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Energia: le incertezze frenano gli investimenti


Il 2025 sarà un anno di transizione per il settore energetico. In modalità wait-and-see. D’altronde i venti di incertezza politica che soffiano dagli Stati Uniti non permettono di fare altrimenti. Le nuove stime dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) vanno in questa direzione: gli investimenti nel settore energetico sono previsti sì crescere nel 2025, ma al ritmo più lento dalla pandemia in poi. Quest’anno si raggiungeranno i 3.300 miliardi di dollari, per lo più nei settori delle rinnovabili, delle infrastrutture elettriche e dell’efficientamento energetico. Due terzi dei capitali sono infatti destinati alle tecnologie green – nucleare compreso – mentre poco più di mille miliardi di dollari a petrolio, gas naturale e carbone. L’aumento degli investimenti complessivi è previsto di appena il 2%, in termini reali. Un forte rallentamento rispetto al 2024 (quasi +6%). Le cause sono molteplici: le tecnologie green decelerano come non avveniva dal 2020 e, dopo un quadriennio di crescita media pari a oltre il 12%, segnano un modesto +4,8. Ma non si verifica un deflusso di finanziamenti dalla transizione ai combustibili fossili: gli investimenti in petrolio, gas e carbone caleranno di circa il 2%, come non avveniva da quattro anni. Il comune denominatore appare l’incertezza politica, che frena indistintamente tutti gli investimenti. Un fenomeno che tuttavia non frena il nucleare che, per quanto rappresenti circa il 3% di tutti i capitali movimentati, è cresciuto del 50% nell’ultimo quinquennio.

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Occorre però considerare le variazioni di prezzo intervenute. Il 2024 si è concluso con un nuovo record negativo per i pannelli fotovoltaici, con un calo dei prezzi di quasi il 90% nell’ultimo decennio. Una buona notizia per chi intende installare un impianto sul proprio tetto, ma una pessima per i produttori. L’Agenzia internazionale dell’energia lo scrive chiaramente nel suo rapporto: i decrescenti ritorni disincentivano i nuovi investimenti. I principali produttori cinesi stanno producendo in perdita, per mantenere la propria quota di mercato ed eliminare i concorrenti più fragili sul piano finanziario.

D’altra parte, i prezzi incidono anche sugli investimenti nei combustibili fossili. Il marcato calo delle quotazioni del petrolio registrato nei primi mesi del 2025 ha colpito, in particolare, i nuovi progetti estrattivi, in cui gli investimenti caleranno quest’anno di circa il 6%. Paradossalmente negli Stati Uniti la discesa sarà ancora più vistosa: lo slogan “drill, baby, drill” di Trump, infatti, si è scontrato con la politica tariffaria del presidente che, portando a un rallentamento economico e dunque al calo del prezzo globale del greggio, sta compromettendo la profittabilità del petrolio Made-in-USA.

Interessante notare anche la distribuzione geografica dei flussi di capitale. Un terzo degli investimenti in energia pulita fa riferimento alla Cina, leader incontrastato delle filiere green. Il Paese nel 2024 ha centrato il proprio target di capacità solare ed eolica con sei anni di anticipo. Secondo l’analisi di Carbon Brief, Pechino potrebbe aver raggiunto un plateau delle proprie emissioni clima-alteranti, con un calo dell’1% negli ultimi 12 mesi nonostante la ripresa economica. Un risultato raggiunto grazie al calo di quasi 5 punti percentuali della generazione di elettricità da carbone e gas, più che compensato da solare, eolico e nucleare. Ma la Cina rimane con le sue profonde contraddizioni: la IEA non manca di far notare l’autorizzazione a quasi 100 GW di nuove centrali a carbone nel solo 2024, contribuendo al picco di investimenti globali nella generazione a carbone dal 2015.



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