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Il Comitato delle Regioni rilancia il progetto europeo per il 2030 su coesione, resilienza e prossimità


Il Comitato delle Regioni ha approvato il suo programma strategico basato su tre filoni principali: coesione, resilienza e prossimità. Al centro anche la richiesta di meno burocrazia, più risorse, più protagonismo per gli enti locali e le PMI.

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Ieri il Comitato europeo delle Regioni (CoR) ha approvato la risoluzione che contiene le sue priorità strategiche per il periodo 2025-2030, ponendo le basi per un’azione politica rinnovata che metta al centro i cittadini, i territori e le comunità locali. Le tre parole chiave su cui si costruisce l’intero impianto sono coesione, resilienza e prossimità, dietro alle quali si cela una visione concreta e ambiziosa del futuro dell’Unione.

Il Vicepresidente del CoR, Juan Manuel Moreno Bonilla (ES/EPP), ha detto spiegando le ragioni dei tre pilastri: “La coesione garantisce che tutte le regioni dell’UE beneficino della crescita e dello sviluppo. Migliorare la resilienza significa aumentare la nostra risposta alle minacce alla sicurezza, all’economia o all’ambiente derivanti da cause naturali o umane. E infine, la priorità della prossimità, che significa rafforzare la democrazia locale e conferire potere alle autorità regionali”.

Il Comitato vuole rimettere al centro del processo di integrazione europea le autorità locali e regionali (LRAs), che non possono più essere considerate soggetti di secondo piano o semplici stakeholders.

“Le città e le regioni non devono essere considerate solo come soggetti interessati a questo processo, ma come partecipanti attivi alla preparazione dell’Unione europea per il futuro, nel contesto di un’ambiziosa agenda di riforme in vista dell’allargamento”, si legge nel testo. La dichiarazione vuole dare una chiara indicazione anche nell’ottica dell’allargamento, poiché l’Europa del futuro dovrà essere costruita dal basso verso l’alto mettendo “le regioni al centro dell’attività dell’UE”.

Il riconoscimento del ruolo centrale delle LRAs è trasversale a tutte le priorità. Dal coordinamento dei fondi alla pianificazione energetica, dalla transizione digitale al contrasto alla povertà, regioni e comuni sono indicati come soggetti attuatori della coesione europea. Il Comitato chiede quindi che siano coinvolti strutturalmente e non solo consultati nelle principali politiche dell’UE.

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Meno burocrazia, più efficacia

All’interno del capitolo dedicato alla coesione, uno dei passaggi più incisivi è la richiesta di ridurre la burocrazia che pesa su enti locali e beneficiari finali. Il Comitato sottolinea come le norme attuali siano spesso ridondanti, sovrapposte e sproporzionate rispetto alla capacità amministrativa delle piccole amministrazioni, per questo chiede un’azione urgente di semplificazione delle regole, sia nei fondi strutturali sia in tutti i programmi che coinvolgono direttamente o indirettamente i territori.

In questo contesto, viene anche ribadita la necessità di rispettare il principio di sussidiarietà, che deve tradursi in una chiara divisione delle competenze e in un effettivo decentramento, non solo formale.

Il punto si inserisce nel più ampio dibattito sulla gestione dei fondi di coesione nel prossimo quadro finanziario pluriennale, nel quale la Commissione europea ha avanzato la proposta che prevede la fusione del bilancio della Politica Agricola Comune (PAC) con quello dei fondi di coesione. Il rischio di una possibile perdita di autonomia da parte dei territori nella gestione delle risorse a causa della centralizzazione nelle mani degli Stati membri, e per la riduzione della dimensione comune europea di politiche chiave, sta allarmando regioni e autorità locali.

Al centro, le PMI e i bisogni concreti dei cittadini

Tra i punti strategici del documento c’è anche il rafforzamento del ruolo delle piccole e medie imprese (PMI), considerate spina dorsale dell’economia europea. Il Comitato propone che tutte le nuove politiche industriali e fiscali dell’Unione includano un “test PMI”, per valutare in anticipo l’impatto delle normative sulle imprese di piccola scala. Si chiede inoltre che le PMI siano facilmente accessibili ai finanziamenti europei e che si riducano gli ostacoli burocratici e informativi che spesso ne limitano la partecipazione.

L’economia deve anche essere al servizio della dignità umana, per questo il documento dedica una parte significativa al tema del diritto alla casa, con un’affermazione di principio chiara: “ognuno ha il diritto a un posto decente e abbordabile in cui vivere”.

Il Comitato delle Regioni chiede dunque una strategia europea per la casa, che combini investimenti pubblici, incentivi alla rigenerazione urbana e tutela dei più vulnerabili.

Un bilancio europeo all’altezza delle sfide

Uno dei punti politicamente più delicati è quello delle risorse proprie dell’Unione europea.

Il Comitato delle Regioni si unisce alle voci che, nel Parlamento ad esempio, chiedono nuove forme di finanziamento diretto del bilancio europeo, svincolate dai contributi nazionali. Si parla di tassazione europea su grandi gruppi digitali, carbon tax alle frontiere e strumenti finanziari comuni.

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La questione centrale, sollevata nel anche rapporto Letta è come attrarre capitali privati, che “per l’Unione europea” si legge nel documento approvato “dovrebbero far parte del più ampio dibattito sul finanziamento del bilancio a lungo termine dell’UE per rispondere alle nuove sfide fondamentali che deve affrontare”.

Di fatto senza un bilancio adeguato l’Unione non potrà affrontare le sfide fondamentali che l’attendono nei prossimi anni, dal cambiamento climatico all’innovazione digitale, dalla sicurezza energetica alla gestione dei flussi migratori.

L’Unione che protegge

Sul piano geopolitico, il Comitato delle Regioni lancia un messaggio forte: l’Unione dell’energia deve diventare realtà.

“Ponendo le regioni e le città al centro del progetto europeo, possiamo rispondere efficacemente alle sfide di oggi, per costruire un’Europa più forte, più giusta e più unita.” ha affermato la Presidente del CoR, Kata Tüttő.

Il testo sostiene la creazione di una rete europea pienamente interconnessa, la promozione delle fonti rinnovabili e il sostegno alle comunità locali che producono energia, il tutto per poter abbassare i costi dell’energia sia per i privati che per le aziende.

Parallelamente, si afferma anche l’urgenza di una difesa europea comune, come strumento per garantire la sicurezza dei cittadini europei di fronte all’imperialismo russo e alla crisi dell’ordine mondiale internazionale.

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