme – conclude Carabelli -. Credo che le potenzialità di Cremona, lo dico avendo vissuto in altre regioni e all’estero, siano notevoli; bisogna attivarsi e con questa idea di metterci al servizio del territorio noi studenti del Politecnico di Milano vogliamo fare la nostra parte. Noi ci mettiamo in gioco, sta ora a tutte le realtà del territorio capire quanto investire sul mondo universitario, e su sé stessi nel lungo periodo. Sono le opportunità, che definiscono i percorsi professionali, e noi vogliamo costruirne tante». La possibilità di fare di Cremona una città universitaria nasce anche e soprattutto da questa necessità di coinvolgimento reale e concreto di chi sceglie la città del Torrazzo come luogo per formare la propria professionalità.
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