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La sfida dei semiconduttori tra innovazione, università e industria


Una piattaforma di ascolto e confronto tra i principali protagonisti del comparto microelettronico a livello locale, nazionale e internazionale, con un focus particolare sulla realtà di Catania, oggi riconosciuta come un vero e proprio hub strategico per la filiera dei semiconduttori.

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È quanto emerso dalla conferenza programmatica Catania Microelettronica 2025, che si è svolta nei giorni scorsi nell’aula magna del Polo Tecnologico dell’Università di Catania, promossa dalla sezione catanese dell’Associazione Italiana di Elettrotecnica, Elettronica, Automazione, Informatica e Telecomunicazioni in sinergia con il Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e Informatica.

L’iniziativa si è svolta con il patrocinio della Società Italiana di Elettronica e ha visto il coinvolgimento diretto dei corsi di laurea triennale in Ingegneria Elettronica e magistrale in Electronic Engineering dell’ateneo.

La conferenza si è svolta in un momento storico particolarmente delicato e decisivo. Le tensioni geopolitiche internazionali, le crisi di approvvigionamento e la digitalizzazione di massa hanno riportato al centro del dibattito politico e industriale la questione dell’autonomia produttiva nel campo dei semiconduttori.

In questo scenario, la filiera catanese può e deve giocare un ruolo da protagonista. Non a caso, nei diversi interventi, è stato rimarcato lo stato dell’arte della microelettronica a Catania, gli investimenti infrastrutturali e formativi in corso e futuri, le strategie di sviluppo congiunte tra istituzioni, imprese e accademia e, infine, il legame tra scuola, università e mondo del lavoro.

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Un momento della conferenza

«Il nostro territorio ha tutte le potenzialità per essere protagonista in questo settore su scala internazionale – ha detto il rettore Francesco Priolo -. Il nostro mondo era ben diverso rispetto a un secolo fa. Abbiamo cominciato a comunicare solo grazie a Guglielmo Marconi nel 1903 con il primo trasmettitore. Dopo la Seconda guerra mondiale è stato inventato il transistore bipolare. Si tratta di evoluzioni frutto delle attività di ricerca e di innovazione sviluppata da tantissimi giovani».

«Adesso, nell’era dell’informazione, la nuova sfida è il silicio, la microelettronica e l’IA – ha aggiunto -.  Catania in questo contesto ha ricoperto sempre un ruolo strategico grazie a uomini e donne che hanno investito e creato nel tempo un polo tecnologico d’avanguardia grazie a diverse aziende multinazionali. La presenza di quest’ultime, ovviamente, è legata anche all’attività di formazione e ricerca dell’ateneo catanese e di enti di ricerca come il Cnr».

«Adesso siamo tutti chiamati ad una sfida nuova per Catania con la consapevolezza che non siamo periferici, ma centrali in questa competizione globale», ha detto in chiusura di intervento il rettore Francesco Priolo prima di cedere la parola a Fina Bonaventura, presidente della sezione etnea dell’Aeit.

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo

Un momento dell’intervento del rettore Francesco Priolo. In foto anche Alfio Dario Grasso, Fina Bonaventura e Salvatore Pennisi

Catania e l’Etna Valley: un ecosistema strategico per la microelettronica europea

Negli ultimi decenni Catania si è affermata come centro di riferimento per la microelettronica, grazie alla presenza di un distretto tecnologico ad alta concentrazione di competenze, noto come Etna Valley. Questo ecosistema integra imprese multinazionali, centri di ricerca pubblici e privati, startup, spin-off accademici e una rete universitaria altamente specializzata. In tale contesto, il DIEEI rappresenta un punto nodale della formazione, della ricerca scientifica e del trasferimento tecnologico.

Il ruolo di Catania è oggi ancora più cruciale alla luce delle strategie europee per il rafforzamento della sovranità tecnologica, in particolare nel campo dei semiconduttori, considerati essenziali per le catene di fornitura industriali e digitali.

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L’European Chips Act ha dato ulteriore impulso a investimenti miliardari in tutta Europa, e Catania è uno dei territori al centro di questa trasformazione. Basti pensare al recente annuncio di nuovi impianti e ampliamenti produttivi da parte di aziende come STMicroelectronics e 3SUN, con progetti che si collocano tra i più importanti in Europa in termini di valore, occupazione e innovazione tecnologica.

