Oltre 80 illustri economisti dell’UE, tra i quali 13 italiani, hanno lanciato un avvertimento in merito al pacchetto Omnibus I della Commissione Europea, sostenendo che rappresenta una battuta d’arresto significativa che potrebbe compromettere la leadership globale dell’UE in materia di sostenibilità e diritti umani. Nella loro dichiarazione congiunta “Oltre i profitti a breve termine: perché l’UE deve difendere la direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità aziendale e il Green Deal”, gli economisti sostengono che i tentativi di indebolire la direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità aziendale (CSDDD) e la direttiva sul reporting di sostenibilità aziendale (CSRD) all’interno del pacchetto Omnibus I non sono solo politicamente miopi, ma anche economicamente infondati ed esortano la Commissione, il Consiglio e il Parlamento Europeo a garantire un’attuazione tempestiva e ambiziosa della CSDDD e delle altre normative del Green Deal europeo.
La dichiarazione congiunta degli economisti smonta l’argomentazione secondo cui le normative sulla sostenibilità influiscono negativamente sulla competitività. Piuttosto, si chiarisce che tra i fattori strutturali che contribuiscono alla decelerazione economica dell’Europa figurano i decennali ritardi su investimenti in infrastrutture e servizi pubblici, il calo della domanda interna alimentato dalla persistenza di bassi salari e le crescenti disuguaglianze.
Inoltre, gli economisti sottolineano che le normative sulla sostenibilità stanno iniziando a entrare in vigore e che qualsiasi modifica all’impianto normativo esistente potrebbe indebolire significativamente la struttura giuridica e creare incertezza per gli investitori. Tra i principali risultati evidenziati nella loro dichiarazione figurano:
Costi di conformità trascurabili per le grandi aziende nell’attuazione degli obblighi di due diligence: in media solo lo 0,009% del fatturato (studio della London School of Economics).
Il supporto delle aziende agli obblighi di due diligence: ad esempio, solo il 7% delle aziende tedesche si oppone a tali misure (Handelsblatt Research Institute, 2024).
Rischi per la fiducia degli investitori e la coerenza normativa in caso di revoca delle norme sulla sostenibilità.
Per la Campagna Impresa 2030, questa dichiarazione congiunta di prominenti economisti europei, è un avvertimento estremamente significativo che non può essere ignorato dalla politica.
“L’ISTAT ha di recente confermato una forte relazione positiva tra sostenibilità e produttività tra le imprese più impegnate nella tutela dell’ambiente” – dichiara Cristiano Maugeri di ActionAid, coportavoce della Campagna Impresa 2030. “La garanzia dei diritti delle persone che lavorano lungo le filiere globali raggiunto con la Direttiva Due Diligence – prosegue Maugeri – rappresenta un valore aggiunto da tutelare per l’Europa e su cui investire, non certo da smantellare cedendo alle pressioni delle lobbies che vogliono allontanare l’UE dalla transizione ecologica giusta ”.
La trasformazione sociale ed ecologica dell’economia è diventata più necessaria che mai ed è il momento che i responsabili politici diano dimostrazione del loro impegno volto a riaffermare la leadership dell’UE per i diritti umani e la sostenibilità.
Note:
Dichiarazione degli economisti qui:
https://docs.google.com/document/d/1kkeDR_gk8w8YGC5PGbZOd6KA8qQb8Mc1yp4K-0Nd9II/edit?tab=t.0
Lista dei firmatari, tra cui i 13 italiani, qui:
https://docs.google.com/document/d/1MPu8vHfk6UBt8OvodAAwJQfbUlTYFJsiR9Ms4nraDTs/edit?tab=t.0
La Campagna Impresa 2030 è composta dalle seguenti organizzazioni: Action Aid Italia, Equo Garantito, Fair, Fairtrade, Focsiv, Fondazione Finanza Etica, HRIC (Human Rights International Corner), Mani Tese, Oxfam Italia, Save the Children e We World.
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