Rispetto alla media mondiale che si attesta al 61%, in Italia, il 73% degli amministratori delegati utilizza già agenti AI. Ad affermarlo è un recente studio globale dell’IBM Institute for Business Value, condotto tra febbraio e aprile 2025 in collaborazione con Oxford Economics.
La ricerca, che ha coinvolto 2.000 CEO di 33 Paesi e 24 settori, evidenzia come l’intelligenza artificiale sia ormai una leva imprescindibile per la competitività, con aspettative di investimenti raddoppiati entro il 2027 e una crescente attenzione all’efficienza, alla produttività e alla gestione dei dati aziendali.
Il report sottolinea come il 68% degli amministratori delegati a livello globale consideri fondamentale un’architettura dati integrata per favorire la collaborazione tra funzioni aziendali, mentre in Italia il dato è leggermente più basso ma comunque rilevante, con il 66% dei CEO che vede nei dati la chiave per sbloccare il valore dell’AI generativa.
Tuttavia, la ricerca evidenzia anche alcune criticità: circa la metà degli intervistati ha ammesso che l’adozione rapida e massiccia di tecnologie AI ha portato a una frammentazione e disomogeneità tecnologica nelle proprie organizzazioni. Un dato che indica la necessità di una strategia più coordinata e di investimenti mirati per creare un ecosistema dati efficiente e integrato.
La visione dei leader italiani sull’intelligenza artificiale
L’adozione dell’intelligenza artificiale, secondo Gary Cohn, vicepresidente di IBM, rappresenta un’opportunità per i CEO coraggiosi che vogliono trasformare i rischi in vantaggi competitivi, specialmente in un contesto di mercato incerto come quello attuale. La sfida principale per i leader aziendali è bilanciare la pressione del ritorno sull’investimento (ROI) a breve termine con quella degli investimenti in innovazione a lungo termine. In Italia, solo il 25% delle iniziative AI ha finora prodotto il ROI atteso, e appena il 16% ha avuto un impatto sull’intera organizzazione. Per accelerare i risultati, il 70% dei CEO italiani punta su casi d’uso AI guidati da metriche di ROI, con il 61% che dispone di strumenti specifici per misurare efficacemente i risultati in innovazione.
Un altro dato significativo riguarda il valore che le aziende italiane stanno ricavando dall’AI generativa: il 59% degli intervistati conferma che oltre alla riduzione dei costi, questa tecnologia sta portando benefici concreti. Nonostante ciò, il 64% riconosce che la paura di rimanere indietro spinge a investire in tecnologie prima di averne compreso appieno il valore. Solo il 37% dei CEO italiani preferisce un approccio rapido, anche a rischio di errori, rispetto a un’adozione più cauta e ponderata. Guardando al futuro, entro il 2027 l’85% degli amministratori delegati prevede che gli investimenti in AI porteranno un ROI positivo, mentre il 77% si aspetta una crescita significativa e un’espansione su larga scala grazie all’AI.
Formazione e nuovi ruoli: come cambierà il mercato del lavoro con l’AI
Il successo delle organizzazioni italiane sembra infine dipendere sempre più dalla capacità di attrarre e trattenere leader con competenze strategiche e decisionali in ambito AI. Un terzo della forza lavoro richiederà formazione o riqualificazione nei prossimi tre anni e il 71% delle aziende italiane intende utilizzare l’automazione per colmare le lacune di competenze.
Inoltre, quasi la metà delle imprese sta assumendo nuovi ruoli legati all’intelligenza artificiale, posizioni che fino a un anno fa non esistevano.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link