Il ruolo dell’Università: ricerca, formazione e impatto sul territorio

L’Università di Catania, attraverso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica, svolge una funzione cruciale all’interno dell’ecosistema della microelettronica. Non solo come luogo di formazione, ma anche come motore di innovazione, incubatore di competenze e ponte tra ricerca e impresa. I corsi di laurea coinvolti nella conferenza formano ogni anno centinaia di studenti destinati a inserirsi in un settore altamente competitivo, e al tempo stesso sono promotori di progetti di ricerca finanziati a livello nazionale ed europeo.

L’ateneo è anche parte attiva in progetti di orientamento e divulgazione tecnico-scientifica rivolti alle scuole secondarie, con l’obiettivo di stimolare l’interesse verso le discipline STEM e di favorire la scelta consapevole di percorsi universitari legati all’ingegneria elettronica e all’hi-tech.

La sinergia con le imprese consente inoltre di co-progettare percorsi formativi e attività laboratoriali, di sviluppare tesi in collaborazione con le aziende, e di promuovere stage e tirocini in contesti di altissimo livello tecnologico. In questo modo, l’università non solo contribuisce alla crescita dell’Etna Valley, ma ne rafforza il profilo internazionale.

L'aula magna

Aula magna del Polo Tecnologico con una folta presenza di studenti

«Unict gioca un ruolo fondamentale nell’ecosistema della microelettronica fornendo capitale umano già formato grazie ad una didattica in continuo aggiornamento per soddisfare le mutevoli esigenze delle aziende grazie ai giovani laureati magistrali in ingegneria elettronica», ha detto Alfio Dario Grasso, presidente del corso di laurea magistrale in Electronic Engineering.

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«I giovani laureati a Catania hanno un passaporto di conoscenze che gli consente di poter lavorare sin da subito in qualsiasi parte del mondo nel settore dei semiconduttori, una delle tecnologie più avanzate e in continua evoluzione che richiede investimenti importanti – ha aggiunto -. Lo testimonia il fatto che su 500 mila siciliani emigrati in questi anni non sono presenti laureati in ingegneria elettronica vista l’ampia offerta di lavoro fornita dalle aziende presenti nel territorio».

A rimarcare il valore della laurea nell’ateneo catanese in questo settore anche il prof. Salvatore Pennisi, ordinario di Elettronica. «Catania in questo settore non è seconda a nessuna, non è un ripiego, ma un investimento personale sul territorio senza così gravare sulle famiglie – ha spiegato -. Il top delle industrie europee sono proprio a Catania grazie ad una sinergia costante tra l’ateneo catanese e le imprese. E alle giovani talentuose rivolgo l’appello di non lasciarsi limitare dagli stereotipi perché vi è un’ampia possibilità di carriera».

Un momento dell'intervento del prof. Salvatore Pennisi

Un momento dell’intervento del prof. Salvatore Pennisi

Le imprese protagoniste: innovazione, filiera e capitale umano

Alla conferenza prenderanno parte rappresentanti di imprese leader della microelettronica e dell’automazione elettronica: STMicroelectronics, 3SUN, NXP Semiconductors, Renesas Electronics, Analog Devices, Nexperia, Advantest, EDA Industries, Synergie CAD, Technoprobe, insieme al centro di ricerca nazionale CNR-IMM.

Queste realtà, già operative sul territorio etneo o coinvolte in sinergie di ricerca e sviluppo, porteranno il proprio contributo su temi chiave come le nuove tecnologie di produzione di semiconduttori, tra cui il SiC (carburo di silicio) e il GaN (nitruro di gallio); l’impiego dell’intelligenza artificiale nella progettazione elettronica e nel controllo di processo; le sfide energetiche connesse alla produzione e alla sostenibilità ambientale della filiera; il fabbisogno di competenze avanzate e specialistiche, oggi sempre più difficile da soddisfare in un mercato in rapida evoluzione.

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Il dialogo tra mondo produttivo e accademico sarà dunque incentrato anche sul ruolo strategico della formazione, intesa non solo come trasmissione di conoscenze, ma come creazione di un bacino di capitale umano in grado di sostenere lo sviluppo industriale nel lungo periodo.



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