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Giorgia, il corso con la Nasa e poi nel team all’Ohb


Da Almenno San Bartolomeo allo spazio: Giorgia Rota e il sogno di esplorare l’universo. Fin da bambina Giorgia guardava il cielo con stupore e curiosità, affascinata dall’immensità dell’universo e dalla tecnologia necessaria per esplorarlo. Oggi, a 25 anni, quella passione si è trasformata in una carriera: esperta di ingegneria aerospaziale, ha recentemente completato la laurea magistrale in Space Engineering al Politecnico di Milano e lavora a Brema, in Germania, per Ohb, un’azienda leader nel settore spaziale. Ma prima di arrivare qui, ha vissuto un’esperienza straordinaria negli Stati Uniti, partecipando a un programma di formazione della Nasa che l’ha portata a Houston, a stretto contatto con alcuni dei migliori esperti del settore.

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Il tirocinio alla Torre del Sole

«Il mio sogno è sempre stato quello di contribuire all’esplorazione spaziale. Crescendo, ho capito che volevo unire ingegneria e ricerca per lavorare allo sviluppo di missioni spaziali» racconta Giorgia. Un sogno coltivato con determinazione, studio e sacrifici, che l’ha portata a trasferirsi prima negli Stati Uniti e poi in Germania. Il legame di Giorgia con l’astronomia e lo spazio inizia presto, ben prima di mettere piede in un laboratorio di ingegneria. «Frequentavo il Liceo Mascheroni di Bergamo e già allora mi facevo domande sul cosmo, sull’universo e sull’infinito» racconta. Ma è stato un tirocinio alla Torre del Sole, osservatorio astronomico nei pressi di Bergamo, a farle scattare la scintilla definitiva. «Quella esperienza mi ha aperto gli occhi: volevo lavorare in questo settore. Vedere i pianeti attraverso un telescopio, capire le leggi fisiche che regolano il movimento degli astri. Era tutto affascinante. Ho deciso che l’ingegneria aerospaziale sarebbe stata la mia strada».

Il corso a Houston e la Nasa

Dopo il diploma nel 2018, Giorgia si iscrive al Politecnico di Milano, dove completa prima la laurea triennale in Ingegneria aerospaziale e poi quella magistrale in Space Engineering. Durante il suo percorso accademico, partecipa attivamente a progetti pratici, come la progettazione di un CubeSat, un satellite in miniatura realizzato insieme al team PoliSpace. «Facevo parte del gruppo che si occupava della dinamica e del sistema di controllo dell’assetto. È stata la mia prima esperienza vera nel campo, ed è lì che ho capito quanto fosse stimolante lavorare in team su un progetto concreto» ricorda. Nel 2024, un’opportunità straordinaria bussa alla porta: Giorgia viene selezionata per partecipare allo Space Studies Program della International Space University (Isu), un corso intensivo di due mesi organizzato in collaborazione con la Nasa.

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«Si è svolto a Houston, in Texas, alla Rice University e con il supporto del Johnson Space Center. Eravamo 155 partecipanti da tutto il mondo, con un obiettivo comune: ampliare le nostre competenze tecniche e professionali nel settore spaziale» racconta con entusiasmo. Un’esperienza impegnativa, che le ha permesso di studiare da vicino la gestione delle missioni spaziali, le sfide tecnologiche delle future esplorazioni interplanetarie e persino l’interazione umana in ambienti estremi. «La cosa più bella è stata lavorare a stretto contatto con esperti del settore e futuri colleghi provenienti da ogni parte del mondo. È stato incredibile vedere come, nonostante le nostre diverse culture e formazioni, fossimo tutti uniti dalla stessa passione».

