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partecipazione svolta storica, Cisl pronta alle intese


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La segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola – ANSA

La definisce «una pagina storica per il mondo del lavoro e per l’Italia. Dopo 77 anni, l’articolo 46 della Costituzione trova finalmente attuazione grazie a questa legge che nasce da una mobilitazione durata due anni». Ma la leader della Cisl, Daniela Fumarola, non indulge alla retorica, respinge con decisione la critica che questa legge mortifichi la contrattazione – «al contrario, ne esalta il ruolo» – ed è pronta a far partire i confronti «in tutti i settori, in tutte le imprese».

Segretaria Fumarola, qual è il valore dell’approvazione della legge sulla partecipazione? Le modifiche apportate dal Parlamento rispetto al testo originario della proposta Cisl, non l’hanno depotenziata?
No. La legge mantiene la sua fisionomia, restano integri i capisaldi originali, con il riconoscimento delle quattro forme di partecipazione: organizzativa, gestionale, economico-finanziaria e consultiva. Si valorizza la contrattazione collettiva come leva fondamentale per accordi partecipativi costruiti dal basso, nei luoghi di lavoro, incoraggiati da incentivi economici alimentati da un Fondo dedicato alla partecipazione. La dotazione finanziaria della legge, che noi avevamo previsto di 50 milioni, è stata innalzata di 22 milioni. La legge si applicherà a tutte le aziende anche quelle partecipate. È stato preservato il diritto soggettivo alla formazione per i lavoratori con il coinvolgimento forte degli enti bilaterali, dei fondi interprofessionali e del Fondo Nuove Competenze per diffondere la partecipazione nelle piccole e medie imprese. Questo ci sembra davvero un grande risultato.

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Adesso c’è la cornice normativa ma il quadro va riempito con accordi e contratti, da dove comincerete?
È stata preservata l’ossatura tecnica e culturale della proposta originaria, ossia una soft law di sostegno alla contrattazione collettiva. Non si tratta quindi di cominciare ma di continuare a contrattare, estendendola, la partecipazione nelle aziende e in tutti i luoghi di lavoro, privati e pubblici. Abbiamo censito già oltre 150 accordi che si occupano di questa materia. Ora abbiamo a disposizione una legge per sostenerli economicamente e diffonderli. Non c’è alcun settore o ambito economico dove non proveremo a potenziare il protagonismo del lavoro.

Non c’è il rischio che venga utilizzata solo la parte più conveniente dal punto di vista economico: gli sconti fiscali sugli utili redistribuiti senza creare vera partecipazione consultiva, gestionale…
Non vedo per niente questo rischio. La partecipazione economico-finanziaria è quella che incontra meno resistenze culturali da parte delle imprese e quando ben costruita, è vantaggiosa anche per i lavoratori. Bene che si diffonda, aumentando produttività e salari visto che siamo ancora lontani dai numeri europei. La partecipazione consultiva è la doverosa evoluzione di quella informativa, già regolata per legge. Per la prima volta però vengono definite nel nostro ordinamento anche le forme gestionali e organizzative. Siamo certi che le vedremo propagarsi, anche nelle piccole e piccolissime aziende, dove storicamente si fatica di più a fare innovazione.

Cgil, Cisl e Uil vivono un momento di grandi divisioni sia tattiche sia strategiche, tanto che non si riescono a firmare neppure i contratti del pubblico impiego. Come si potrà far avanzare la partecipazione in questo contesto?
Spero che Cgil e Uil tornino presto ai tavoli della contrattazione pubblica, firmando i contratti aperti, così come stanno facendo tante categorie nei settori privati stipulando insieme alla Cisl contratti davvero innovativi. Dobbiamo puntare ad un modello nuovo, inclusivo, che rafforzi concertazione, corresponsabilità, dialogo. Sono valori indispensabili per affrontare le sfide dell’economia globale, della transizione produttiva, dell’intelligenza artificiale. Ed è un fatto straordinario che l’approvazione della nostra legge arrivi in concomitanza con l’elezione di Leone XIV che sull’esigenza di una “nuova” Rerum Novarum dell’economia ha impostato il suo Pontificato.

La Cisl ha scelto di non appoggiare i referendum. E pur non invitando all’astensione, lei stessa ha detto che non si recherà alle urne. Non voterà neppure per il quesito sulla cittadinanza? Non condivide lo strumento neanche in questo caso?
La nostra posizione è chiara: i quesiti lavoristici rischiano di cancellare tutti gli avanzamenti e le tutele che avevamo ottenuto dopo il Jobs Act, riportando non alla Legge 300 e all’articolo 18, che sarebbe comunque un risultato di retroguardia, ma alla Legge Monti-Fornero, che peggiorerebbe le tutele esistenti. La nostra è una critica di merito. Non è guardando indietro che si costruisce il progresso. Quanto alla riforma sulla cittadinanza è un tema di civiltà che non può essere ridotto e strumentalizzato a mera bandiera politica. La polarizzazione partitica implicita in questo referendum rischia di trasformare tutto in una rissa tra tifoserie e di cristallizzare una legge che va invece modificata e migliorata in Parlamento, agevolando la cittadinanza, introducendo forme di ius scholae, coinvolgendo anche le parti sociali.





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