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Il terzo mandato e i poteri sostitutivi al centro del festival delle regioni a venezia


Il Festival delle Regioni di Venezia ha messo al centro del dibattito temi decisivi per il futuro della governance locale e nazionale. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha chiuso l’evento richiamando l’attenzione sulla questione del terzo mandato per i presidenti regionali, e sulla gestione dei poteri sostitutivi nelle sanità. Di fronte a sensibilità differenti tra le regioni, si è comunque raggiunto un voto unitario per richiedere al governo un approfondimento su questi punti delicati. Contemporaneamente, è emersa una forte preoccupazione sulla gestione dei fondi europei e sulla necessità di rafforzare la collaborazione tra territori e imprese per affrontare la crisi internazionale.

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La gestione dei fondi europei e la centralizzazione delle decisioni

Nel corso dell’incontro è emersa una fortissima critica alla gestione centralizzata dei fondi europei, specie in relazione al Pnrr e ai fondi di coesione. Fedriga ha evidenziato come il centralismo abbia portato ad inefficienze, rallentamenti e risultati inferiori alle aspettative. Per questo, ha chiesto che si dia più spazio alle regioni nel governo dei finanziamenti, proprio perché sono loro a conoscere meglio le esigenze dei territori e le modalità di intervento più efficaci.

Secondo Fedriga, bypassare le regioni significa perdere quella visione completa del territorio che può garantire investimenti mirati e risposte rapide ai problemi sul campo. La proposta delle regioni si fonda su questo presupposto: una cooperazione che saldi competenze e risorse territoriali a quelle nazionali, evitando sprechi e ritardi. Da questa prospettiva si dipana la loro volontà di giocare un ruolo decisivo nel rilancio dell’economia italiana a livello locale e internazionale.

Poteri sostitutivi in sanità e la richiesta di regole chiare

Durante il festival è tornato più volte il tema dei poteri sostitutivi nel campo della sanità. Fedriga ha ribadito che le regioni non si oppongono in modo categorico all’uso di tali poteri, ma richiedono che vengano stabilite regole precise e trasparenti. Diverse esperienze passate, infatti, hanno mostrato come interventi statali diretti o commissariamenti non abbiano risolto le problematiche legate ai servizi sanitari regionali. Anzi, in certi casi, hanno finito col rallentare i processi e ledere l’efficienza, danneggiando i cittadini.

Il presidente ha detto che la proposta delle regioni punta ad una collaborazione strutturata con il governo, basata sul rispetto dei ruoli e sulle competenze concorrenti. Con questo modello, si spera di favorire un’azione che rispetti le peculiarità dei territori, senza che la gestione centralizzata limiti la capacità di risposta delle singole regioni. Fedriga ha sottolineato la necessità di conoscere i parametri precisi che innescano l’attivazione dei poteri sostitutivi, “per evitare azioni arbitrarie e soluzioni inefficaci nel tempo.”

Sfide internazionali e ruolo delle regioni nell’economia

Vi è stata anche una parte dedicata alle tensioni internazionali che stanno influenzando il sistema produttivo italiano. Fedriga ha evidenziato come i grandi blocchi geopolitici impegnati in rivalità influenzino inevitabilmente le imprese italiane. Anche se le regioni non hanno potere diretto su questi scenari globali, devono però prepararsi per fronteggiare le conseguenze economiche e sociali che ne derivano. Secondo lui, è fondamentale aiutare le aziende a trovare nuovi mercati e diversificare gli sbocchi commerciali.

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A tale scopo, si punta alla creazione di piattaforme di supporto che consentano alle imprese di proiettarsi verso opportunità più ampie e meno dipendenti da pochi partner. Questo è particolarmente importante per evitare situazioni emergenziali come quella vissuta nel settore energetico negli ultimi anni. Le regioni intendono offrire un contributo concreto al paese, valorizzando le singole caratteristiche e proponendo un modello di sviluppo che sappia affrontare i rischi e le sfide del futuro.

La questione del terzo mandato tra differenze e unità

Nel festival, il tema del terzo mandato ha catalizzato gran parte del confronto tra i presidenti regionali. Fedriga ha sottolineato che, pur rimanendo diverse le opinioni tra le regioni, tutte le presidenze hanno dimostrato una capacità di dialogo significativa. Questo dialogo ha permesso di approvare un documento comune da inviare al governo. Quel documento chiede un approfondimento istituzionale sulle conseguenze e sulle modalità di introduzione del terzo mandato per i presidenti delle regioni. Il tema riveste una particolare importanza perché coinvolge direttamente la governabilità degli enti territoriali e la stabilità politica a livello locale.

L’approccio dei presidenti ha mostrato come il confronto di idee differenti sia ancora possibile, e che le differenze tra sensibilità non impediscono di trovare punti di equilibrio su questioni delicate. Il dialogo ha evitato divisioni nette, puntando piuttosto a costruire una linea unitaria da presentare alle istituzioni centrali. Fedriga ha definito questo risultato come la dimostrazione di una “grande alleanza istituzionale” da cui il paese potrà trarre beneficio, suggerendo che il rafforzamento dei ruoli regionali vada considerato con attenzione e senza pregiudizi.

Il contributo delle regioni per il futuro del paese

Fedriga ha chiuso il festival lanciando un appello forte al ruolo delle regioni come motore attivo del paese. Ha ricordato che ogni regione ha le sue caratteristiche, ma tutte insieme possono costruire un modello che guarda avanti, con scelte coerenti e audaci. Le regioni non si considerano solo come enti amministrativi, ma come attori che possono rischiare e puntare su progetti di sviluppo per il domani.

Non si tratta solo di gestione, ma di offrire un piano di azione che coinvolga imprese, territori e comunità, superando logiche di conflitto e centralismo e valorizzando il contributo di ogni realtà locale. Il Festival delle Regioni ha così tracciato una linea di collaborazione che potrebbe segnare una nuova fase per il sistema territoriale italiano. La sfida, soprattutto, sarà mettere in pratica questi principi e trasformarli in politiche concrete.



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