«Adesso vivo a Brema e lavoro come Aocs & Gnc Engineer. Mi occupo dello sviluppo dei sistemi di controllo d’assetto e navigazione per satelliti»

Raccolta fondi in Valle Imagna

Una esperienza resa possibile in parte grazie anche al sostengo della sua comunità in Valle Imagna: «Grazie a una raccolta fondi su “Gofundme” ho potuto sostenere le spese per integrare la borsa di studio che avevo ottenuto per andare in Texas», spiega. Dopo Houston, per Giorgia è arrivata un’altra grande sfida: trasferirsi in Germania per lavorare in Ohb, una delle principali aziende europee nel campo spaziale. «Adesso vivo a Brema e lavoro come Aocs & Gnc Engineer. Mi occupo dello sviluppo dei sistemi di controllo d’assetto e navigazione per satelliti. È un ruolo tecnico e di grande responsabilità, che mi mette costantemente alla prova». Lasciare l’Italia non è stato semplice, ma per chi sogna di lavorare nel settore spaziale spesso è una scelta inevitabile.

L’occasione in Ohb a Brema

«Che si tratti degli Stati Uniti o della Germania, trasferirsi in un altro Paese è sempre una sfida all’inizio. Ma l’esperienza in Texas mi ha insegnato che ciò che fa davvero la differenza è trovare una comunità di colleghi e amici con cui condividere il viaggio. Anche lì, come qui in Germania, sono partita da sola, ma ho avuto la fortuna di incontrare persone con cui condivido passioni e interessi. Ora, all’inizio della mia esperienza a Brema, il mio augurio è quello di ritrovare lo stesso senso di appartenenza e solidarietà che mi ha aiutata a integrarmi durante il programma Isu». Purtroppo, spiega Giorgia, «in Italia le opportunità in questo campo sono ancora limitate. All’estero ci sono più investimenti, più aziende, più progetti. Per questo ho scelto di partire».

Le opportunità all’estero

Per rimanere in contatto con i suoi cari, Giorgia utilizza la tecnologia: «Le videochiamate sono la mia salvezza. Cerco anche di tornare in Italia appena posso, almeno ogni pochi mesi». E il futuro? «Per ora voglio continuare la mia carriera all’estero, ma non escludo di tornare in Italia se si presenteranno le giuste opportunità. Il settore spaziale sta crescendo anche nel nostro Paese, e sarebbe bello contribuire a questo sviluppo. Il mio obiettivo principale è continuare ad acquisire esperienza e contribuire attivamente al mondo dell’ingegneria spaziale, indipendentemente dal luogo in cui mi trovo».

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«Spesso siamo noi stessi a porci dei confini, influenzati dal contesto in cui siamo cresciuti e dalle notizie che ci circondano»

L’«overview effect»

«Durante la mia esperienza negli Usa», continua «ho avuto l’opportunità di ascoltare le testimonianze di molti astronauti, persone che hanno vissuto in prima persona cosa significhi trovarsi per mesi in un ambiente sconfinato, eppure limitato negli spazi vitali. Ogni volta, ciò che mi ha colpito di più è stato il senso di consapevolezza che hanno acquisito osservando la Terra da una prospettiva unica e privilegiata. Esiste un termine che descrive questo fenomeno: overview effect. È quella sensazione di meraviglia, vulnerabilità e interconnessione che scaturisce dalla visione del nostro pianeta come un’unica sfera sospesa nel vuoto cosmico, senza confini politici, avvolta da un sottile velo di atmosfera che la separa dall’infinità dello spazio. Trovo affascinante soffermarmi a riflettere e ad applicare questa prospettiva anche alla mia esperienza di trasferirmi all’estero. Spesso siamo noi stessi a porci dei confini, influenzati dal contesto in cui siamo cresciuti e dalle notizie che ci circondano. Ma se osserviamo il mondo con uno sguardo più ampio, ci rendiamo conto che, alla fine, viviamo tutti sotto lo stesso cielo».

Giorgia sa che il futuro è pieno di possibilità, ma una cosa è certa: ovunque la porti il suo percorso, continuerà a guardare il cielo con la stessa meraviglia di quando era bambina. E chissà, forse un giorno la vedremo davvero tra gli astronauti del futuro.

Bergamo senza confini

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].



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