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Rientro dei cervelli, come funzionano le agevolazioni fiscali?


Da diversi anni la normativa prevede delle agevolazioni fiscali per favorire il rientro dei cervelli in Italia. I benefici riconosciuti sono cambiati nel corso degli anni e l’ultima modifica è stata apportata dall’articolo 5 del Dlgs 209 del 2023. Il Governo Meloni ha voluto limitare gli incentivi fiscali riconosciuti a coloro che rientrano in Italia dopo aver risieduto all’estero per diversi anni prevedendo l’agevolazione solo in caso di specifiche qualifiche professionali.

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Il nuovo regime fiscale per gli impatriati parte dal periodo di imposta 2024 ed ha, quindi, effetto a partire dalla dichiarazione dei redditi 2025. Chi sono gli impatriati? Si tratta dei contribuenti che hanno scelto di trasferire la residenza fiscale in Italia dopo aver risieduto e lavorato all’estero.

Dal 2024 l’agevolazione fiscale riconosce una tassazione agevolata, dopo almeno 3 anni di residenza fiscale all’estero, a coloro che rientrano in Italia e svolgono attività dipendente o autonoma/professionale.

La detassazione prevista è pari al 50% (60% nel caso il soggetto abbia figli a carico) per un massimo di 5 anni. Le modifiche introdotte hanno ridotto oltre che la durata dell’agevolazione, anche la platea dei beneficiari.

Questa misura, che ha subito diverse modifiche nel tempo, è stata ideata per incentivare il rientro di coloro che dall’Italia hanno scelto di spostarsi per lavoro all’estero, ma serve anche per invogliare i cittadini stranieri a spostare le loro attività in Italia.

Si tratta, per l’appunto, di agevolazioni fiscali per una determinata quantità di anni, per quei contribuenti che decidono di spostare la propria residenza fiscale per un periodo minimo di tempo.

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Requisiti necessari

A essere definiti “lavoratori impatriati” sono i contribuenti che rientrano in Italia dopo un periodo di lavoro all’estero, percepiscono un reddito di lavoro dipendente o assimilato e/o redditi di lavoro autonomo prodotti in Italia.

Per i rientri a partire dal 1° gennaio 2024 i requisiti necessari per avere diritto alla tassazione agevolata sono:

  • essere stati fiscalmente residenti in Italia per i tre periodi di imposta che hanno preceduto il trasferimento;
  • l’attività lavorativa deve essere prestata per la maggior parte del periodo di imposta in Italia;
  • aver avuto residenza fiscale estera di almeno:
    • 3 anni: condizione generale;
    • 6 anni: se il lavoratore al rientro presta attività lavorativa in Italia presso lo stesso soggetto o un soggetto appartenente al gruppo per il quale è stato impegnato all’estero prima del trasferimento;
    • 7 anni: se il lavoratore al rientro presta attività lavorativa in Italia presso lo stesso soggetto o un soggetto appartenente al gruppo per il quale il lavoratore aveva lavorato in Italia prima del trasferimento all’estero.
  • avere un reddito massimo pari o inferiore a 600.000 euro.
  • il soggetto deve impegnarsi a risiedere nel territorio italiano per almeno 4 anni;
  • l’attività lavorativa per cui è prevista la detassazione deve essere svolta in prevalenza in Italia;
  • i lavoratori devono essere in possesso di specializzazione o elevata qualificazione così come previsto dal Dlgs 108 del 2012 e dal dlgs 206 del 2007.

Anche se la normativa ha effetto solo a partire dal 1° gennaio 2024, per tutelare chi aveva avviato prima il trasferimento sono state previste clausole di salvaguardia per chi ha trasferito la residenza entro il 31 dicembre 2023.


Come funziona la tassazione: le agevolazioni fiscali

L’agevolazione riconosce una detassazione dell’Irpef del 50% (riduzione del reddito imponibile) per un massimo di 5 anni. Vediamo, però, quali sono le novità di cui tenere conto.

A essere agevolati sono i redditi:

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  • da lavoro dipendente;
  • assimilati;
  • da lavoro autonomo derivanti dall’esercizio di arti o professioni (esclusi coloro che esercitano attività di impresa).

