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«Con il Governo Meloni il percorso di trasformazione digitale ha raggiunto risultati concreti e strutturali»


Il Sottosegretario Butti è una vera e propria colonna della destra italiana, di cui ha vissuto da protagonista tutte le fasi che, da Tangentopoli in poi, hanno determinato l’ascesa di Giorgia Meloni e la nascita di Fratelli d’Italia, che lui stesso ha contribuito a fondare. Una storia partita dalla militanza nel movimento giovanile e arrivata al Governo della Nazione. Oggi Alessio Butti è  Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, un ruolo strategico per il Governo e per l’Italia, poiché tratta una materia che è trasversale per definizione, che tocca ogni settore dello Stato e della società. Pensiamo a sanità, istruzione, giustizia, pubblica amministrazione, sviluppo economico, per arrivare agli equilibri geopolitici se non, addirittura, al futuro delle democrazie Occidentali. Dopo l’intervista all’On. Sara Kelany sull’immigrazione, continua il nostro speciale sugli importanti risultati ottenuti in questa prima metà mandato del Governo Meloni con questa intervista a tutto campo al Sottosegretario Butti.

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Sottosegretario Butti, siamo a metà del mandato del Governo Meloni: quali considera i risultati più significativi raggiunti nell’ambito della trasformazione digitale?

A metà mandato possiamo dire con soddisfazione che il percorso di trasformazione digitale ha raggiunto risultati concreti e strutturali. Abbiamo già allocato 10,3 milioni di euro sugli 11,4 gestiti dal Dipartimento per la trasformazione digitale e raggiunto tutti gli obiettivi e le milestone previste dal PNRR.

Il PNRR rappresenta una grande opportunità per modernizzare la Nazione. Qual è il bilancio del suo lavoro su questo fronte? E quali sono i traguardi già raggiunti in materia di innovazione digitale grazie ai fondi europei?

Il PNRR ha rappresentato una svolta storica, consentendoci di finanziare progetti strategici di innovazione digitale, ma il nostro sguardo va già oltre il PNRR, ossia a fine 2026. Abbiamo ottenuto risultati straordinari in tutti gli ambiti della digitalizzazione. Sono particolarmente soddisfatto dell’adesione totale degli enti locali agli avvisi di Pa Digitale 2026. In tutto 17.000 Pubbliche Amministrazioni, sia centrali che locali, sono state coinvolte in oltre 70.000 progetti di digitalizzazione, più della metà dei quali già realizzati.

Il progetto IT Wallet è uno dei simboli della nuova fase digitale italiana. Qual è lo stato dell’arte e quali saranno i prossimi sviluppi?

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Il Governo ha iniziato un processo di razionalizzazione dell’identità digitale fin dal suo insediamento. Abbiamo dato massima priorità alla CIE, che nel 2024 ha raddoppiato il numero di accessi e tra 2024 e 2025 ha visto oltre due milioni di attivazioni in più dell’app CieID.  L’IT Wallet entra nel solco della razionalizzazione e potenziamento dell’identità digitale e dell’accesso ai pubblici servizi.

Ad oggi, sul wallet sono disponibili patente, tessera sanitaria e carta europea delle disabilità. In tutto, 5 milioni di cittadini hanno attivato IT Wallet su AppIO e caricato automaticamente 9 milioni di documenti. Da pochi giorni abbiamo introdotto la possibilità di accedere anche offline e nei prossimi mesi arriveranno nuovi documenti.

La Piattaforma Digitale Nazionale Dati e il principio del “once only” stanno semplificando il rapporto tra cittadini, imprese e PA. Possiamo dire che finalmente si vede il cambio di passo?

Il raggiungimento di una piena interoperabilità tra enti pubblici è essenziale per rendere finalmente operativo il principio del “once only”, e ciò che è stato realizzato negli ultimi mesi rappresenta un enorme passo avanti in questa direzione. La PDND, che abilita lo scambio di informazioni tra enti, ha mostrato risultati molto significativi: negli ultimi 30 mesi, gli enti aderenti sono cresciuti da 123 a quasi 13.000, gli enti erogatori da 3 a oltre 4.500, mentre gli e-service offerti sono passati da 16 a più di 12.000. Questi dati testimoniano chiaramente un cambio di passo concreto nel rapporto tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione.

Sul fronte della migrazione al cloud delle pubbliche amministrazioni, i numeri sono incoraggianti. Cosa ha funzionato nel metodo adottato dal Governo?

