Il valore complessivo dei portafogli gestiti dalla Banca d’Italia, che includono il portafoglio finanziario, le riserve valutarie e il fondo pensione complementare, ha raggiunto 190,3 miliardi di euro nel 2024, registrando un incremento di circa 6 miliardi rispetto all’anno precedente. In quattro anni i titoli di Stato verdi sono aumentati di 5,4 punti percentuali, mentre la WACI, ovvero l’intensità carbonica media ponderata dei portafogli, misurata come tonnellate di CO2 per milione di euro di fatturato, è diminuita. In particolare, le azioni e le obbligazioni societarie, hanno registrato una diminuzione rispettivamente del 59 e del 58 per cento. È quanto emerge dalla quarta edizione del Rapporto annuale sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici della Banca d’Italia che analizza l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nella gestione degli investimenti della banca, con particolare attenzione ai rischi climatici.
Nel corso del 2024, Banca d’Italia ha proseguito il suo impegno nell’implementazione dei fattori di sostenibilità nella gestione dei propri investimenti, la quale avviene in due fasi. La prima riguarda l’allocazione strategica degli investimenti, ovvero l’impegno a migliorare o almeno preservare di anno in anno il punteggio ESG e il WACI (Weighted Avarage Carbon Intensity) degli investimenti negli emittenti privati. Mentre la seconda si traduce nella selezione degli emittenti e dei titoli con l’obiettivo di migliorare il punteggio ESG e gli indicatori climatici rispetto al benchmark (attuando dunque una strategia di best in class nella scelta degli investimenti). Per i fondi pensione, invece, la strategia di sostenibilità prevede, nella fase di selezione, l’investimentio in OICR allineati all’Accordo di Parigi.
L’azione della banca, si legge nel rapporto, è stata guidata dal quadro internazionale proposto dalla Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD), che prevede un approccio strutturato basato su quattro ambiti fondamentali: il governo degli investimenti, la strategia, la gestione dei rischi e l’uso di indicatori e obiettivi.
I portafogli analizzati nel Rapporto
L’attività finanziaria principale per Banca d’Italia sono i titoli di stato date le caratteristiche di liquidità e sicurezza. Mentre al secondo posto, per dimensione, ci sono le azioni che sono per lo più gestite internamente mediante l’acquisto di titoli sul mercato. In particolare, nel 20204, il portafoglio finanziario è cresciuto fino a 146,7 miliardi di euro, grazie soprattutto all’andamento favorevole dei mercati azionari. Le riserve valutarie hanno raggiunto i 42,6 miliardi, con un aumento di 3,1 miliardi, mentre il fondo pensione complementare ha mantenuto un valore stabile pari a circa un miliardo.
Gli indicatori climatici e di sostenibilità
Un elemento di rilievo di questa edizione del Rapporto è l’introduzione di nuovi indicatori concordati con l’Eurosistema. Tra questi figurano le emissioni Scope 3, ovvero quelle emissioni di gas serra che derivano indirettamente dalla catena del valore delle imprese (per esempio, da fornitori o clienti), e che rappresentano una quota significativa dell’impatto ambientale complessivo. A queste si affiancano due ulteriori metriche: la quota complessiva di obbligazioni sostenibili, che include i green bond, i social bond e quelli legati a obiettivi ESG; e infine l’esposizione ai settori che hanno un forte impatto sulla natura e che da essa dipendono in modo rilevante, come l’agricoltura o le foreste.
Tra i risultati più significativi Banca d’Italia evidenzia la forte riduzione dell’intensità carbonica media ponderata dei portafogli tra il 2020 e il 2024. Come anticipato, le azioni e le obbligazioni societarie hanno registrato una diminuzione rispettivamente del 59 e del 58 per cento. Questo miglioramento è stato possibile grazie a una combinazione di fattori: l’adozione di strategie di investimento orientate alla sostenibilità, i progressi delle imprese nella definizione di obiettivi ambientali, e l’effetto dell’inflazione, che ha contribuito a migliorare il rapporto tra emissioni e ricavi nominali. La banca ha comunque avviato approfondimenti metodologici, anche con l’Eurosistema, per migliorare la precisione degli indicatori e correggere possibili distorsioni inflazionistiche.
