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La nuova era nucleare fra rischi e opportunità


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La nuova era nucleare, rischi e opportunità Nella foto: Giulio Tremonti, Antonio Ereditato, Stefano Buono, Alberto Sangiovanni Vincentelli, Marco Enrico Ricotti, Marta Dassù [
Daniele Paternoster Daniele Paternoster – Archivio Ufficio Stampa PAT]

Perché è così importante il “nuovo nucleare”?  Perché è iniziata una nuova epoca, ha detto Dassù, determinata dallo sviluppo tecnologico, che rende possibile un nucleare più sicuro ed efficiente. Sul piano geopolitico il problema è invece la proliferazione nucleare militare. All’epoca di Kennedy solo 5 potenze avevano l’accesso al nucleare, oggi molte di più fra cui l’Iran. Il nucleare è tornato negli scenari militari anche con la guerra in Ucraina. La lezione è: chi come l’Ucraina rinuncia alle armi nucleari non fa una buona scelta sul piano della sicurezza. La stessa Unione europea oggi si pone il problema di una dissuasione nucleare autonoma dalla Nato.

Per Vincentelli il nucleare è imprescindibile. Le richieste di energia generate dall’intelligenza artificiale e dai centri di calcolo vanno soddisfatte. Il problema è che ci vuole tempo per costruire una centrale. Ci sono le centrali piccole, come quelle francesi, ma producono poca energia. La speranza è la fusione, il cosiddetto nucleare pulito, che non esplode, può eventualmente solo spegnersi. Ma a sua volta consuma moltissima energia. Qualche mese fa esperimenti in California hanno per la prima volta estratto nel processo più energia di quella consumata. È uno spartiacque fondamentale.

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Tremonti ha ricordato che il mondo è globale e tale deve rimanere. Ma è finita l’ideologia della globalizzazione, che metteva il mercato al di sopra della politica e della società. La globalizzazione ha amplificato molti problemi, a partire da quelli legati al cambiamento climatico. Ha anche posto nuovi problemi all’Europa, ad esempio sul versante decisionale. Non si può continuare ad inseguire l’unanimità.

Per Ricotti l’Europa corre il rischio di retrocedere in serie B anche su questi terreni. La Cina e la Russia stanno costruendo tre quarti dei reattori che vengono realizzati in questo momento nel mondo, di ogni tipologia. Naturalmente anche gli USA investono in questo settore e così il Canada. In quanto all’Europa i più avanti sono i francesi, hanno 56 dei circa 100 reattori presenti sul continente. Altri paesi iniziano a cambiare idea, persino la Germania sembra orientata ridiscutere le chiusure del passato.

Buono ha spiegato le attività dell’azienda che conduce: “Tentiamo di fare innovazione. L’idea è potenziare il nucleare per supportare un’industria più sostenibile e meno costosa. In questo momento molti stanno puntando soprattutto sui piccoli reattori, che possono servire piccoli distretti. Noi ci concentriamo sull’uso del piombo liquido nel sistema di raffreddamento, che consente di realizzare macchine più compatte e semplici, oltre che sicure. Il nostro impegno va nella direzione di contribuire a creare una filiera europea e italiana”.

Ereditato ha spiegato innanzitutto che “nel nucleare la narrativa è tutto. Quindi comunicare bene è fondamentale. Da fisico, posso dire che nessun reattore potrà mai produrre un’esplosione nucleare. In un reattore come quello di Chernobyl non si può verificare quello che si realizza in una bomba atomica. Inoltre non si sottolinea mai abbastanza che il nucleare ha utilizzi virtuosi, ad esempio viene utilizzato nella radioterapia e nella protonterapia, fondamentali per curare il cancro. Ma perché oggi si è tornati a discutere di nucleare? Perché l’energia è un tema fondamentale. Oggi oltre ai trasporti, al civile e all’industriale è in fortissima crescita il consumo di energia prodotto dall’informatica. Non solo: è cresciuto il bisogno di indipendenza energetica, in paesi come l’Italia che ricorrono alle fonti estere, come la Russia o i paesi arabi. Per quanto riguarda le scorie, ovvero il combustibile esausto dei reattori “di vecchia generazione”, radioattivo per 100.000 anni. rappresenta uno dei problemi fondamentali. Una soluzione alternativa al seppellimento delle scorie (concepita originariamente da Rubbia) era quella di rendere inoffensive le scorie per via tecnologica. Il nuovo approccio è utilizzarle per far funzionare i nuovi reattori, quelli di quarta generazione. Una soluzione innovativa, giudicata molto interessante.

In Italia, si è anche sottolineato a più riprese, spesso si genera un cortocircuito fra politiche pubbliche e interessi locali. Ogni volta che si pone la necessità di fare un grosso investimento, ad esempio per un inceneritore, le comunità interessate insorgono. Al tempo stesso, ci sono sempre più imprese che intendono decarbonizzare e quindi sono alla ricerca di fonti energetiche diverse, più sicure ed economiche. L’auspicio del Cirten è che le cose si muovano, che il Parlamento approvi una legge delega in materia e che si facciano tutti i passi necessari per avviare nel Paese una strategia di sviluppo del nucleare civile. A livello di opinione pubblica c’è molta maggiore apertura che in passato, anche nei giovani. La condizione fondamentale sul piano politico è un approccio bypartisan, perché il nucleare ha bisogno di tempo per essere sviluppato. Certamente un tempo più lungo di una legislatura.



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