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I temi del pomeriggio del The Art Symposium 2025


Con la terza e ultima sessione tematica si è chiusa con successo la seconda edizione del The ART Symposium, una giornata di confronto ad alta intensità, articolata in tre panel, che ha riunito esperti, rappresentanti istituzionali e operatori del settore per mettere a fuoco il ruolo strategico della cultura nelle trasformazioni del nostro tempo. L’obiettivo è quello di istaurare un dialogo concreto tra mondo della cultura e sistema economico-produttivo, tra pubblico e privato, con l’intento di delineare visioni comuni, strategie condivise e modelli d’intervento sostenibili.

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Dopo una mattinata incentrata sul soft power culturale come leva di influenza geopolitica e sulle dinamiche istituzionali legate alla gestione del patrimonio, il programma si è concluso nel pomeriggio del 19 maggio con il panel intitolato Il valore economico della cultura: investimenti di successo, dedicato al rapporto tra cultura ed economia, con particolare attenzione alle implicazioni etiche e strategiche degli investimenti nel settore artistico e culturale. Un focus pensato per approfondire le connessioni tra impresa, finanza e patrimonio culturale, andando oltre la semplice logica del ritorno economico, verso una concezione più articolata e responsabile dell’investimento in cultura.

A moderare l’ultimo panel è stata Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Con il suo intervento ha introdotto l’ultima sessione, spiegando come dopo aver trattato di diplomazia culturale e gestione delle risorse, fosse ora il momento di parlare esclusivamente di economia. Sul palco tre figure di spicco nel panorama degli investimenti culturali: Ernesto Lanzillo, responsabile Deloitte Private per l’area Mediterranea; Ernesto Fürstenberg Fassio, presidente di Banca Ifis; e Andrea Marchiori, amministratore delegato di Techbau.

È stata proprio Mazzantini a sottolineare come l’Italia sia “ricca” grazie al suo immenso patrimonio culturale, un tesoro che definisce “petrolio del Paese” e che spiega il crescente interesse di banche e aziende in questo settore strategico.

Andrea Marchiori: investire in cultura senza ritorno economico, per passione e responsabilità

Andrea Marchiori ha raccontato l’approccio di Techbau, azienda che opera nel campo delle costruzioni e che da tempo integra elementi artistici nei propri progetti. A Roma, ad esempio, è in fase di sviluppo uno studentato in via Crocifisso. Qui, in collaborazione con l’architetto Mario Cucinella e la stessa Mazzantini, l’azienda sta lavorando a una convenzione per la gestione di un ampio spazio. L’iniziativa prevede un concorso rivolto a giovani artisti, con l’intento di inserire un’opera permanente nell’edificio, e la creazione di una piazza con un’opera firmata da un artista affermato. “Non abbiamo un ritorno economico da queste operazioni”, ha precisato Marchiori, “ma agiamo per passione, per contribuire al bene del Paese”. Ha poi ricordato la donazione, l’anno precedente, di un’opera di Emilio Isgrò alla Galleria Nazionale, per sostenere la conservazione dei grandi artisti contemporanei, spesso fuori dalla portata degli acquisti museali. Ha anche descritto la nuova sede dell’azienda, costruita sul Lago Maggiore, progettata come un luogo quasi “galleggiante”, dove l’arte diventa parte integrante degli spazi e delle riflessioni aziendali.

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Ernesto Lanzillo: il valore dell’arte tra filantropia, mercato e impatto sociale

Ernesto Lanzillo ha aperto il suo intervento con una considerazione netta: “La cultura non è un investimento resiliente”. Secondo il dirigente Deloitte, investire in arte è un’operazione complessa e soggetta a forti fluttuazioni, che non può essere valutata con parametri convenzionali. Tuttavia, il mecenatismo, ha spiegato, offre vantaggi che vanno oltre l’economia. Non solo visibilità e posizionamento per chi investe, ma anche una democratizzazione del mercato dell’arte, sempre più accessibile a nuovi attori, come giovani eredi di famiglie facoltose della Generazione Z e Millennial, che entrano nel mercato con lotti più piccoli. Lanzillo ha distinto tra opere d’arte, che pur in un mercato oggi stagnante continuano a circolare, e monumenti, che non hanno mercato ma possono essere valorizzati attraverso tecniche di stima dell’indotto economico e dei costi di ricostruzione. Ha inoltre richiamato un criterio introdotto dall’Unesco, che considera il valore dell’arte anche nella sua capacità di attrarre e unire culture e identità diverse: un indicatore fondamentale del ritorno degli investimenti culturali in termini di impatto sociale.

Ernesto Fürstenberg Fassio: arte come bene rifugio e strumento di coesione pubblico-privato

A chiudere il panel, l’intervento di Ernesto Fürstenberg Fassio ha portato il punto di vista di un’istituzione bancaria. Alla domanda della moderatrice su cosa spinga una banca a investire nell’arte contemporanea, il presidente di Banca Ifis ha risposto con chiarezza: “Per una banca è importante diversificare il capitale”. Ha ammesso che acquistare opere di giovani artisti comporta un rischio elevato, ma ha anche sottolineato come i grandi nomi dell’arte storicizzata, come Alighiero Boetti o Alberto Burri, rappresentino oggi veri e propri beni rifugio, consigliati dalle stesse gallerie. Per lui, l’arte offre diversi livelli di impatto nella filantropia: dal semplice green washing, che guarda solo al ritorno d’immagine, fino al contributo reale al tessuto sociale. “Con Ifis – ha affermato – lavoriamo per dare un senso più profondo al ruolo della banca, che non si limita a custodire denaro ma contribuisce alla salvaguardia del patrimonio culturale del Paese”.

Ha quindi raccontato il caso emblematico del murale The migrant child di Banksy a Venezia. L’opera, dipinta sulla facciata di un edificio che ostacolava il passaggio di un vaporetto, è stata al centro di un’operazione complessa e significativa. Dopo aver ricevuto la segnalazione dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, Fürstenberg ha deciso di acquistare l’edificio. Il valore dell’opera aveva superato quello del palazzo, ma l’obiettivo era salvarla: l’edificio sarà abbattuto, l’opera staccata, restaurata da uno specialista che ha già lavorato su due murales di Banksy a Bristol, e poi custodita in una teca. L’iniziativa, avviata mesi prima, ha comportato anche la protezione dell’opera da possibili danni, persino da parte della stessa crew di Banksy, nota per le sue azioni contro le istituzioni finanziarie. L’obiettivo ora, ha concluso, è aprire un dialogo costruttivo anche con l’artista, a partire dall’acquisizione di alcune sue opere.

Il terzo panel del The ART Symposium 2025 ha rappresentato la naturale chiusura di un percorso di riflessione trasversale che, nell’arco dell’intera giornata, ha tracciato una mappa aggiornata delle connessioni tra arte, istituzioni e sistema economico. Un dibattito che non si è limitato a definire lo stato dell’arte, ma ha offerto strumenti di lettura e modelli di intervento, restituendo un quadro dinamico in cui la cultura emerge come asset strategico per lo sviluppo del Paese. È proprio su questo terreno che si sono confrontati gli ospiti del panel pomeridiano, confermando che l’investimento in cultura non può più essere considerato un’operazione ancillare, bensì una scelta consapevole, con ricadute concrete sul piano sociale, economico e identitario.

Grazie al contributo di esperienze diverse ma accomunate da una comune vocazione etica, la giornata si è chiusa rafforzando il senso stesso del The ART Symposium: fare della cultura un luogo di convergenza tra forze diverse, capace di generare valore reale, accessibile e durevole.

Photo credits: Marta Ferro

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