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PNRR in affanno: cantieri fermi, personale insufficiente e fondi pubblici a rischio


La scadenza fissata per il completamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si avvicina rapidamente: giugno 2026 sembra dietro l’angolo, ma l’Italia è ancora in forte ritardo. A oggi, secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia, restano da spendere ben 135,8 miliardi di euro. Un dato che pesa come un macigno, soprattutto se si considera che solo il 2% dei cantieri è stato realmente completato.

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Un’analisi dettagliata fa emergere una situazione che va ben oltre qualche rallentamento fisiologico. Il 40% dei progetti è in ritardo e, per quanto riguarda quelli più grandi – sopra i 5 milioni di euro – quasi la metà (il 48%) non è nemmeno partita. Sul fronte della spesa pubblica, le cose non vanno meglio: al 31 dicembre 2024, erano stati impiegati appena 7 miliardi di euro, l’8% del totale destinato alle opere pubbliche. E il tempo per recuperare è sempre meno.

A denunciare apertamente la situazione è Antonio Lombardi, presidente nazionale di Federcepicostruzioni, l’associazione che riunisce imprese e professionisti del settore edile. «Sono dati che destano fortissima preoccupazione – afferma – e che impongono interventi immediati per rimuovere le difficoltà fin qui riscontrate. Purtroppo, si tratta degli stessi problemi che affliggono da sempre questo Paese».

Ma quali sono, concretamente, questi ostacoli? In cima alla lista c’è la carenza di personale tecnico e amministrativo nei comuni e nelle pubbliche amministrazioni. Seguono i ritardi legati alle autorizzazioni e alla burocrazia ambientale. A completare il quadro, l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, che ha messo ulteriormente sotto pressione cantieri e aziende.

Si tratta, insomma, di problemi noti da tempo e che, secondo Lombardi, dovevano essere affrontati fin dall’inizio del Piano. «L’auspicio – sottolinea – è che la necessità di accelerare i tempi non si traduca ancora una volta in commissariamenti e strutture straordinarie, ma in riforme vere, capaci di cambiare davvero il funzionamento della macchina pubblica».

Uno dei nodi principali resta quello del personale. Il PNRR ha bisogno di circa 375.000 lavoratori in più nei prossimi mesi, mentre nello stesso periodo – da qui al 2026 – la popolazione attiva in Italia calerà di oltre 630.000 unità. Un paradosso difficile da risolvere: da un lato si assumono nuovi tecnici e funzionari, ma dall’altro molti lasciano o andranno in pensione, rendendo lo sforzo insufficiente.

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«Occorre accelerare sui bandi di assunzione – avverte Lombardi – ma anche affiancare agli enti locali competenze già formate, coinvolgendo università e associazioni di categoria nella fase progettuale. Solo così si può garantire un supporto efficace e tempestivo».

Il vero rischio, oggi, è che il PNRR – pensato per rilanciare il Paese dopo la pandemia e per rimettere mano alle infrastrutture, ai trasporti, alla scuola, alla sanità – si perda nei soliti meccanismi lenti e complicati: burocrazia, ritardi, carenza di visione. E che invece di rappresentare una svolta, si trasformi nell’ennesima occasione persa.

Secondo Federcepicostruzioni «la priorità è dare stabilità e strumenti duraturi alla pubblica amministrazione. Non solo per salvare il PNRR, ma per evitare che anche i prossimi investimenti – pubblici e privati – si scontrino con lo stesso muro».

«Le riforme strutturali sono l’unico modo per evitare di ritrovarci, tra qualche anno, di nuovo a rincorrere fondi e scadenze – conclude Lombardi – serve una macchina pubblica che funzioni, con regole chiare, personale qualificato e procedure snelle. Senza questi elementi, nessun piano potrà davvero cambiare il Paese».

Intanto il tempo stringe. Con una spesa effettiva ancora molto lontana dai target previsti, l’Italia rischia non solo di perdere una parte significativa delle risorse stanziate, ma anche di fallire nel tentativo di modernizzare infrastrutture, digitalizzare servizi e rendere più resiliente il sistema economico.

Una sfida epocale, che non può più permettersi ritardi, né approssimazioni.





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