Il successo deriva da un approccio molto collaborativo, lavorando molto sulla formazione e sul supporto tecnico per gli enti, evitando imposizioni ma favorendo il dialogo e la co-progettazione. Questo metodo ha creato fiducia e ha permesso di superare molte resistenze, portando a risultati concreti in tempi rapidi. L’obiettivo intermedio PNRR chiedeva 4.000 enti locali in cloud entro il 30 settembre 2024: ne avevamo già finalizzati 4.500 e ora andiamo verso i 6.000. Anche lato PA Centrali, il passaggio al PSN sta procedendo nel pieno rispetto dei tempi.

L’Italia ha fatto progressi anche sul fronte dell’e-health, superando la media europea. Come si spiega questo salto di qualità?

L’Italia ha compiuto un significativo salto di qualità nel campo dell’e-health, riuscendo a superare per la prima volta la media europea. Un ruolo chiave in questo miglioramento lo ha avuto il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), la cui diffusione e implementazione hanno contribuito a far salire il punteggio di maturità dell’Italia sull’e-health dal 71,3% all’82,7% nell’ultimo Digital Decade Report. Questo risultato non è casuale, ma frutto di politiche mirate e della capacità di questo Governo di far progredire progetti che erano bloccati da anni.

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Lei è stato tra i primi a porre con forza il tema della sovranità digitale, che oggi è al centro dell’agenda europea. È la dimostrazione che l’Italia può dettare la linea anche a Bruxelles?

Credo di sì. L’Italia ha saputo interpretare in modo lungimirante le sfide digitali, promuovendo un modello che coniuga innovazione, sicurezza e rispetto dei valori europei. Questo anche in ambito tecnologie di frontiera come l’AI, dove l’Italia ha guidato l’adozione dell’AI Act. D’altronde, parlavamo di sovranità digitale già da molti anni quando Ursula von der Leyen utilizzò per la prima volta questo termine a fine 2022.

Un altro tema strategico è la connettività. Come si sta muovendo il Governo per colmare i ritardi e garantire un accesso equo e stabile in tutto il Paese?

Il nostro obiettivo è garantire entro il 2026 una connessione veloce e stabile a tutti i cittadini e le imprese, perché la connettività è la base di ogni trasformazione digitale. Detto questo, abbiamo avuto il difficile compito di rimettere in piedi la situazione disastrosa ereditata dal precedente governo.  Ora siamo leader europei nella copertura 5G (99.5%), mentre stiamo recuperando il ritardo accumulato da Open Fiber per Italia 1 Giga. Gli altri progetti invece, da Isole Minori a Scuola Connessa, procedono a ritmo spedito.

Ha parlato spesso della necessità di una legge sull’innovazione e di un Testo Unico per la digitalizzazione. A che punto siamo con questa proposta?

Stiamo lavorando a un testo organico che raccolga le varie normative sparse, semplifichi le procedure e stimoli gli investimenti in tecnologia e ricerca. L’obiettivo è fornire un quadro chiaro, moderno e flessibile, che favorisca la diffusione di tecnologie avanzate in tutti i settori e valorizzi il capitale umano.

Guardando ai prossimi due anni, quale sarà la sua priorità assoluta come Sottosegretario all’Innovazione?

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La priorità sarà continuare ad accelerare sul processo di trasformazione digitale. Questo significa continuare a investire nelle infrastrutture, nella formazione e nella creazione di un terreno normativo ed economico che sia attrattivo per gli investitori privati. Soprattutto, sarò impegnato a garantire che la tecnologia sia al servizio dei cittadini, della PA e delle imprese.

Da osservatore esterno, il paragone con i suoi predecessori risulta evidente. Ma lei, in tutta sincerità, come spiega la differenza di approccio e di risultati?

Il cambiamento di approccio è stato guidato da una visione strategica chiara e da un forte impegno politico. Questo Governo ha fatto della digitalizzazione una priorità di sistema, non un tema accessorio. Abbiamo introdotto risorse, coordinamento e, soprattutto, una forte collaborazione tra istituzioni, imprese e società civile. Per essere ancora più vicini al territorio, abbiamo anche aperto sedi locali del Dipartimento – da Milano a Palermo – che sono state accolte in modo straordinario. Questa strategia ci ha permesso di superare incertezze e lentezze, ottenendo risultati concreti e riconosciuti anche a livello internazionale.

Infine, che messaggio vuole mandare ai cittadini che spesso percepiscono la digitalizzazione come un processo distante o complicato?

La digitalizzazione non è un mondo a parte, ma uno strumento concreto che può migliorare la vita di tutti noi. È vero che a volte può sembrare complessa, ma il nostro impegno è rendere i servizi più semplici e accessibili. Inoltre, ogni cittadino intenzionato ad approfondire la digitalizzazione o anche solo imparare ad accedere ai servizi pubblici con CIE può recarsi gratuitamente in uno degli oltre 3.000 Punti Digitale Facile che abbiamo aperto in questi anni, dove troverà professionisti pronti ad aiutarlo.