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Formazione, innovazione e sostenibilità: sono questi i pilastri su cui si fonda la competitività delle imprese ortofrutticole italiane secondo i risultati di una ricerca presentata il 7 maggio 2025 alla fiera Macfrut di Rimini.

La ricerca, promossa da EBAN (Ente Bilaterale Nazionale) e ForAgri, è stata condotta dallo spin-off accademico VSafe dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il coordinamento scientifico del prof. Gabriele Canali. All’evento erano presenti, tra gli altri, anche i presidenti Roberto Caponi (EBAN) e Vincenzo Conso (ForAgri).

Formazione tecnica, sostenibilità e digitalizzazione al centro
Dall’analisi emerge come la formazione nelle aziende ortofrutticole si concentri sempre più su temi tecnici, sostenibilità ambientale, gestione efficiente delle risorse idriche e uso razionale dei fertilizzanti. Centrale anche l’adozione di metodi innovativi per l’irrigazione e l’agricoltura di precisione, con oltre 500 soluzioni 4.0 già operative in Italia.

Obiettivo dello studio
L’indagine ha avuto come finalità quella di valutare, attraverso un questionario semi-strutturato, il ruolo della formazione nella competitività aziendale.

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Le aziende coinvolte hanno fornito una valutazione degli impatti percepiti su sette variabili comuni: qualità della produzione, produttività, motivazione dei lavoratori, innovazione, resa produttiva, costi di produzione e fatturato.

Le tre aree della formazione
L’indagine ha individuato tre macro-ambiti nei quali si è concentrata la maggior parte della formazione aziendale:

  1. Gestione e organizzazione aziendale: dalla qualità dei processi produttivi al controllo dei costi, dalla logistica all’implementazione di sistemi di certificazione (Area 1).
  2. Competenze agronomiche e digitali: lavorazioni del terreno, potatura, innesto, irrigazione, uso di macchinari e strumenti digitali (Area 2).
  3. Tecnologie per la sostenibilità: gestione fitosanitaria, uso efficiente dell’acqua e dei fertilizzanti, agricoltura di precisione e pratiche eco-compatibili (Area 3).

Il livello di copertura dei corsi è stato alto: 100% per l’Area 3, 80% per l’Area 2, e 60% per l’Area 1.

I temi della formazione: dalla tecnica all’innovazione
Tra gli argomenti più frequenti nei corsi erogati emergono:

  • Argomenti tecnici: lavorazioni del terreno, potatura, innesto, raccolta e prevenzione fitopatologica, con attenzione alle tecniche di conservazione della fertilità del suolo e alla produzione integrata.
  • Metodi innovativi per l’irrigazione: fertirrigazione e distribuzione razionale di concimi e acqua, per ridurre gli sprechi e migliorare l’assorbimento dei nutrienti.
  • Agricoltura di precisione: uso di tecnologie 4.0 per monitoraggio in tempo reale, data analytics, e automazione dei processi agricoli.
  • Gestione aziendale: corsi orientati al miglioramento organizzativo, al controllo di qualità secondo standard ISO 9001, e alla minimizzazione dei rischi aziendali.

I risultati: dove la formazione fa la differenza
Le aziende hanno valutato positivamente l’effetto della formazione sulla qualità della produzione (4,2/5), sulla produttività (3,9) e sulla motivazione dei lavoratori (3,8). Più contenuto l’impatto su costi di produzione (3,0) e fatturato (2,9), a conferma che i benefici della formazione si vedono soprattutto su fattori qualitativi e gestionali.

Particolarmente marcato l’impatto positivo per le aziende con coltivazioni in serra, che mostrano migliori performance in tutte le variabili, specie in termini di innovazione e controllo. In particolare, le aziende che praticano coltivazioni in serra hanno mostrato i migliori risultati, grazie a un maggiore controllo dei processi e a una più alta propensione all’adozione di tecnologie avanzate, come la micro-irrigazione, l’idroponica e l’automazione.

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Meno marcati, ma comunque rilevanti, gli effetti su resa produttiva, costi e fatturato.

Le criticità emerse
Non mancano tuttavia le difficoltà. Le imprese segnalano la scarsità di manodopera qualificata, la stagionalità dei lavoratori, la difficoltà a pianificare la formazione in tempi utili e la necessità di un approccio più pratico nei corsi, specie per i lavoratori stranieri che talvolta faticano a comprendere la lingua italiana.

Inoltre, molte aziende dichiarano che non sempre riescono a misurare con precisione l’impatto della formazione, a causa della mancanza di strumenti di analisi dei costi-benefici e dell’assenza di un vero e proprio sistema di valutazione.

Una leva strategica per il futuro
Nonostante le criticità, il messaggio emerso dall’indagine è chiaro: la formazione è percepita come una leva strategica, capace di attivare processi virtuosi in termini di innovazione, efficienza, qualità e resilienza della filiera. Le aziende che investono di più in questo ambito sono anche quelle più dinamiche e pronte a reagire ai cambiamenti climatici, di mercato e tecnologici, aumentando anche la capacità di gestire le situazioni di rischio.

Si registrano anche progressi significativi: diverse imprese segnalano che la formazione ha migliorato l’organizzazione interna, incentivato l’uso della micro-irrigazione e rafforzato la comunicazione tra reparti.

I risultati evidenziano la necessità di continuare a investire in percorsi formativi mirati e accessibili, capaci di coniugare tecnologie e capitale umano. Infatti, in un settore ad alto livello di lavoro umano come quello ortofrutticolo, far acquisire ai lavoratori almeno le competenze di base è l’unica garanzia di una certa stabilità e continuità aziendale, fidelizzando il personale.

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