Questo regime dura cinque periodi di imposta, a partire da quello in cui viene effettuato il trasferimento e per i quattro successivi.

Viene messo in opera, quindi, un abbattimento dell’imponibile del 50%, cosicché le imposte restano dovute sul 50% dei redditi percepiti. La detassazione è aumentata al 60% se il lavoratore si trasferisce con almeno un figlio minore o se nel periodo di agevolazione nasce o viene adottato un figlio.


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I lavoratori impatriati si trovano ad avere la possibilità di godere di un’esenzione Irpef del 50% o del 60% nei determinati casi già citati.

Il tutto è valido sempre a patto che venga mantenuta la residenza fiscale sul territorio italiano.

Il reddito annuo massimo agevolabile è fissato nel tetto massimo di 600.000 euro.

Questo significa che se un lavoratore ha un reddito annuo di 800.000 euro potrà applicare la detassazione del 50% sui primi 600.000 euro (tasse calcolate su 300.000 euro) mentre sui restanti 200.000 si applicherebbe l’Irpef ordinaria.

Requisiti di specializzazione e qualificazione dei lavoratori che rientrano in Italia?

Come abbiamo accennato possono fruire della detassazione coloro che hanno una elevata specializzazione o qualificazione. A chiarire questo punto è stata la circolare 17/E del 2017 dell’Agenzia delle Entrate. I lavoratori in questione sono:

  • coloro che hanno conseguito un titolo di istruzione superiore rilasciato da autorità competenti nel Paese dove è stato conseguito che attesti il completamento di un percorso di istruzione superiore di durata almeno triennale e della relativa qualifica professionale superiore, rientrante nei livelli:
    • 1 (legislatori, imprenditori e alta dirigenza);
    • 2 (professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione);
    • 3 (professioni tecniche) della classificazione ISTAT delle professioni CP 2011, attestata dal paese di provenienza e riconosciuta in Italia;
  • possesso dei requisiti previsti dal decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 206, limitatamente all’esercizio delle professioni ivi regolamentate. Si tratta delle seguenti professioni: farmacista, architetto, ostetrica, veterinario, odontoiatra, infermiere, medico chirurgo.

Requisiti per docenti, ricercatori e neo residenti

La tassazione agevolata può essere sfruttata anche da coloro che hanno svolto attività di docenza o ricerca all’estero: in questo caso l’esenzione Irpef è pari al 90% sui redditi derivanti dall’attività di docenza o di ricerca per un periodo di 6 anni.

Il regime fiscale agevolato, inoltre, è previsto anche per i neo residenti, ovvero coloro che, con elevato reddito o patrimonio decidono di trasferirsi in Italia (o hanno deciso di farlo a partire dal 10 agosto 2024). In questo caso è possibile applicare un’imposta forfettaria di 200.000 euro per i redditi prodotti all’estero per una durata di 15 anni che può essere estesa (pagando un’addizionale) anche a eventuali familiari.

Agevolazioni fiscali e bonus 2025 (e cosa cambia rispetto al passato)

Nel 2025 sono tre le casistiche ancora in vigore per i lavoratori impatriati e variano in base al periodo in cui si è deciso di rientrare in Italia.

Resta, infatti, ancora in vigore la normativa prevista per chi ha trasferito la residenza prima del 30 aprile 2019 per i quali il regime agevolativo quinquennale poteva essere prorogato di ulteriori 5 anni esercitando una proroga entro il 30 giugno 2024 (versando il 10% dei redditi agevolati se avevano un figlio o acquistavano un immobile, il 5% se avevano almeno 3 figli minorenni). Chi ha optato per questa via, quindi, avrà diritto al regime agevolativo fino al 2029.

Allo stesso tempo per coloro che hanno trasferito la residenza tra il 30 aprile 2019 e il 31 dicembre 2023 si continua ad applicare integralmente il vecchio regime (compresa la proroga quinquennale) senza bisogno di alcuna domanda e senza bisogno di pagare nulla.

In ultimo possono beneficiare del regime di tassazione agevolato anche coloro che hanno trasferito la residenza in Italia dal 1° gennaio 2024.

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