Maggio rompe gli schemi: mercati in rally tra utili solidi e tensioni globali
Fronte & Retro: la settimana in Borsa | 3 giugno 2025
Wall Street adora i proverbi. Ma ancora di più ama smentirli quando tutti li danno per scontati. Il celebre “Sell in May and go away” è stato riscritto con una penna nuova: a maggio, gli investitori sono rimasti… e hanno comprato.
Dal 1980 a oggi, ci sono stati solo sei casi in cui l’S&P 500 è salito di oltre il 5% a maggio. In tutti e sei, i 12 mesi successivi si sono chiusi con performance positive. Non è legge di mercato, ma il pattern non passa inosservato: quando il momentum si accende in primavera, raramente si spegne d’estate.
Ma i rischi non si sono dissolti. Si sono solo spostati di lato. Sul fronte geopolitico e commerciale, la distensione USA-Cina si è rivelata effimera. Dopo settimane di aperture diplomatiche, gli Stati Uniti hanno accusato la Cina di non rispettare gli impegni. Pechino ha risposto accusando Washington di aver violato il “consenso” raggiunto, in seguito alla proposta americana di bloccare la vendita globale di chip AI a Huawei. Risultato: una nuova frattura nei rapporti bilaterali, con un ritorno delle tensioni che rischiano di rimettere in discussione l’intera architettura del commercio globale. La posta in gioco non è solo il destino di Huawei o di qualche tariffa in più. È la ridefinizione delle catene globali del valore. Nel frattempo, Bruxelles ha presentato una nuova proposta in vista dei colloqui con Washington previsti per giovedì. Ma al netto del Regno Unito, l’America non ha ancora firmato nuovi accordi bilaterali. Il mercato guarda al 9 luglio, quando scadrà la pausa di 90 giorni sui dazi USA, e al 12 agosto, termine della moratoria con la Cina, come possibili spartiacque per capire se si aprirà uno spiraglio o se tornerà la logica dei blocchi contrapposti.
Nel frattempo, in Cina qualcosa si è rotto. Il Caixin PMI manifatturiero (la versione privata e spesso più affidabile del dato ufficiale) è sceso da 50,4 a 48,3. È il primo segnale di contrazione da otto mesi e la lettura peggiore da settembre 2022. Tutte le sottocomponenti principali sono peggiorate, segno che la pressione non è solo esterna, ma sistemica. Il sentiment delle imprese resta sorprendentemente ottimista, forse alimentato da aspettative di stimoli. Ma alcuni attori iniziano già a pagare un prezzo concreto.
Appuntamenti della settimana:
In Europa oggi l’attenzione è rivolta ai dati sull’inflazione di maggio. Ci si aspetta un rallentamento dal 2,2% al 2,0% annuo, spinto in particolare dalla componente core in calo dal 2,7% al 2,5%. Un rallentamento legato a effetti base e alla normalizzazione dei prezzi nei servizi di trasporto dopo i rincari pasquali di aprile. L’inflazione energetica dovrebbe restare negativa, complice il calo dei prezzi dell’energia e l’apprezzamento dell’euro. Sempre nell’Eurozona, è atteso anche il tasso di disoccupazione di aprile, che dovrebbe restare ancorato ai minimi storici del 6,2%.
Venerdì 6 giugno si chiude con l’evento macro più atteso: il report sul lavoro USA. Le attese puntano su +130.000 buste paga (in calo rispetto alle 177.000 di aprile), con un tasso di disoccupazione stabile al 4,2% e una crescita salariale moderata al 3,7%. Un dato debole potrebbe ravvivare le speranze di un taglio Fed già in estate.
Gabriel Debach
eToro Italian Market Analyst
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