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Co-creare valore con l’impatto sociale: la proposta di MSF al mondo corporate


La dimensione sociale (la S dell’acronimo ESG) è tra le sfide più significative per le imprese, ma anche tra le maggiori opportunità per generare valore condiviso. A differenza della sostenibilità ambientale, ormai supportata da metriche consolidate, e della governance, sostenuta da normative più o meno chiare, l’impatto sociale resta infatti un terreno meno codificato, più umano e relazionale, spesso difficile da misurare ma fondamentale per costruire fiducia, coerenza e credibilità.

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Proprio per questo, la partnership tra mondo corporate e organizzazioni non governative (ONG) può offrire un contributo concreto e strategico. Medici Senza Frontiere (MSF), con oltre cinquant’anni di esperienza sul campo in oltre 70 Paesi, si propone come un interlocutore autorevole per le imprese che desiderano integrare il sociale all’interno della propria strategia ESG. Ne abbiamo parlato con Ioana Fumagalli, Corporate Partnership Coordinator di MSF, per capire perché oggi l’impatto sociale non sia più un’opzione accessoria ma un pilastro centrale della sostenibilità d’impresa e in che modo una ONG indipendente e riconosciuta a livello globale possa supportare le aziende nella costruzione di progetti credibili, misurabili e in linea con i più recenti standard normativi e di comunicazione.

Il tema verrà poi ripreso e approfondito in occasione del convegno di Medici Senza Frontiere “Sostenibilità Sociale negli ESG: dalle Intenzioni alle Azioni“, in programma il 26 maggio e parte del calendario di eventi del Festival dello sviluppo sostenibile.

Perché oggi è sempre più importante per un’azienda avere una strategia di impatto sociale chiara e ben definita?

Oggi più che mai, le aziende sono chiamate a ridefinire il proprio ruolo nella società. Non è più sufficiente offrire un buon prodotto o servizio: i consumatori, in particolare le nuove generazioni che rappresentano una parte crescente del PIL globale, chiedono coerenza, responsabilità e impegno concreto. Non si limitano a valutare la qualità del prodotto o del servizio offerto, ma osservano con attenzione tutta la filiera: dalla sostenibilità ambientale alla trasparenza nei processi produttivi, fino al contributo sociale che un’azienda è in grado di generare. In questo scenario, avere una strategia di impatto sociale chiara e ben definita non è più un’opzione: è una necessità. Le imprese sono chiamate a prendere posizione, ad assumersi responsabilità verso le comunità, a contribuire attivamente alla costruzione di una società più giusta ed equa, e a farlo in modo autentico e trasparente. Anche il contesto normativo lo conferma: le nuove direttive europee in materia ESG richiedono alle aziende di rendicontare in maniera sempre più rigorosa il proprio impatto ambientale, sociale e di governance. Questo significa che il “Social” non può più essere un’area vaga o accessoria, ma deve essere parte integrante della strategia aziendale, misurata con indicatori chiari e allineata ai valori dell’impresa. L’impatto sociale, quando è concreto, condiviso e misurabile, rafforza il legame con i propri stakeholder, crea fiducia e genera valore – non solo economico, ma anche culturale e umano.

In che modo una ONG come MSF si propone come interlocutore autorevole e strategico per il mondo corporate?

