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il settore tra crisi e rilancio


Dopo dieci anni di crescita e due stagioni segnate da rallentamenti, il settore birrario italiano si trova oggi a un nuovo bivio. Il 2024 si presenta come un anno di transizione, in cui le difficoltà legate all’inflazione, alla contrazione dei consumi e all’instabilità economica internazionale si sono fatte sentire in modo tangibile, ma non tale da mettere in discussione la tenuta complessiva del comparto. La fotografia che emerge dal nuovo Annual Report di AssoBirra dal titolo “Birra, un futuro da gustare” – presentato a Roma, all’Hotel de Russie, martedì 20 maggio – restituisce l’immagine di un settore che, pur confrontandosi con una congiuntura sfidante, conferma la sua capacità di adattarsi, innovare e guardare con visione al futuro.

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La birra, in Italia, è molto più di una bevanda: è un fenomeno economico e culturale, un pezzo importante del sistema agroalimentare nazionale. Lo ricorda anche il Vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, che durante la conferenza stampa ha sottolineato l’urgenza di accompagnare il comparto con politiche pubbliche coerenti e strutturali, soprattutto sul fronte fiscale e ambientale. «Il comparto birrario – ha dichiarato – è un’eccellenza che va tutelata. Bisogna sostenerlo nei suoi sforzi per crescere, innovare e affrontare le sfide ambientali. È una questione economica, ma anche culturale».

Le difficoltà non mancano. La produzione e i consumi hanno registrato un leggero calo rispetto all’anno precedente, segno che l’aumento dei prezzi e la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie iniziano a pesare anche su beni considerati accessibili e quotidiani, come la birra. In parallelo, si è ridotta la quota di birra esportata e anche l’import ha subito una contrazione. Nonostante ciò, il mercato interno mostra una certa vitalità, anche grazie a un progressivo riequilibrio tra consumo domestico e fuori casa, quest’ultimo in costante ripresa dopo la frenata dovuta alla pandemia.

Un aspetto su cui AssoBirra richiama con forza l’attenzione è quello della fiscalità. Le accise sulla birra, in costante aumento, rischiano di compromettere non solo la competitività delle aziende italiane rispetto a quelle di altri Paesi europei, ma anche la capacità stessa del settore di continuare a investire in innovazione e sostenibilità. Per il Presidente di AssoBirra, Alfredo Pratolongo, è arrivato il momento di mettere mano a un sistema che penalizza ingiustamente un comparto strategico: «l’accisa può arrivare a incidere fino al 40% del prezzo finale di una bottiglia. Questo è un freno alla crescita, agli investimenti e all’occupazione. Se vogliamo che la birra continui a creare valore per il Paese, serve una fiscalità più equa e più lungimirante».

Ma non è solo l’aspetto fiscale a preoccupare. Sul tavolo c’è anche il dibattito internazionale sul consumo di alcol, sempre più orientato verso politiche restrittive che non distinguono tra abuso e consumo moderato. In questo senso, AssoBirra insiste nel chiedere il riconoscimento della birra come bevanda da pasto, alla luce del ruolo che ha assunto nel modello di consumo italiano, fatto di moderazione, convivialità e attenzione alla salute. «La birra – ha aggiunto Pratolongo – si conferma una bevanda da pasto apprezzata per naturalità, moderazione e convivialità, sempre più rappresentata anche dalle versioni a basso o nullo contenuto alcolico, in linea con stili di vita equilibrati e all’insegna della moderazione».

Proprio nel segno della consapevolezza, il settore sta puntando con decisione su segmenti emergenti come quello delle birre a basso o nullo contenuto alcolico. Un mercato ancora di nicchia, ma in costante espansione, che intercetta nuove esigenze di benessere e stili di vita più sobri. Parallelamente, continua lo sforzo delle imprese verso una transizione ecologica che non sia solo obbligo normativo, ma leva competitiva. Gli investimenti in energie rinnovabili, packaging sostenibili, riduzione degli sprechi e filiere locali sono ormai parte integrante della strategia del comparto.

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Su questo fronte, la voce di Federico Sannella, vicepresidente di AssoBirra con delega alla sostenibilità, è chiara: la transizione ecologica è un percorso che coinvolge l’intera filiera e che non può essere affrontato senza un sostegno adeguato: «In un contesto segnato da margini sempre più ridotti, il cammino verso la neutralità climatica impone un’azione collettiva, che non può più gravare unicamente sulle singole imprese» ma affrontato su larga scala. La sostenibilità, per Sannella, è anche sociale: significa valorizzare il capitale umano, promuovere l’inclusione, formare nuove competenze e rendere il settore attrattivo per i giovani.

In definitiva, nonostante il rallentamento dei consumi e le difficoltà legate a un quadro economico ancora incerto, il comparto dimostra di avere la forza e la visione per affrontare il futuro. Investimenti, innovazione e una chiara identità culturale rappresentano le leve su cui costruire la ripresa. Ma per farlo, servono politiche pubbliche all’altezza della sfida. Perché la birra, in Italia, non è solo un piacere quotidiano, ma un settore che genera valore, occupazione e identità. E che, se messo nelle giuste condizioni, può continuare a crescere.







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