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Le PMI del Lazio crescono più della media nazionale, ma dazi e carenza di lavoratori frenano l’entusiasmo


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Il Lazio cresce più della media italiana ma i segnali di rallentamento dell’economia e i dazi non fanno ben sperare nel futuro. È quanto emerge dall’indagine effettuata da Federlazio sulle piccole e medie imprese della regione.

Come sta l’economia del Lazio

L’indagine Federlazio è stata realizzata nel marzo 2025 su un campione di 500 PMI del Lazio, integrata da un sondaggio rapido ad aprile su 100 imprese per valutare l’impatto delle tensioni commerciali internazionali, in particolare i nuovi dazi voluti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

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Come detto, dal Lazio arrivano dati incoraggianti.  Se nel 2024, il PIL italiano è cresciuto del +0,7%, con un rallentamento atteso nel 2025 (+0,4% acquisito), nella regione è stata registrata una crescita dello 0,8%. Il Lazio, spiega l’indagine, ha mostrato una crescita superiore a tutte le altre in Italia per numero di imprese attive (+1,63%) e un aumento dell’export (+8,5%), in controtendenza rispetto al dato nazionale negativo (-0,4%). Anche l’occupazione è migliorata, con +18 mila occupati nel quarto trimestre 2024 e una crescita media annua di +1,9% negli ultimi cinque anni.

Rallentamenti e difficoltà

Nonostante la tenacia, nel Lazio si osservano segnali di rallentamento e crescenti difficoltà. Il 34,5% delle imprese ha registrato un calo della produzione, mentre solo il 26,5% un aumento. Il manifatturiero è il settore più in difficoltà, con il 46,2% delle aziende in contrazione, mentre i servizi mostrano una dinamica positiva (51,7% con ricavi in crescita).

Saldo negativo nel mercato interno

Nel 2024, il mercato interno privato ha presentato un saldo negativo (-23%), mentre le commesse pubbliche (57% con fatturato in aumento) e l’export (72% con fatturato in aumento) si sono confermati vitali.

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Difficile trovare lavoratori

I posti di lavoro, poi, ci sono ma è difficile trovare i giusti profili. Il 28,6% delle PMI ha infatti incrementato gli addetti, ma il 41% ha riscontrato difficoltà strutturali nel reperimento di manodopera. Questa difficoltà è vista come un problema che “sta diventando un dato strutturale” e una limitazione per l’innovazione digitale.

La propensione all’investimento si mantiene elevata (63,6% delle PMI ha investito nel 2024), con particolare attenzione alla formazione (34,4%) e al marketing/sviluppo di nuovi prodotti (24,4%). L’impegno nel rinnovamento in chiave digitale ha coinvolto il 20% delle PMI anche lo scorso anno.

L’impatto negativo degli aumenti

Tra i fattori con impatti molto o abbastanza negativi che hanno frenato la crescita delle aziende ci sono l’aumento dei prezzi di energia e gas (53,8%), i ritardi nei pagamenti da clienti privati (47,7%), l’inflazione (46,7%) e l’incremento dei costi di materie prime (45,3%).

L’impatto dei dazi Usa

Ad aprile 2025, Federlazio ha sottoposto un nuovo questionario alle imprese per capire l’impatto dei dazi americani. L’attuazione delle misure protezionistiche Usa ha aggravato il clima di incertezza. Il 41% degli imprenditori considera la situazione “piuttosto critica” mentre il 34% teme gravi contraccolpi fino al rischio di chiusura in caso di protrarsi delle tensioni. Il 67% ritiene poco probabile che l’Italia possa compensare le perdite sul mercato USA con altri mercati.

Chi manifesta maggiore disagio sono i titolari di imprese manifatturiere. Tra le preoccupazioni per il futuro, il 22,6% degli imprenditori segnala tensioni legate ai dazi USA.

Cosa fare per il futuro

Le aziende vorrebbero quindi un rinnovato dialogo diplomatico con gli USA (42%), linee di credito agevolato per export extra-UE (35%), sostegno alle imprese colpite (32%), nuovi fondi pubblici per l’internazionalizzazione (30%), e formazione specialistica per riposizionamento sui mercati esteri (28%).

“In questi mesi, le Pmi della nostra regione hanno dimostrato una straordinaria capacità di resilienza e adattamento, riuscendo a sostenere la crescita occupazionale e a mantenere attivi gli investimenti nonostante il contesto economico globale complesso e incerto – dichiara, in una nota, il presidente di Federlazio, Alessandro Sbordoni – tuttavia, il perdurare delle tensioni geopolitiche e, soprattutto, la (temuta) introduzione delle nuove misure protezionistiche da parte degli Stati Uniti stanno causando un significativo innalzamento dei rischi. Le nostre imprese, soprattutto quelle manifatturiere, manifestano segnali di disagio, con contrazioni di fatturato e crescenti difficoltà nei mercati interni e ad incentivare l’attività nei mercati esteri proprio ora che si sono organizzate per accedervi. È pertanto urgente che le istituzioni centrali e locali intervengano con tempestività”.

II dati emersi dalla nostra indagine evidenziano come le Pmi del Lazio stiano affrontando una fase complessa – ha aggiunto il direttore generale, Luciano Mocci – in particolare va sottolineato che quasi la metà delle aziende ha subìto impatti negativi determinati dagli incrementi dei prezzi di materie prime e energia. Ulteriore problema, che sta diventando un dato strutturale, è la difficoltà di reperimento di manodopera. Questo fenomeno costituisce un’ipoteca significativa sulla possibilità di sostenere il processo di innovazione e la diffusione delle applicazioni digitali. In funzione di ciò si evidenzia che l’universo delle imprese nel continuare a investire anche nel 2024, lo ha fatto soprattutto nella formazione e nell’innovazione digitale. Oltre la metà degli intervistati, infatti, esprime un giudizio favorevole sull’adozione dell’intelligenza artificiale”.

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Fonte RomaToday.it



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