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Sicuramente grazie alla nostra storia, ai nostri valori e alla forza concreta dell’azione umanitaria che portiamo avanti da oltre cinquant’anni in più di 70 Paesi. Siamo un’organizzazione profondamente riconoscibile e riconosciuta a livello globale, non solo per il nostro nome, ma per ciò che rappresentiamo: indipendenza, imparzialità, neutralità e un impegno incondizionato verso chi ha più bisogno. La nostra forza sta anche nella totale autonomia finanziaria: il 100% dei nostri fondi proviene da donazioni private, sia da individui che da aziende. Questo ci consente di agire in modo rapido, libero da condizionamenti, e di mantenere sempre la centralità del bisogno medico come unico criterio d’intervento. In questo scenario, sostenere un’organizzazione come Medici Senza Frontiere rappresenta una scelta concreta e significativa per generare impatto sociale: significa costruire insieme un cambiamento, intervenendo dove c’è più bisogno, con principi di umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza. Valori che parlano anche il linguaggio delle aziende che vogliono davvero fare la differenza. Sostenere realtà come la nostra significa per un’azienda andare oltre la semplice responsabilità sociale d’impresa: vuol dire diventare parte di un sistema umanitario globale, che ogni giorno porta cure mediche indipendenti e salva vite nei contesti più fragili e dimenticati, non solo al di fuori dei confini nazionali, ma anche con progetti in Italia, rivolti a categorie vulnerabili della nostra società.

Quali sono i principali benefici che un’azienda può ottenere da una collaborazione con MSF?

Collaborare con Medici Senza Frontiere significa per un’azienda affiancarsi a un brand che ha una forte riconoscibilità. Sono più di 7 mln i nostri donatori a livello mondiale, solo in Italia 500.000 le persone che seguono la nostra newsletter, 11mln i fan di Facebook e 61.000 quelli Linkedin. Questa riconoscibilità rappresenta un valore aggiunto concreto, perché consente all’azienda di comunicare in modo chiaro e trasparente il proprio impegno sociale, rafforzando la propria reputazione e credibilità verso stakeholder sempre più attenti all’impatto delle azioni aziendali. In un’epoca in cui i consumatori chiedono coerenza tra valori dichiarati e comportamenti concreti, poter raccontare una partnership con MSF significa mostrare un impegno autentico, misurabile e riconoscibile. È un modo per rendere visibile il proprio contributo a un’azione umanitaria globale, neutrale, indipendente e trasparente, che nel 1999 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace, in riconoscimento del lavoro umanitario pionieristico e per onorare lo staff medico dell’organizzazione impegnato a curare milioni di persone in tutto il mondo. Essere al fianco di MSF significa anche entrare in una dimensione internazionale. Lavoriamo in oltre 70 Paesi e costruiamo partnership che possono svilupparsi anche su scala multi-country, offrendo alle aziende la possibilità di costruire progetti condivisi e coerenti con le proprie strategie globali di sostenibilità e impatto sociale.

Ci potrebbe descrivere i primi passi da compiere per costruire una strategia di impatto sociale efficace e misurabile?

Costruire una strategia di impatto sociale efficace e misurabile richiede un approccio strutturato e personalizzato. In Medici Senza Frontiere, crediamo che ogni partnership debba essere co-creata, passo dopo passo, per riflettere l’identità e gli obiettivi specifici di ciascuna azienda, che sano ovviamente in linea con i valori e la mission di MSF.​ Analizziamo insieme i valori, la missione e le priorità dell’azienda e questo ci permette di identificare aree di intervento comuni e di sviluppare progetti che siano in linea con le strategie di sostenibilità e responsabilità sociale dell’impresa.​ Lavoriamo insieme all’azienda per definire obiettivi chiari e misurabili; questo processo garantisce trasparenza e permette all’azienda di comunicare in modo efficace i risultati ottenuti dalla collaborazione.​ Le nostre aree di intervento spaziano dalla salute materno-infantile alla nutrizione, dalla salute mentale alla risposta ai cambiamenti climatici, fino all’empowerment delle strutture sanitarie locali. Questo ci consente di sviluppare progetti su misura che rispondano alle specifiche esigenze delle aziende partner.​

MSF è nata nel 1971 con 300 medici volontari con l’obiettivo di salvare vite e curare, ma anche raccontare e denunciare. Come si è evoluta l’organizzazione?

