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Industria della Difesa e sicurezza nazionale, il piano delle imprese del Veneto: «Con il riarmo può nascere un polo europeo del settore»


di
Gianni Favero

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Faber vuole Berco e «chiama» il governo. Piano «Rearm Eu» da 800 miliardi, la richiesta di garanzie sulle commesse

In Veneto siamo alla chiamata alle armi. Non nel senso antico di reclutamento militare ma in quello delle auspicate partecipazioni alle commesse europee da 800 miliardi, con firma Ursula von der Leyen, che stanno mettendo effervescenza ai piani di alcuni tra i maggiori operatori nel campo della Difesa. Per i lavoratori Berco di Castelfranco Veneto (Treviso) è una buona notizia: sulla loro fabbrica, in via di dismissione, esce allo scoperto la confinante Faber, specialista delle bombole per gas facilmente convertibili in ogive per ordigni esplosivi. Per Iveco Defense Vehicles, con sede a Bolzano e un importante impianto a Vittorio Veneto (Treviso), la novità sta nell’essere diventata oggetto di una gara europea per la sua acquisizione alla quale partecipa Leonardo in consorzio con la tedesca Rheinmentall. Un’operazione, cioè, che potrebbe arrivare ad un valore di un miliardo e mezzo e che interessa anche la spagnola Indra. Il governo osserva e tifa ovviamente per Leonardo, che potrebbe favorire utilizzando i poteri della cosiddetta Golden Power.

La nota di Faber

Per tornare al dossier di Castelfranco ieri (14 maggio) Faber, che ha quartier generale a Cividale del Friuli (Udine), è uscita con una nota ufficiale volta a perimetrare una serie di indiscrezioni di stampa filtrate nelle ultime settimane e lievitate anche grazie all’adiacenza fisica tra lo stabilimento Berco e il suo impianto castellano. Si tratta di una separazione eretta quando il precedente impianto di Simmel, fino al 1989 attivo proprio in armamenti militari, venne spartito tra Berco e Faber. I friulani, nella nota ufficiale, non fanno mistero della loro «partecipazione produttiva con individuazione di soluzioni in grado di rispondere efficacemente alle esigenze di sicurezza nazionale», e di aver stretto alcuni mesi fa un accordo di collaborazione con il governo italiano «per permettere un’autonomia produttiva che di per sé rappresenta un asset strategico». Di sicuro per Faber una cosa è chiara: «Con i giusti investimenti in risorse umane e impianti, il sito di Castelfranco Veneto ha il potenziale per diventare uno dei più importanti siti produttivi europei del settore».




















































Rilancio del settore

Dicono poi anche, con riferimento alla fabbrica veneta, che «lo sviluppo di un piano industriale di riconversione per la difesa del nostro sito produttivo, in fase di completamento, potrebbe assorbire una parte significativa di queste maestranze in prospettiva e ridare slancio manifatturiero al territorio». Tuttavia Faber mette anche un po’ le mani avanti. Senza certezza di commesse adeguate, si legge fra le righe, è difficile ad oggi formulare previsioni. «Considerando la difficoltà nell’acquisizione di contratti pluriennali – è l’osservazione – risulta prematuro impegnarsi in “acquisizioni” e ulteriori investimenti rispetto a quelli già effettuati per costruire una capacità produttiva ottimale». Dunque una disponibilità c’è, e potrebbe pure estendersi all’acquisizione di tutto o parte dello stabilimento, oltre all’assunzione di un contingente di manodopera. 

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Il coinvolgimento delle parti sociali e delle istituzioni

Ma Faber chiede l’affiancamento di parti sociali e istituzionali per far quadrare un possibile progetto con soddisfazione di tutti. Nel frattempo, comunque, l’affacciarsi di un investitore credibile e visibile appena al di là del muro pare aver ridestato un po’ di ottimismo tra le 145 maestranze di Berco per le quali, ora come ora, si prospetta appena una prosecuzione di ammortizzatori sociali. «Una quarantina di dipendenti che stavano considerando l’offerta di un esodo volontario incentivato – riconosce Massimo Civiero, della Fim Cisl – stanno cominciando a ripensarci. Con Faber non abbiamo ancora avuto alcun contatto, l’unica certezza è il disimpegno di Berco per il sito castellano». I lavoratori erano stati aggiornati in assemblea il 9 maggio sui contenuti di un incontro fra le parti al Ministero del Made in Italy, nei giorni precedenti, prefigurando anche percorsi di prepensionamento e l’accesso a esperienze di formazione in un’ottica di reimpiego in aziende metalmeccaniche della zona. Nell’impianto principale di Copparo, nel Ferrarese, in cui sono coinvolti circa 250 addetti, molti dei quali provenienti dalla confinante provincia di Rovigo, per il momento la situazione pare rasserenata dopo la comunicazione di congelamento delle iniziali intenzioni di dismissione e di licenziamento. Circa 200 addetti hanno comunque già aderito alla proposta di dimissioni spontanee con buonuscita.

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15 maggio 2025 ( modifica il 15 maggio 2025 | 07:31)

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