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Industria manifatturiera italiana: 2025 all’insegna della stabilità, ma lo slancio arriverà dagli investimenti e dall’export


Dopo un 2024 segnato da incertezze e performance in calo, il 2025 si prospetta come un anno di stabilizzazione per l’industria manifatturiera italiana. È quanto emerge dal nuovo Rapporto Analisi dei Settori Industriali presentato da Intesa Sanpaolo e Prometeia, secondo cui il comparto manterrà il fatturato sui livelli dello scorso anno, con una crescita modesta a prezzi correnti (+1,8%) e un valore complessivo che dovrebbe raggiungere 1.143 miliardi di euro, ben 229 in più rispetto al periodo pre-pandemico del 2019.

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Le performance migliori sono attese in comparti ad alta resilienza come la Farmaceutica, che dovrebbe crescere del 2,4% su base annua, seguita dalla Meccanica (+1,7%) e dal settore del Largo consumo (+1,2%). Tuttavia, il contesto globale rimane fragile e carico di tensioni, a partire dalla nuova ondata di misure tariffarie negli Stati Uniti che, pur momentaneamente sospese, continuano a generare incertezza sul futuro degli scambi commerciali internazionali.

Export e consumi interni: le leve della ripresa
In uno scenario complesso, sarà soprattutto il canale estero a trainare la crescita, grazie al recupero della domanda europea – sostenuta dal rallentamento dell’inflazione e dalla graduale ripresa della Germania, partner fondamentale per l’industria italiana. Si conferma quindi il ruolo cruciale del commercio intra-UE, che potrà compensare in parte la debolezza della domanda globale e le incertezze legate alla politica commerciale americana.

Anche il mercato interno darà segnali di vitalità, seppur disomogenei. Da un lato, i consumi beneficeranno del miglioramento del potere d’acquisto delle famiglie e dei rinnovi contrattuali, ma resteranno compressi da un’inflazione ancora superiore ai livelli pre-crisi. Dall’altro, si prevede una ripartenza degli investimenti grazie agli incentivi della Transizione 5.0 e a condizioni reddituali favorevoli per le imprese, che tornano a scommettere sui beni strumentali dopo lo stallo del 2024.

Guardando al futuro: investimenti, export e transizione al centro del quadriennio 2026-2029
Nel medio termine, il settore manifatturiero italiano dovrebbe tornare a crescere con maggiore dinamismo, grazie agli effetti degli investimenti legati al PNRR. Il periodo 2026-2029 dovrebbe registrare una crescita media annua dell’1% a prezzi costanti, con un biennio iniziale più brillante (+1,2% nel 2026-27), seguito da una decelerazione negli anni successivi.

Ancora una volta, le esportazioni si confermeranno essenziali. Nonostante un contesto globale meno favorevole, l’Italia dovrebbe mantenere una forte capacità competitiva nei segmenti ad alto valore aggiunto, con un saldo commerciale che toccherà 134 miliardi di euro nel 2029, oltre 30 miliardi in più rispetto al 2019. Più della metà di questo avanzo sarà garantito dal comparto della Meccanica, che potrebbe beneficiare anche di una ristrutturazione della base produttiva americana.

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La sfida della doppia transizione e il nodo delle competenze
Per cogliere le opportunità dei mercati più dinamici, le imprese italiane dovranno continuare a investire su digitalizzazione, sostenibilità ed efficienza energetica. Tuttavia, il divario tecnologico con i principali concorrenti europei – soprattutto per le PMI – resta significativo, così come la carenza di competenze specializzate, vero nodo critico per una crescita sostenuta nel lungo periodo.

Anche per questo, si guarda con interesse agli investimenti diretti esteri (IDE), soprattutto negli Stati Uniti, dove la presenza produttiva italiana si è rafforzata. Settori come Meccanica, Alimentare e Gomma-plastica risultano i più attivi sul fronte delle acquisizioni, confermando la crescente rilevanza della strategia internazionale per contrastare le incertezze legate agli scambi globali.