Fin dalla sua nascita, Medici Senza Frontiere ha mantenuto fede a una duplice missione: curare e testimoniare. Questo spirito fondativo è ancora oggi il cuore pulsante della nostra azione. Ma nel tempo, l’organizzazione è profondamente evoluta, ampliando la propria presenza, le proprie competenze e la propria consapevolezza, sia come struttura che come visione. Oggi siamo un movimento globale, capace di rispondere con rapidità e competenza a emergenze sanitarie complesse, ma anche di affrontare in modo sistemico sfide sempre più articolate: dai cambiamenti climatici alla salute mentale, dalla salute materno-infantile alla malnutrizione, fino ai nuovi bisogni legati alla migrazione, alla salute delle donne e al planetary health. Ma evoluzione non significa solo crescita operativa: significa anche riflessione interna e cambiamento strutturale, che MSF ha messo in atto per fare la sua parte in merito a tematiche ambientali e di governance. Nel 2020 MSF ha avviato una riflessione profonda sul tema dell’equità, della diversità e dell’inclusione; in Italia abbiamo costituito un working group EDI per definire azioni concrete e a lungo termine. Oggi la nostra composizione riflette una maggiore diversità e una cultura più consapevole e inclusiva, con policies che promuovono equità e partecipazione. Anche sul fronte ambientale abbiamo intrapreso un percorso di responsabilità: l’obiettivo del movimento MSF è ridurre del 50% le emissioni di CO₂ entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019. In Italia, la nostra nuova sede è un esempio concreto di questo impegno, con una riduzione stimata del 50% delle emissioni e la certificazione LEED Gold per la sostenibilità ambientale.

MSF oggi è quindi un’organizzazione ancora fedele alla sua missione originaria, ma capace di guardare avanti, adattarsi e innovare, restando sempre dalla parte delle persone più vulnerabili.

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Come può una ONG supportare un’azienda nell’allineare i propri progetti sociali ai requisiti normativi in ambito ESG e alla CSRD?

Un’organizzazione come Medici Senza Frontiere può sicuramente rappresentare un alleato strategico per le aziende che desiderano integrare l’impatto sociale nelle proprie strategie ESG e rispondere in modo concreto alle nuove richieste della normativa europea, come la CSRD.

La nostra esperienza, maturata in oltre 50 anni di interventi umanitari indipendenti in contesti di crisi e vulnerabilità, ci permette di offrire alle aziende partner progetti solidi, tracciabili e coerenti con criteri di materialità e misurabilità dell’impatto, elementi oggi centrali nelle nuove direttive sulla rendicontazione di sostenibilità. Le nostre partnership sono costruite su misura, in ascolto della strategia, dei valori e degli obiettivi di ciascuna azienda. Questo approccio ci consente di co-creare progetti che siano non solo rilevanti dal punto di vista umanitario, ma perfettamente allineati ai pilastri ESG, sia in termini di governance che di impatto sociale e – laddove rilevante – ambientale, come nel caso dei nostri programmi legati al planetary health e alla sostenibilità energetica. Collaborare con MSF significa anche lavorare con una realtà capace di rendicontare, perché abituata a lavorare in contesti globali, che ci permette dunque di avere a disposizione dati concreti e dettagliati; questo anche grazie alle diverse e continue collaborazioni con enti di ricerca terzi e con Università, con cui definiamo misurazioni d’impatto secondo i più moderni standard: ciò sicuramente può fornire strumenti narrativi e dati che le aziende possono integrare nei propri report di sostenibilità, rafforzando così la credibilità delle loro azioni verso gli stakeholder e gli investitori. La capacità di rendicontazione di MSF fa parte del nostro approccio sia operazionale che di comunicazione: siamo abituati a rendicontare l’impatto di ogni intervento all’interno del singolo progetto e inserirlo anche nel nostro bilancio che dettagliatamente per ogni paese riporta a fine anno il numero dei pazienti curati nei vari ambiti dei progetti specifici. Anche nella comunicazione raccontiamo sempre quello che vediamo con i nostri occhi sul campo attraverso la testimonianza dei nostri operatori locali e internazionali e i nostri pazienti di cui raccogliamo storie e dati.

Oggi molte imprese si concentrano soprattutto sulla “E” e sulla “G” dell’ESG. Cosa rende la “S” – il sociale – più difficile da definire e valorizzare?

