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Cisl: “La partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese ora è finalmente legge”


Ivan Zaffanelli

Il segretario generale della Cisl Asse del Po, Zaffanelli: “Per il sindacato significa assumere un ruolo ancor più responsabile, non solo rivendicare, ma anche contribuire, proporre e costruire soluzioni condivise”

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MANTOVA – Non nasconde la propria soddisfazione il segretario generale della Cisl Asse del Po, Ivan Zaffanelli, a seguito del fatto che la proposta di legge d’iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese è diventata ufficialmente legge dello Stato. «Si tratta – afferma il dirigente della Cisl – di un concreto strumento di democrazia economica, che attua l’art. 46 della Costituzione. Con questa norma si valorizza un nuovo modello di relazioni industriali basato sulla partecipazione e non più sul conflitto. La legge nasce “dal basso”, da oltre 400mila firme raccolte in tutta Italia. Coinvolgere i lavoratori nelle decisioni che contano, renderli parte dei processi organizzativi e produttivi significa riconoscere dignità, valorizzare competenze e ridurre il conflitto tra chi guida l’impresa e chi la fa vivere ogni giorno».
«Anche sul piano della legalità – spiega il massimo esponente sindacale Cremonese Mantovano cislino – la partecipazione può essere uno strumento potente, la trasparenza che deriva da una governance condivisa aiuta a prevenire le zone d’ombra, promuove comportamenti corretti e consolida una cultura del rispetto delle regole. Per il sindacato significa assumere un ruolo ancor più responsabile, non solo rivendicare, ma anche contribuire, proporre e costruire soluzioni condivise. Per le imprese, significa valorizzare il contributo delle persone che ogni giorno fanno funzionare l’azienda, riconoscendo che il coinvolgimento dei lavoratori può essere un’opportunità e non un vincolo».
I prossimi mesi saranno dedicati a informare e formare i delegati Cisl sparsi sul territorio delle due province, le RSU e i dirigenti sindacali affinché possano capire le opportunità offerte dalla legge e attivare percorsi di contrattazione partecipativa all’interno delle aziende. «Non basta conoscere l’impresa – spiega Zaffanelli – servono competenze giuridiche, economiche e organizzative. Costruiremo questi percorsi formativi in accordo con le nostre strutture regionali e nazionali e con il supporto di esperti qualificati del mondo accademico e della consulenza. La partecipazione economica si concretizzerà attraverso premi di risultato, welfare aziendale, distribuzione degli utili e, dove possibile, strumenti di azionariato».
La partecipazione organizzativa, cioè il coinvolgimento dei lavoratori nella vita dell’impresa per proporre idee e soluzioni condivise, avverrà attraverso le commissioni paritetiche che permetteranno di intervenire su temi cruciali, come ad esempio: turni, sicurezza, innovazione e benessere sul luogo di lavoro. Gli incentivi previsti dalla legge sono significativi: l’innalzamento a 5.000 euro della soglia per l’imposta sostitutiva sui premi di risultato, l’esenzione parziale sui dividendi da azioni e il fondo da 71 milioni di euro che finanzia l’attuazione della norma. La sola leva economica, però, non è sufficiente a generare una vera svolta. È nella contrattazione collettiva, aziendale e territoriale che la partecipazione prende forma. «Solo attraverso un accordo negoziato – precisa il segretario generale della Cisl Asse del Po – si può definire come e quanto redistribuire gli utili, quali indicatori collegare ai premi e come migliorare l’organizzazione del lavoro. Nel nostro territorio troppe persone lavorano tanto e guadagnano troppo poco, mentre la precarietà continua a espandersi tra i giovani e le donne. È nella contrattazione, sia aziendale che territoriale che si possono costruire accordi in grado di redistribuire valore, aumentare i salari e migliorare la qualità del lavoro».
Alcune imprese già riconoscono premi a chi partecipa attivamente alla formazione, riduce gli infortuni o propone soluzioni migliorative nei processi produttivi. Sono strumenti semplici, ma potenti, che fanno crescere gli stipendi in modo sostenibile e motivano i lavoratori a essere protagonisti. Gli enti bilaterali, organismi in cui sono rappresentati sia i datori di lavori sia i sindacati, possono diventare luoghi di supporto, capaci di aiutare le piccole imprese a tradurre le previsioni della legge in pratiche concrete senza aggravare i costi.
«Per favorire l’adozione della legge – insiste Zaffanelli – nelle imprese del territorio, serve un lavoro paziente di costruzione del dialogo. A partire da contesti favorevoli e da imprese sensibili all’innovazione sociale che dimostrino che la partecipazione alla gestione non è un’ingerenza, ma un valore aggiunto per l’azienda stessa. Intendiamo promuovere le commissioni paritetiche e le figure dei referenti con un approccio graduale, ma concreto. Non si tratta di creare nuove strutture complicate, ma di valorizzare ciò che già esiste e funziona, integrando questi strumenti nella contrattazione aziendale e territoriale, nei rinnovi di secondo livello e nelle intese più avanzate con le imprese disponibili al confronto».
L’obiettivo è agganciare questi strumenti a questioni come la gestione dei turni, la salute e la sicurezza, il diritto alla formazione, la qualità dell’ambiente di lavoro, la conciliazione vita-lavoro. Vogliamo che questi spazi di confronto siano occasioni reali per migliorare il clima aziendale, prevenire i conflitti, aumentare l’efficienza e il benessere dei lavoratori.



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