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l’idrovolante più antico torna in volo sul lago di Como


Como – È un prodigio di arte e ingegneria, realizzato in legno, tela e poco metallo che, a distanza di 90 anni dalla sua creazione, ancora regala l’emozione del volo, a chi ha la fortuna di mettersi ai comandi. Il Caproncino (il Ca.100 idro I-ABOU) concepito dall’azienda aeronautica italiana fondata da Gianni Caproni e prodotto dalla Macchi, l’ultimo idrovolante più antico in condizioni di volo in Europa, è tornato a solcare il cielo ieri mattina sul lago di Como per il suo compleanno. Il suono del suo motore ha dato il via alla festa appena fuori dall’hangar dell’Aeroclub di Como, e come un drago volante che sputa fiamme dai suoi scarichi, ha salutato gli appassionati.

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L’hangar dell’Aero Club Como

Un privilegio soprattutto per chi è nato a due passi dall’Aeroclub di Como ed è cresciuto con la passione del volo guardando gli idrovolanti decollare, come il comandante Carlo Novati che ieri ha pilotato il Caproncino: “In oltre 15.000 ore di volo, ho pilotato un’infinità di velivoli, in tutto il mondo e per diverse compagnie aeree. Ma imparare a volare il Caproncino è stata una delle esperienze più entusiasmanti della mia carriera”. Un recupero straordinario, quello portato avanti da Gerolamo Gavazzi, che dal 1985, con passione, competenza e instancabile impegno, ha avviato un lungo restauro: completato in una prima fase nel 1991, è stato ulteriormente perfezionato nel 2022. Oggi, anche grazie al sostegno economico di Eric Meltzer, Aero Club Como continua l’opera di conservazione e valorizzazione, mantenendo i certificati di aeronavigabilità.

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Festa per i 90 del Caproncino

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“Era nato come aereo scuola ed era stato costruito in diverse versioni. Una di queste venne usata per la celebre sfida con Tazio Nuvolari. Fu protagonista di imprese incredibili. Uno arrivò fino in Russia.- continua Novati -. È stato un aereo unico. Un “sesquiplano”, un biplano cioè con l’ala superiore più corta, estremamente manovrabile. Mi ha sorpreso la qualità di volo rispetto ai biplani attuali. È molto intuitivo e ha un approccio molto più diretto del pilotaggio. Non ci sono strumenti per capire se il motore a sei cilindri sta girando bene. È una cosa che si fa a orecchio. Quando sbagliamo ce lo fa capire. Ci si sente all’interno dell’elemento aria e non hai bisogno di vedere l’indicatore di velocità”. Nessuna elettronica, se non una radio degli anni ’90, l’aeroplano è esattamente quello che uscito dalla fabbrica: l’elica di legno, le blindatura in ottone, fatta e rivettata a mano: un capolavoro di artigianato.

COMO IDROVOLANTE CAPRONI

Carlo Novati

“Quando ho iniziato a volare a sedici anni, varcai il portone dell’Aeroclub e vidi un’immagine del Caproncino. Non pensavo che un giorno l’avrei pilotato. È un’esperienza meravigliosa, ti riporta alla base del volo ed è un’esperienza molto formativa perché comprendi l’interazione con il mezzo che altri aerei moderni non ti permettono. Bisogna imparare ad essere attenti e sensibili. Ti fa capire perché hai scelto di fare il pilota. Io volevo fare esattamente questo, ma non l’avevo capito fino a quando mi sono messo ai comandi. Ho avuto fortuna, è capitato grazie al dottor Gavazzi che un giorno è venuto da me e mi ha detto: “Hai voglia di occuparti di un vecchio aeroplano?“”.



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