La dimensione “Sociale” dell’ESG è spesso la più sfidante da interpretare e da integrare in modo strategico, perché è la meno codificata. Mentre la “E” di environment è sostenuta da metriche sempre più consolidate — emissioni di CO₂, consumo energetico, impronta idrica — e la “G”  d governance da normative e standard più chiari, la “S” riguarda temi complessi, interconnessi e profondamente umani: diritti dei lavoratori, benessere delle comunità, equità, salute, inclusione.

È una componente che richiede un forte radicamento nei valori, ma anche la capacità di costruire relazioni autentiche con le persone e i territori coinvolti. Misurare l’impatto sociale non è semplice: non si tratta solo di quantificare un output, ma di comprendere un cambiamento — a volte invisibile, ma sostanziale — nella vita delle persone.

Come MSF lavoriamo ogni giorno per generare impatti sociali concreti, documentabili e duraturi, capaci di generare un cambiamento misurabile e comunicabile. Pensiamo che sia proprio così che la “S” smette di essere un concetto astratto e diventa per l’azienda un elemento distintivo e strategico del proprio posizionamento sociale.

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Quali sono le conseguenze del ritiro degli Stati Uniti dal sostegno ai programmi internazionali per la difesa della salute?

La decisione degli Stati Uniti, a inizio 2025, di sospendere i finanziamenti attraverso l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID), ha certamente rappresentato un colpo durissimo per milioni di persone già in situazioni di estrema vulnerabilità. I tagli agli aiuti umanitari e sanitari hanno avuto conseguenze immediate: interruzione delle campagne vaccinali, chiusura di cliniche, interruzione dei servizi essenziali, mancanza di farmaci e personale. Organizzazioni umanitarie sul campo, comprese quelle che operano nei contesti più fragili, si trovano oggi con molte meno risorse per proseguire i propri programmi. Noi di Medici Senza Frontiere, grazie alla nostra indipendenza economica — garantita da fondi provenienti esclusivamente da donazioni private — non siamo direttamente colpiti da questi tagli. Ma i nostri team stanno assistendo a una crescente confusione e disperazione tra i pazienti e gli operatori sanitari, con cliniche e servizi essenziali che vengono chiusi a causa della mancanza di fondi e personale. E come MSF stiamo assistendo ad un aumento di pazienti che afferiscono alle nostre strutture sanitarie. Per esempio, nella provincia pakistana del Sindh i team MSF stanno assistendo agli effetti dei tagli ai finanziamenti americani, che stanno causando discontinuità nei servizi comunitari cruciali in un paese ad alta incidenza di tubercolosi, specialmente nello screening attivo delle persone a maggior rischio che permette di migliorare la diagnosi e di somministrare trattamenti preventivi per la tubercolosi anche nei bambini. 

La tubercolosi rappresenta ancora un grave problema?

Ogni 3 minuti un bambino muore di tubercolosi e si stima che ogni anno 1,25 milioni di bambini e adolescenti (0-14 anni) si ammalano di TB ma solo la metà viene diagnosticata e riesce a curarsi. I recenti tagli Usa ai fondi umanitari hanno interrotto numerosi studi clinici, molti dei quali fondamentali per i bambini con TB, rallentando ricerca e innovazione. Ciò rappresenta un passo indietro significativo nella lotta contro la tubercolosi, poiché ritarda lo sviluppo di diagnosi e trattamenti necessari per i più piccoli e più vulnerabili.

L’assenza di un attore istituzionale come il governo statunitense ha un impatto sistemico e questo vuoto non può essere facilmente colmato da altre fonti: né in termini economici, né in termini di capacità logistica.

La salute globale non può permettersi battute d’arresto. Ogni interruzione si traduce in vite a rischio, in malattie che tornano a diffondersi, in sistemi sanitari ancora più fragili. È proprio in questo contesto che diventa fondamentale rafforzare il ruolo delle ONG indipendenti e delle partnership con il mondo privato.

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