Settori a confronto: chi guida la crescita, chi resta indietro
Nel ranking dei settori più dinamici al 2029, brillano Largo consumo e Farmaceutica, con una crescita media annua attesa del +2,4%, sostenuta da esportazioni in crescita e dalla spesa dei consumatori per benessere e cura personale. Bene anche Meccanica (+2,1%), Elettronica (+1,8%) ed Elettrotecnica (+1,5%), trainati dalla doppia transizione.

In affanno, invece, i settori legati alla produzione di beni durevoli per la casa – Mobili ed Elettrodomestici – e quelli dei beni intermedi, penalizzati da costi energetici strutturalmente alti e regolamentazioni ambientali stringenti. Maglia nera al comparto Prodotti e materiali da costruzione, che potrebbe subire una contrazione media annua dell’1,8%, complice il rallentamento dell’edilizia residenziale.

Redditività sotto pressione, ma investimenti sostenibili
Infine, sul fronte della redditività, gli indicatori segnalano un fisiologico ridimensionamento rispetto ai picchi del triennio 2021-23, ma restano su livelli superiori al 2019. Il margine operativo lordo (MOL) si attesterà attorno al 9,4% e il ROI all’8,2%, grazie anche a una buona rotazione del capitale e agli investimenti effettuati negli anni recenti. Una tenuta che consentirà alle imprese di continuare a investire, nonostante le pressioni sui costi e la competitività sempre più selettiva dei mercati globali.

Industria manifatturiera italiana 2025: stabilità e cauto ottimismo
Nel 2025 il fatturato dell’industria manifatturiera italiana si stabilizzerà sui livelli del 2024 a prezzi costanti, con una crescita limitata a +1,8% a prezzi correnti, per un totale di 1.143 miliardi di euro (+229 mld rispetto al 2019). I settori più dinamici saranno Farmaceutica (+2,4%), Meccanica (+1,7%) e Largo consumo (+1,2%).

Export e mercato interno: i motori della crescita
Export: Decisivo il contributo della domanda europea, trainata dalla ripresa tedesca e dal calo dell’inflazione. La riattivazione del commercio intra-UE bilancerà la debolezza globale e le incertezze USA.
Domanda interna: In lieve ripresa grazie alla crescita dei consumi (sostenuti dal recupero del potere d’acquisto e dai rinnovi contrattuali) e alla ripartenza degli investimenti, favorita dagli incentivi di Transizione 5.0 e da buone condizioni reddituali delle imprese.

Prospettive 2026-2029: crescita moderata e guidata dagli investimenti
Nel quadriennio 2026-2029, il manifatturiero crescerà in media dell’1% annuo a prezzi costanti, spinto fino al 2027 dal PNRR. Le esportazioni resteranno determinanti, con un saldo commerciale in crescita fino a 134 miliardi di euro al 2029 (+31 mld rispetto al 2019), trainato soprattutto dalla Meccanica.

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Competitività e doppia transizione: le leve strategiche
La transizione digitale ed ecologica resterà centrale per mantenere la competitività. Tuttavia, permane un ritardo delle PMI nell’adozione di tecnologie avanzate e una carenza di competenze qualificate. Gli investimenti diretti esteri, in particolare negli Stati Uniti, si confermano una leva strategica per affrontare l’incertezza globale.

Redditività e settori in evidenza
Redditività in leggero calo rispetto ai picchi 2021-2023, ma sostenibile: MOL al 9,4% e ROI all’8,2% nel 2029.
Settori più promettenti (2026-2029, crescita media annua):

Largo consumo e Farmaceutica: +2,4%
Meccanica: +2,1%
Elettronica: +1,8%
Elettrotecnica: +1,5%
Crescita modesta per Autoveicoli, Sistema moda, Alimentare e bevande (sotto l’1%)
Prodotti e materiali da costruzione in contrazione (-1,8%)



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