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Pnrr, dal green ai trasporti la riscrittura vale 72 miliardi


Poco più di un mese. Sono i tempi entro i quali il governo attende dalla Commissione europea e dal Consiglio europeo il via libera ai correttivi presentati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Modifiche perlopiù tecniche quelle che oggi il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, illustrerà alla Camera e che, a breve, saranno accompagnate da una revisione più profonda del Recovery italiano. «Garantire risultati concreti entro la scadenza del Piano», ossia entro il 2026. Su questo principio si basano le modifiche sulle quali Roma ha iniziato le interlocuzioni con Bruxelles già in marzo.

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Un’ulteriore revisione seguirà «in tempi rapidi» e allora sarà il momento di approfondire temi come Transizione 5.0, ossia gli incentivi per gli investimenti sostenibili e digitali; le tecnologie per le emissioni zero, ma anche misure per l’inclusione sociale, il lavoro e il turismo. Si capirà anche come prenderanno corpo alcuni veicoli finanziari, pensati sul modello spagnolo, per permettere di usare una piccola parte dei fondi oltre il 2026, e lo spostamento dal Pnrr ai fondi di coesione di alcune opere che in teoria non si riuscirà a terminare entro la scadenza della prossima estate.

LE MODIFICHE
I correttivi che saranno presentanti oggi toccano 107 tra investimenti e riforme. Un intervento sollecitato anche dalle amministrazioni competenti per raggiungere i traguardi nei tempi previsti e poter richiedere le prossime rate.

Con il pagamento della settima rata, attualmente in fase di verifica finale l’Italia avrà ricevuto 140 miliardi di euro su 194,4 miliardi, il 72% della dotazione complessiva e avrà raggiungo il 55% degli obiettivi programmati.

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Nel primo semestre dell’anno gli obiettivi da raggiungere sono 40 di cui quelli completati, secondo l’ultima relazione della Corte dei Conti, sono al momento soltanto tre, due del ministero dell’Univeristà e uno del dicastero delle Imprese.

In molti casi la riscrittura portata oggi alle Camere serve soltanto a corregge errori materiali. Altri interventi spostano invece risorse finanziarie. Il tutto per riuscire a incassare senza intoppi i 72 miliardi legati alle ultime quattro rate del Piano. La richiesta della settima è già partita, ma servono alcuni accorgimenti. Le altre tre sono legate ai traguardi da raggiungere entro giugno del prossimo anno.

Nella nuova distribuzione delle risorse entrano tra le altre misure più soldi per l’alta velocità nel Sud d’Italia. Da poco più di 3,8 miliardi si passa a 4,1 miliardi. Si perdono cinque chilometri sulla linee Napoli-Bari, Salerno-Reggio Calabria e Palermo Catania, ma entrano altri 41 chilometri in tratte già pronte per l’autorizzazione nelle stesse aree. Anche al nord alcune criticità sono state sopperite sostituendo 49 chilometri previsti con altri interventi. Il metodo lo ha spiegato l’amministratore delegato di Rfi, Aldo Isi, in audizione alla Camera. In pratica le risorse vengono spostate su tratte o lotti che è più facile terminare entro la scadenza del 2026 o del target da raggiungere. La spesa prevista però non cambia, anzi il gruppo delle ferrovie garantisce che sarà usato fino all’ultimo soldo.

A slittare sono invece i tempi per installare lungo la penisola le colonnine di ricarica per le auto elettriche. Non soltanto l’investimento viene ridotto di 597 milioni, destinati a finanziari incentivi fino a 11mila euro per acquistare auto a emissioni zero, ma il numero delle colonnine da realizzare scende a 12mila (prima era a oltre 21mila) e i tempi di realizzazione dell’intervento slittano di sei mesi a giugno 2026.

In tema di spazio, il focus sui telescopi passa dalla loro messa in servizio alla loro realizzazione. Qualcosa del genere è stato deciso sul rinnovo del parco autobus regionale in chiave verde. Non si parla più di entrata in servizio e acquisto, ma di immatricolazione.

LE FILIERE
Cambia anche l’investimento per favorire le filiere produttive strategiche per la transizione ecologica. L’investimento cosiddetto Net Zero è stato accorpato a quello sulle batterie, con una dotazione finanziaria complessiva di 3,5 miliardi, riducendo il numero di obiettivi da raggiungere e garantendo così l’impegno, attraverso Invitalia, del cento per cento delle risorse impegnate. Meno soldi anche per l’idrogeno con 640 milioni che passano alla produzione di biometano. Novità anche sull’adozione dell’identità digitale. Il perimetro da considerare per arrivare all’obiettivo non prende più in considerazione i soli cittadini italiani, ma tutti i titolari di una identità digitale, comprese stranieri residenti in Italia e italiani all’estero.

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