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Da Praga magica a Silicon Valley




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Mentre molti media internazionali oggi celebrano la Polonia come il nuovo miracolo economico europeo, dalle fucine della rivoluzione digitale emerge un’altra protagonista a sorpresa, ugualmente collocata nel cuore dell’Europa centrale: la Repubblica Ceca. Non è più solo la terra di birrifici, castelli gotici e industrie meccaniche, ma un laboratorio creativo e iperconnesso, in cui l’innovazione tecnologica ha preso piede con una forza e una velocità sorprendenti. A testimoniarlo, un investimento record: lo scorso anno, la multinazionale americana ON Semiconductor ha annunciato un ampliamento da due miliardi di dollari del suo stabilimento di Roznov pod Radhostem, segnando il più grande investimento estero diretto nella storia del Paese. Una sfida vinta contro Stati Uniti e Corea del Sud, grazie alla qualità del capitale umano ceco, alla cooperazione universitaria e a una strategia politica ben calibrata.

L’origine di questa rivoluzione risale addirittura ai tempi della cortina di ferro. Correva il 1988 quando l’informatico Pavel Baudis ricevette un dischetto infetto dal virus Vienna. Nel suo ufficio dell’Istituto di ricerca per le macchine matematiche di Praga, con un solo Pc a disposizione

un Olivetti M24 analizzò e neutralizzò il malware. Con il collega Eduard Kucera fondò una cooperativa software, Alwil, che divenne poi Avast. Dopo la caduta del regime, l’azienda esplose e nel 2018 sbarcò in borsa a Londra con una valutazione di 2,5 miliardi di sterline. Da quel primo virus nacque la prima unicorno ceca, e con essa il mito di un paese capace di trasformare ostacoli in opportunità.

Oggi, l’ecosistema tech ceco è un mosaico in espansione. A Brno nasce Kiwi.com, agenzia di viaggi online che sfrutta intelligenza artificiale e big data. A Praga, Rohlik è diventato uno dei principali supermercati online d’Europa, espandendosi in Germania con il marchio Knuspr.de. Secondo lo Smart Market Report, il settore IT e delle startup contribuisce per il 5% al Pil e impiega oltre 200.000 persone. Nella classifica Deloitte delle 50 aziende tecnologiche a più rapida crescita dell’Europa centro-orientale, 15 sono ceche.

A sostenere questo sviluppo è anche la lunga tradizione accademica del paese: nel 2023, oltre 25.000 studenti erano iscritti a corsi di informatica e tecnologia della comunicazione, il numero più alto nella regione. Praga e Brno ospitano università tecniche rinomate, veri serbatoi di talenti per le imprese. Anche se i salari restano inferiori alla media Ue 18,20 euro l’ora contro 33,50 la qualità della

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vita, giudicata elevata dagli stessi abitanti, continua ad attrarre investimenti. Aziende globali come Amazon, Microsoft e SAP hanno scelto di stabilirsi stabilmente in Repubblica Ceca.

Il governo ha sostenuto questa traiettoria con misure mirate. La Strategia per l’innovazione 2019-2030 punta ad aumentare la spesa in ricerca e sviluppo fino al 3% del Pil. Il caso Onsemi, che già produce dieci milioni di chip al giorno a Roznov, è emblematico: non solo espande l’industria locale, ma potrebbe attirare un intero indotto high-tech, trasformando la regione in una Silicon Valley dell’Europa centrale.

La Repubblica Ceca non si limita più a seguire l’innovazione: la guida.

Discreta ma determinata, ha costruito un modello basato su competenze, pragmatismo e visione a lungo termine. Da Praga a Brno, da Ostrava fino alle valli dei semiconduttori, l’ex paese dell’Est si propone oggi come una potenza tecnologica a tutti gli effetti. E l’Europa farebbe bene a tenerne conto.



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