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Dazi, riviste al ribasso le stime di crescita per l’Europa: Germania in stagnazione, corrono Polonia e Spagna, Pil dell’Italia allo 0,7%


di
Francesca Basso

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Corre il deficit: la media Ue e anche dell’Eurozona è al di sopra della soglia del del 3% richiesta dal Patto di stabilità. Il disavanzo in Italia sarà al 3,3% nel 2025 per scendere al 2,9% nel 2026

Dalla nostra corrispondente
BRUXELLES La guerra dei dazi innescata dagli Stati Uniti si fa sentire sull’economia europea, che ha iniziato l’anno meglio del previsto (i primi dazi sono stati annunciati a febbraio). Le previsioni di crescita sono state riviste «significativamente al ribasso» a causa dell’indebolimento delle prospettive del commercio mondiale e all’aumento dell’incertezza sulle politiche commerciali. Il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis  ha presentato lunedì le previsioni macroeconomiche di primavera: quest’anno il Pil reale crescerà dell’1,1% nell’Ue e dello 0,9% nell’Area euro, più o meno allo stesso ritmo registrato nel 2024. Nel 2026 la crescita dovrebbe accelerare all’1,5% nell’Ue e all’1,4% nell’Eurozona. L’Italia crescerà meno della media Ue: quest’anno dello 0,7% e il prossimo dello 0,9%.

Inflazione
L’inflazione complessiva nell’Area euro dovrebbe rallentare dal 2,4% nel 2024 a una media del 2,1% nel 2025 e dell’1,7% nel 2026. Nell’Ue, l’inflazione dovrebbe seguire una dinamica simile, partendo da un livello leggermente più alto nel 2024 e scendendo appena sotto il 2% nel 2026. In Italia frenano i prezzi al consumo, che sono più bassi della media Ue: stimati all’1,8% quest’anno e all’1,5% il prossimo.




















































Italia
Nel nostro Paese l’espansione economica dovrebbe essere sostenuta dalla domanda interna, in particolare dagli investimenti alimentati dalla spesa legata al Pnrr. L’inflazione dovrebbe rimanere al di sotto del 2% grazie alla dinamica negativa dei prezzi delle importazioni e a un moderato aumento dei costi interni. Il deficit pubblico dovrebbe continuare a scendere dal 3,4% del Pil nel 2024 al 3,3% nel 2025 e al 2,9% nel 2026. Mentre il rapporto debito/Pil è destinato ad aumentare a causa dell’impatto ritardato dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni edilizie accumulato nel deficit fino al 2023.

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Gli altri
La Germania quest’anno è prevista in stagnazione mentre riprenderà a crescere il prossimo anno (+1,1%). Crescita modesta anche per la Francia quest’anno (+0,6%) mentre il prossimo anno il Pil sarà all’1,3%. Quest’anno corrono Polonia (+3,3%) e Spagna (+2,6%), mentre Varsavia registra un calo il prossimo anno (+3%) e anche Madrid (+2%), conservando comunque una crescita al di sopra della media Ue. Per quanto riguarda il deficit, la media Ue e anche dell’Eurozona è al di sopra della soglia del del 3% richiesta dal Patto di stabilità. La Polonia – che sta investendo in difesa quasi il 5% del Pil -, è stimata ad avere un disavanzo quest’anno del 6,4%, che scenderà al 6,1% nel 2026. Le stime per la Francia sono del  -5,6%  nel 2025 e del -5,7% nel 2026. La Spagna, invece, mantiene il disavanzo al sotto del 3%: quest’anno sarà del 2,8% e il prossimo scenderà al 2,5%. 

Export
L’impatto dei dazi si fa sentire sulle esportazioni dell’Ue
, che dovrebbero crescere solo dello 0,7% quest’anno, con una nuova contrazione delle esportazioni di beni parzialmente compensata dalla ripresa delle esportazioni di servizi, che risentono meno delle tensioni commerciali. Nel 2026, la crescita delle esportazioni dovrebbe accelerare al 2,1%.

Investimenti
L’incertezza, più che i dazi, pesa sulla domanda interna. Dopo una contrazione dell’1,8% degli investimenti fissi lordi per il 2024, si prospetta una moderata ripresa degli investimenti. La risposta volatile del mercato alle tensioni commerciali – spiega la Commissione – sta avendo un impatto più severo sulle condizioni di finanziamento. Secondo le proiezioni, gli investimenti aumenteranno dell’1,5% nel 2025 e accelereranno ulteriormente al 2,4% nel 2026. Questa accelerazione è trainata dagli investimenti in infrastrutture e ricerca e sviluppo, anche grazie al sostegno del Pnrr e del Fondo di coesione, e da una svolta nell’edilizia residenziale.

Consumi
Per quanto riguarda i consumi privati, la crescita dovrebbe essere leggermente più robusta di quanto previsto in autunno, raggiungendo l’1,5% nel 2025 e l’1,6% nel 2026. Ciò è dovuto in gran parte a un più forte slancio della crescita nel 2024 e a un mercato del lavoro ancora resistente. Il risparmio elevato continua tuttavia a frenare la dinamica dei consumi.


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19 maggio 2025 ( modifica il 19 maggio 2025 | 11:06)

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