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Come gestire il cambio al vertice: 3 lezioni chiave


Capire come gestire il cambio al vertice richiede un’attenta programmazione, si connota infatti come un vero e proprio percorso di change management. Questo perché il passaggio di leadership, soprattutto nei ruoli ad alto valore simbolico, può avere effetti ben oltre il contesto di appartenenza. La recente scomparsa di Papa Francesco ce lo ha ricordato. Che si tratti di guidare una fede globale con 1,3 miliardi di fedeli o un’impresa multinazionale, la successione è un momento cruciale. E il Vaticano ha perfezionato quest’arte nel corso dei secoli.

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Le transizioni papali, nella storia, hanno attraversato fasi caotiche e momenti di grande eleganza. Il passaggio tra Benedetto XVI e Francesco, nel 2013, si è distinto per serenità, trasparenza e umiltà — qualità che hanno poi definito il pontificato di Francesco. Durante gli anni in carica, ha scelto alloggi semplici invece del Palazzo Apostolico e ha privilegiato il dialogo al comando. Non era solo simbolismo: era una strategia. Con il potere dell’esempio, ha guidato la Chiesa tra crisi globali, riforme interne e profonde divisioni ideologiche.

Gestire il cambio al vertice: gli elementi su cui riflettere per capire come farlo

Il modo in cui la Chiesa ha gestito il cambiamento può ispirare anche il mondo del business. Ecco tre lezioni chiave che ogni azienda dovrebbe tenere a mente quando si parla di successione.

La successione è un sistema, non un’emergenza

Il Vaticano ha codificato nei secoli un sistema di norme, rituali e protocolli per garantire la continuità anche in assenza di leadership. La sede vacante — il periodo tra due pontificati — non è un vuoto di potere, ma una fase ordinata di transizione. Nulla è lasciato al caso.

Nel mondo aziendale, invece, la preparazione spesso manca. Secondo il CEO Survey 2023 di PwC, solo il 29% delle organizzazioni si considera “molto preparato” ad affrontare una successione, anche se il 73% indica la continuità come priorità assoluta. In teoria, le imprese conoscono l’importanza della successione. In pratica, raramente la gestiscono con la stessa cura.

La cultura è la vera costante con cui gestire i cambi al vertice

I Papi cambiano, ma la cultura della Chiesa — i suoi valori, i riti, la missione — resta. Papa Francesco, con uno stile umile, pastorale e orientato alla riforma, ha saputo innovare senza tradire l’identità profonda della Chiesa. Ha saputo parlare tanto ai progressisti quanto ai tradizionalisti.

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Le aziende spesso trascurano questo principio. Eppure, secondo il State of the Global Workplace 2022 di Gallup, i dipendenti che si identificano fortemente con la cultura aziendale sono più propensi a rimanere, anche nei momenti difficili. Ecco perché la cultura dovrebbe essere al centro di ogni piano di successione. I leader possono cambiare — i valori no.

Per un cambiamento efficace serve il consenso, non essere veloci

Il conclave non è solo un rituale: è un meccanismo studiato per garantire stabilità. La regola della maggioranza qualificata dei due terzi, in vigore dal 1179, assicura che ogni Papa venga eletto con un ampio consenso. Ci vuole tempo, ma la legittimazione è immediata e solida.

Nel settore privato, invece, la fretta spesso prevale. Secondo uno studio di Egon Zehnder, solo il 46% dei membri dei consigli d’amministrazione ritiene che i processi di selezione dei CEO siano realmente rigorosi. Molte successioni avvengono senza il coinvolgimento necessario per costruire consenso. Ma senza allineamento degli stakeholder, anche il leader migliore rischia di fallire.

Con l’elezione del nuovo Papa, il mondo ha assistito ancora una volta a un passaggio di leadership orchestrato con ordine, consenso e visione. Non è solo una questione religiosa: è una dimostrazione concreta di come la transizione, se ben pianificata, possa rafforzare l’identità e garantire continuità.

Per i leader d’impresa, è un promemoria potente: la successione non è solo un momento da gestire, ma un’opportunità strategica per consolidare valori, rafforzare la cultura e preparare il futuro.

Perché che tu guidi una Chiesa o un’azienda, la vera leadership si misura non solo da chi viene dopo, ma da come lasci la strada tracciata.



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