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il castello di sabbia della politica frusinate – AlessioPorcu.it


La verità è venuta a galla: stazione Tav ed aeroporto a Frosinone non si faranno. E non perché non siano buone idee o non si possa realizzarle. Se si atterra in Buthan si può atterrare anche a Frosinone. Ma non conviene industrialmente farlo. La spesa non vale l’impresa. Finora solo promesse. Che restano solo parole senza sostanza

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Parole, parole, parole… soltanto parole, parole tra noi… Mina lo cantava con l’eleganza del velluto e Alberto Lupo lo recitava con l’enfasi del palcoscenico. A distanza di cinquant’anni, il duetto sembra scritto per raccontare – con impeccabile ironia – la saga tragicomica della Tav e dell’Aeroporto a Frosinone.

Parole e basta, altro non c’è. Né la stazione Tav, né l’aeroporto. Non c’è mai stato nulla, se non un gran vociare, decine di convegni, chilometri di articoli di giornale, paginate bianche dei programmi elettorali riempite con pennarelli scarichi di concretezza. Una messa in scena andata avanti per anni: applausi, sorrisi, promesse. Ma senza copione, senza attori veri, e soprattutto senza budget.

Tav, treno fantasma con fermata mai

Prendiamo la Tav, ad esempio. Un’idea geniale, mica una baggianata. Sì, perché l’alta velocità è l’unico modo per ricucire un’Italia che rischia di strappare le sue province minori come vecchie cuciture su un cappotto logoro. Ma c’è un piccolo problema, come direbbe Totò: Frosinone è troppo vicina a Roma. Non abbastanza per farsi considerare parte del Grande Raccordo delle Opportunità, ma troppo per giustificare economicamente una fermata. Conviene mille volte una rete di treni Espresso che facciano fermate solo a Cassino – Frosinone – Colleferro – Ciampino abbattendo i tempi di viaggio. Quindi la Tav non si farà.

Il Governatore del Lazio Francesco Rocca mantiene un barlume di concreta speranza: dice che se si farà, sarà a Ferentino. Che non è un dettaglio: è un verdetto. Lo ha detto chiaro durante il Congresso Cisl che ha rieletto Segretario Generale del Lazio Enrico Coppotelli: “Portare la Tav a Ferentino significa farla. Portarla a Frosinone significa non farla“. E ancora: “Senza progetti concreti e fondi stanziati, non si canta messa”. Cinico e reale: non c’è una lira per fare la stazione Tav in provincia di Frosinone, non l’ha stanziato nessuno e nessuno sta ragionando se stanziarlo. Tradotto dal politichese: “Avete raccontato favolette ai cittadini per dieci anni, ma ora basta. L’ora della verità è suonata. E non passa per Frosinone”.

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Nel frattempo, il Frecciarossa tra Sgurgola e Cassino continua a viaggiare… ma a velocità da regionale. Un po’ come la classe dirigente della provincia: in ritardo, impolverata, spesso senza biglietto. I treni li perdono tutti, anche quelli delle occasioni.

Aeroporto: il decollo mai partito

E l’aeroporto? Un’altra fiaba bellissima. Ma come tutte le fiabe, ha un orco: la realtà. Lo ha scritto da anni Enac, l’ente nazionale per l’Aviazione Civile. Sul piano tecnico, volendo l’aeroporto a Frosinone si può fare: ma è possibile perché ormai possono essere fatto dovunque se gli aerei di linea atterrano a Paro in Buthan. Si trova in una stretta valle himalayana circondata da montagne alte oltre 5.000 metri. La pista è corta e l’approccio richiede manovre manuali complesse a bassa quota, tra pendii e curve strette. Solo pochi piloti al mondo sono certificati per atterrarvi. Ma una compagnia aerea copre la tratta regolarmente. Figuariamoci allora se non si atterra a Frosinone.

Il vero limite è che Frosinone è uguale a Ciampino. Nè più né meno. Le possibilità di ampliamento sono ridotte allo zero. Significherebbe solo spostare su Frosinone i problemi di Ciampino. Sia detto con chiarezza: l’aeroporto non è impossibile ma semplicemente è senza senso industriale.

Domenico Beccidelli

Un barlume di lucidità lo ha avuto Federlazio, la Federazione delle piccole e medie imprese. Si è seduta al tavolino con i generali dell’Aeronautica ed ha illustrato una serie di progetti di riconversione industriale. Cioè, lì concentrare una serie di attività industriale di carattere aerospaziale: manutenzione elicotteristica, scuole di volo per i droni, sviluppo di parti meccaniche con ingegneria e meccanica avanzata. Attività che hanno bisogno di un aeroporto come l’industria automobilista ha bisogno di una pista di collaudo. Progetti concreti, quelli esibiti dal presidente di Federlazio Domenico Beccidelli: con prospetti, business plan, nomi di aziende pronte a partecipare con i soldi in mano.

Il castello di sabbia è crollato

(Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

E allora cosa resta? Resta il grande bluff della politica frusinate. Resta una provincia che ha confuso l’ambizione con la suggestione, che ha scambiato i sogni per progetti, e le parole per fatti. Una classe dirigente che ha cavalcato illusioni come fossero cavalli di razza, salvo poi scoprire – troppo tardi – che erano solo cavalli a dondolo.

Tav e aeroporto erano – e restano – due idee affascinanti. Ma senza gambe per camminare. Perché in questa provincia non si è mai investito davvero in una visione strategica. Si è preferito inseguire il colpo a effetto, la promessa buona per un titolo, la solita conferenza stampa con bandiere sullo sfondo e applausi di rito. Il resto, il lavoro vero, non si è mai fatto.

Nel frattempo, Roma resta lì, a una manciata di chilometri. Con i suoi aeroporti, le sue stazioni, le sue connessioni. Il mondo passa da lì. E Frosinone? Aspetta ancora di essere chiamata al banco dei grandi, quando in realtà ha già perso il turno da un pezzo. Ma nessuno glielo ha detto.

Chi ha paura della verità?

Foto © Stefan Wohlfahrt

La verità è che nessuno ha mai avuto il coraggio di dirlo chiaramente: Tav e aeroporto, così come li si è immaginati, non si faranno mai. Non perché siano sogni sbagliati, ma perché sono sogni fuori scala. E soprattutto, fuori tempo massimo. Non ci sono soldi, non ci sono progetti, non ci sono motivi economici. C’è solo una narrazione ormai logora, che continua a illudere i cittadini con la favola del “grande rilancio”.

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Eppure, basterebbe poco. Basterebbe tornare coi piedi per terra. Usare la testa, invece del megafono. Fare rete tra istituzioni, imprese e territori. Seguire la lezione di Federlazio: smettere di inseguire i voli di linea, e cominciare a costruire filiere produttive. Non servono piste, servono visioni. Non servono slogan, servono strategie.

Frosinone non è destinata all’irrilevanza. Ma ci finirà, se continua a farsi guidare da chi pensa che basti una promessa a fare sviluppo. I treni passano, sì. Ma non si fermano da soli. Serve una stazione. Serve un progetto. E serve una volontà.

Per ora, resta solo l’eco delle conferenze stampa, le cartoline patinate dei rendering mai realizzati, e la colonna sonora di fondo: Parole, parole, parole…



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