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a Roma il tasso di infiltrazione nelle imprese è al 2,5 per cento, nel 2024 confiscate 463 aziende


A Roma il tasso di infiltrazione della criminalità organizzata nelle imprese spazia tra l’uno e il 2,5 per cento. Solo nel 2024, sono state 463 le aziende confiscate in via definitiva nella Capitale, pari al 13,5 per cento del dato nazionale. È quanto è emerso dal convegno dal titolo “Le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia romana”, promosso dalla Camera di commercio di Roma, e che si è tenuto questa mattina nella Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano. “In questo momento l’economia di Roma è in espansione, ma a questo si aggiunge il pericolo che anche le attività criminali vogliono competere per conquistare la ricchezza della Capitale – ha affermato il presidente della Camera di commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti -. Per questo bisogna creare una grande barriera da parte di tutte le istituzioni pubbliche e delle imprese sane per impedire che questo avvenga”.

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In particolare, nella provincia di Roma il tasso di infiltrazione delle aziende è compresa tra l’1 e il 2,5 per cento delle aziende registrate. In termini assoluti invece, la Capitale costituisce una delle città italiane, insieme a Milano e Napoli, con il maggior numero di imprese infiltrate. Nel 2024, il numero delle aziende confiscate in via definitiva in Italia è stato di 3.422. Solo a Roma sono state confiscate 463 imprese, che pesano per il 13,5 per cento sul dato nazionale. Di queste, circa il 70 per cento delle aziende confiscate operava prevalentemente nel settore dell’edilizia, del noleggio auto, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, in particolare dei carburanti, e dei servizi. Nel resto del Lazio, le imprese confiscate sono state 90, portando la percentuale sul dato nazionale al 15,5 per cento. Le altre 4 province, pesano quindi il 2 per cento su base nazionale.

“C’è solo un’altra città in Italia comparabile a Roma, ed è Palermo – ha affermato il comandante del Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata della guardia di finanza di Roma, Stefano Pignoloni -. Milano pesa la metà, e Napoli il 60 per cento rispetto alla Capitale”. La particolarità di Roma è che rappresenta “un panorama composito dove le organizzazioni convivono in un apparente equilibrio – ha aggiunto Pignoloni -. Per quanto riguarda le movimentazioni di denaro, abbiamo organizzazioni autoctone, organizzazioni criminali di matrice etnica, e delle proiezioni extraregionali delle mafie tradizionali. È un punto di incontro di organizzazioni che riescono a convivere e che trovano anche una convergenza di interessi illeciti”, ha concluso.

Nel corso del convegno è stata presentata anche l’analisi dell’Osservatorio sulle politiche per il contrasto alla criminalità organizzata della Camera di commercio, realizzata insieme a Infocamere per monitorare il trend delle operazioni avvenute sul mercato romano a partire dalla pandemia e segnalare alle Autorità competenti elementi indicativi di una possibile infiltrazione criminale. “Da questa analisi, fatta soprattutto sugli esercizi commerciali e sulle imprese nei settori più delicati come l’edilizia, sono emersi dati molto significativi – ha spiegato il presidente dell’Osservatorio, Guglielmo Muntoni -. Ci sono particolari inquietanti e situazioni che evidenziano un’improvvisa capacità finanziaria in un periodo difficile. Nel secondo anno di Covid, infatti, c’è stato un boom di imprese rilevate, che non si spiega se non con soggetti che avevano dei risparmi da investire o con soggetti che hanno continuato ad avere entrate illecite e che hanno dovuto investire cifre importanti”.

Secondo il sostituto procuratore della Repubblica di Roma, Mario Palazzi, a preoccupare è soprattutto “il fenomeno dell’impresa a partecipazione mafiosa, in cui c’è un imprenditore che vuole scalare senza rispettare le regole, che immagina di essere padrone e di servirsi di un servo, per poi diventare servo di un padrone molto più forte e pericoloso. È qui che ci vuole un’attività di prevenzione e di cultura della legalità. Alla criminalità si risponde solo con la legalità organizzata, che non è fatta solo dell’azione di forze dell’ordine, magistratura e prefettura, ma anche di società civile, scuole e associazioni”, ha concluso Palazzi. Dello stesso parere è il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, il quale ha ribadito la necessità, per far fronte alle prossime sfide e alle problematiche della città, di lavorare a livello sistemico. “Sono sempre stato un fautore delle soluzioni di sistema, e il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica ha vari componenti, ma a seconda del problema esaminato, può essere allargato a tutti i componenti della società civile. Per la gestione delle esequie di Papa Francesco e per l’intronizzazione del Santo Padre abbiamo fatto comitati anche con 42 enti. Penso che le risposte debbano essere sempre sistemiche”, ha concluso Giannini.

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