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come rendere intelligenti le organizzazioni


“Con la GenAI in azienda non faccio semplicemente le stesse cose che facevo ieri, ma si fa largo un nuovo modo di fare le cose”: è questa, in estrema sintesi, la sfida lanciata da Lorenzo Cerulli, GenAI leader di Deloitte Central Mediterranean, durante il suo intervento all’AI Week 2025, intitolato “Oltre l’algoritmo: la nuova intelligenza delle organizzazioni”.

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Cerulli, esperto di trasformazione digitale e innovazione nel settore TMT (Technology, Media and Telecommunications), ha proposto una riflessione concreta e urgente su come implementare in modo strategico la GenAI in azienda, passando da un’adozione sperimentale a un’integrazione sistemica e strutturata.

GenAI in azienda: una questione di visione strategica

«Integrare la generative AI all’interno dell’ecosistema aziendale – sottolinea Cerulli – è una cosa completamente diversa rispetto al semplice utilizzo di ChatGPT o dei servizi cloud. Le aziende che stanno avendo successo non sono quelle che si limitano ai piccoli casi d’uso, ma quelle che hanno costruito una visione strategica chiara sull’integrazione della tecnologia nei processi di business».

Con oltre 400 progetti in ambito GenAI realizzati con più di 200 clienti, Deloitte ha osservato una dinamica inequivocabile: la GenAI in azienda diventa davvero un motore di cambiamento solo quando viene inserita in un piano di evoluzione del modello organizzativo, e non come soluzione isolata.

Il fenomeno del “ROI impossibile”

Molte imprese hanno iniziato il loro percorso con piccoli esperimenti, cercando di misurare il cosiddetto “ROI impossibile”, ovvero il ritorno dell’investimento su micro-task come l’automazione di un file Excel. Ma questa logica, secondo Cerulli, è miope: «Non si può valutare l’impatto della GenAI in azienda sulla base di singole iniziative o di progetti pilota isolati. Vince chi capisce che sta cambiando il rapporto con le tecnologie già implementate e agisce per costruire un ecosistema integrato e coerente, capace di generare valore nel tempo».

Questo approccio evolutivo è particolarmente cruciale in un Paese come l’Italia, dove il 99% del PIL è prodotto da piccole e medie imprese, che assorbono oltre il 73% della forza lavoro. In questo contesto convivono aziende ancora attendiste, convinte che la trasformazione digitale non le riguardi, e realtà che stanno iniziando a comprendere la portata del cambiamento in atto.

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Le imprese native generative cambiano le regole del gioco

Cerulli ribadisce che la GenAI può cambiare interi settori di business: «Immaginiamo, ad esempio, un’agenzia di viaggi tradizionale a confronto con un nuovo operatore, dove la GenAI è integrata nativamente nei processi digitali. Mentre il primo modello si affida ancora all’intervento umano per costruire pacchetti ed esperienze, il secondo è in grado di generare, in tempo reale, percorsi di viaggio completamente personalizzati, modellati dinamicamente sulle preferenze dell’utente: un customer journey real-time». L’interazione tra utente e piattaforma si trasforma in un’esperienza fluida e autonoma, capace di aumentare la rilevanza e la conversione. È un esempio concreto di come la GenAI in azienda stia ridisegnando i confini della concorrenza.

«Non serve vincere la guerra dei muscoli – osserva Cerulli – se posso reinventare il gioco». È lo stesso principio che ha guidato Nintendo nel lancio della Wii, in un’epoca in cui i colossi dell’elettronica puntavano sull’hardware sempre più potente. Con un approccio radicalmente diverso, basato sull’esperienza di gioco e sull’accessibilità, Nintendo ha venduto oltre 100 milioni di console, creando un nuovo segmento di mercato. È il paradigma della Blue Ocean Strategy: competere dove gli altri non competono, creando nuove domande, nuovi bisogni, nuove regole.

Il senso di urgenza, secondo Cerulli, è tutto qui: «Questa non è una trasformazione che si può ignorare. Il mondo sta già cambiando, e con esso la concorrenza. Comparando la produttività tra aziende “native generative AI” e realtà “human intensive” quello che emerge è che per generare 100 milioni di euro di ricavi, le prime necessitano di un numero di dipendenti drasticamente inferiore».

È un chiaro segnale che il paradigma operativo sta cambiando: «Midjourney è in grado di generare oltre 4 milioni di dollari di ricavi per dipendente – evidenzia Cerulli – mentre un’azienda tradizionale si attesta su 100-150mila euro. È la dimostrazione che con la GenAI in azienda cambiano radicalmente le metriche della competitività».

GenAI e automazione: la prossima frontiera

Cerulli conclude con una visione ancora più ampia: «Oggi parliamo del cervello, ma presto arriveranno le mani: robot dotati di GenAI che cambieranno anche il mondo della produzione, non solo dei servizi». Un futuro che richiede alle imprese di oggi un’azione decisa.

Il vero rischio non è adottare troppo presto la GenAI in azienda, ma restare indietro. «Questa rivoluzione sta già avvenendo – ribadisce Cerulli – e avverrà indipendentemente dal fatto che le aziende siano pronte o meno».



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