L’analisi dei rischi climatici futuri è condotta considerando una prospettiva di lungo termine, che riflette le politiche pubbliche e le strategie delle imprese per la neutralità climatica i cui orizzonti sono tipicamente fissati intorno al 2050. In particolare, Banca d’Italia monitora i rischi climatici prospettici dei portafogli di titoli di emittenti privati mediante specifici indicatori. Il primo è l’aumento implicito della temperatura globale (Implied temperature rise, ITR) al 2050 rispetto ai livelli preindustriali. Nell’insieme, l’ITR elaborato da ISS e quello calcolato da MSCI ESG Research indicano che i portafogli più vulnerabili al rischio di transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio sono quelli in obbligazioni societarie del portafoglio finanziario e delle riserve valutarie. “Le emissioni future delle imprese che collocano tali obbligazioni sono ritenute più distanti dall’obiettivo di neutralità carbonica; quelle imprese sono quindi maggiormente esposte ai cambiamenti regolamentari, tecnologici e di mercato imposti dalla transizione. Tuttavia, considerato il valore relativamente ridotto di questi portafogli, il loro rischio risulta contenuto” si legge nel rapporto. Un ulteriore indicatore relativo all’andamento futuro delle emissioni delle aziende è la percentuale di quelle che hanno impegni di decarbonizzazione certificati dalla Science Based Target initiative (SBTi). Per il portafoglio finanziario tale quota è particolarmente elevata, sia per il ruolo che ha questa variabile nella gestione degli investimenti, sia per la crescita del numero di società certificate in ambito europeo.
Nel 2024, la banca ha inoltre rafforzato il proprio impegno verso investimenti tematici legati alla transizione energetica. È stato ampliato il portafoglio tematico incentrato sulle energie rinnovabili, l’efficienza energetica, la mobilità elettrica e l’edilizia sostenibile. Si è inoltre intensificato il ricorso a fondi di investimento alternativi, selezionati anche in base a criteri ESG, con l’obiettivo di finanziare le piccole e medie imprese italiane e progetti infrastrutturali funzionali alla transizione climatica.
Alla fine del 2024 i titoli di Stato verdi rappresentano il 5,4% dei titoli pubblici del portafoglio finanziario, mentre le obbligazioni sostenibili emesse da organizzazioni internazionali e agenzie raggiungono il 14,6%.
Le altre attività di Banca d’Italia sul fronte ESG
Accanto all’attività di investimento, Banca d’Italia ha proseguito anche l’attività di ricerca e divulgazione in materia di sostenibilità e finanza verde. Ha condotto studi sui rischi fisici legati agli eventi idrogeologici, sugli effetti delle politiche di efficientamento energetico nel settore immobiliare e sul ruolo dei cosiddetti “mutui verdi”. Inoltre, sono state esplorate le relazioni tra i punteggi ESG delle imprese e la probabilità di default, contribuendo a un miglioramento complessivo degli strumenti di analisi finanziaria e del credito. Nell’ambito dell’educazione finanziaria, Banca d’Italia ha promosso iniziative rivolte a cittadini, imprese e studenti, e ha aggiornato il proprio portale pubblico con nuove sezioni informative dedicate alla sostenibilità.
Pur avendo adottato strategie incisive di decarbonizzazione, la banca ha scelto di non fissare obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni nel breve e medio termine. Questa decisione riflette la consapevolezza della complessità del fenomeno climatico e dei limiti attuali degli strumenti di misurazione, fa sapere l’istituzione. L’approccio rimane quindi focalizzato su un orizzonte di lungo periodo, in coerenza con gli obiettivi dell’Unione europea e dell’Accordo di Parigi, e punta a influenzare positivamente il comportamento delle imprese e la qualità delle informazioni disponibili.
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