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L’Ucid si riunisce a Caivano per rilanciare diritti dei lavoratori e sostenibilità nelle imprese italiane


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L’assemblea dell’Ucid, l’Unione cristiana imprenditori e dirigenti, si tiene il 29 giugno a Caivano, nel cuore della Terra dei Fuochi. Un luogo noto per problemi ambientali e sociali, dove però si prova a costruire nuove strade per l’economia e il lavoro. Gli imprenditori cattolici puntano a sottolineare il valore della Dottrina Sociale della Chiesa e il rispetto dei diritti dei lavoratori, insieme all’attenzione per l’ambiente e la qualità. La sfida è far comprendere che impresa e responsabilità possono convivere, con esempi concreti provenienti da realtà aziendali italiane.

Caivano come simbolo di impresa responsabile

Caivano, in provincia di Napoli, è una zona che spesso finisce sulle cronache per degrado e illegalità legati a sversamenti tossici e traffici illeciti. Questo ha pesato sul tessuto sociale e economico, lasciando ferite profonde nella comunità. Eppure è proprio in questo contesto segnato dalla crisi che l’Ucid ha scelto di convocare la sua assemblea nazionale. Per gli organizzatori, non è un luogo “convenzionale” per parlare di impresa, ma proprio quello giusto per dimostrare che esistono possibilità diverse.

L’assemblea riunisce imprenditori cattolici da tutta Italia con l’obiettivo di rilanciare la centralità della responsabilità sociale nell’attività economica. “Siamo a Caivano per testimoniare che fare impresa non significa solo profitto, ma anche rispetto delle persone e dell’ambiente”, spiegano. Un recente studio europeo offre un contesto più ampio: cittadini in vari paesi dell’UE considerano prioritario che le aziende tutelino i diritti dei lavoratori, e che riducano il loro impatto ambientale. Il messaggio è chiaro: impresa e sostenibilità sociale devono andare insieme, pena la perdita di credibilità sul mercato e nei confronti della comunità.

La visione di stefania brancaccio: impresa e responsabilità sociale non sono decorazioni

Stefania Brancaccio, vicepresidente di Coelmo Spa e segretario generale dell’Ucid, porta la sua esperienza a favore del modello d’impresa che mette al centro le persone. La sua azienda in Campania produce gruppi elettrogeni da oltre ottant’anni e ha superato varie crisi grazie a un approccio che non punta solo al profitto immediato ma alla responsabilità sociale.

Brancaccio spiega che la responsabilità sociale non è un semplice adempimento burocratico, né un requisito da inserire fra le voci di bilancio. È una “postura”, una scelta che viene prima del business plan e che dà senso a tutta l’attività. “Se avessimo pensato solo al margine, probabilmente Coelmo non sarebbe arrivata a oggi”. La Dottrina Sociale della Chiesa, secondo lei, non è un’etichetta etica da apporre all’impresa, bensì una pratica quotidiana che richiede coerenza e impegno costanti.

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Per l’imprenditrice, il vero banco di prova è riuscire a comunicare questi valori ai collaboratori, costruendo un progetto in cui chi lavora si senta valorizzato e coinvolto. Non si tratta di imporre un modello di leadership autoritaria, ma di creare un ambiente in cui i dipendenti si riconoscano e partecipino attivamente. Questo legame con il personale diventa la base su cui si fonda una crescita sostenibile e duratura.

Il contributo di fabio storchi: etica e business internazionale

Fabio Storchi, presidente di Vimi Fasteners Spa e di Ucid Emilia-Romagna, sottolinea come l’etica sia una risorsa anche in un mercato globale dominato da tensioni e conflitti commerciali. La sua azienda, concentrata nella meccatronica, porta avanti accordi di lungo termine basati su rispetto e correttezza.

Storchi afferma che mantenere un comportamento etico garantisce credibilità sul mercato, fondamentale soprattutto per chi opera nel B2B. Rapporti stabili con clienti e partner nascono da questa coerenza, che assicura continuità nel tempo. Pur riconoscendo le difficoltà di un contesto internazionale frammentato, Storchi crede che si possa coniugare innovazione, internazionalizzazione e principi morali solidi.

Sul tema dei diritti dei lavoratori, Storchi porta dati dell’ILO secondo cui è ancora alta la percentuale di persone costrette a condizioni di lavoro imposte con coercizione. Questo rende centrale il ruolo delle imprese che rispettano regole e standard lavorativi. “La qualità oggi si può raggiungere anche rispettando i valori della Dottrina Sociale della Chiesa”, aggiunge Storchi.

Il presidente di Vimi Fasteners richiama un insegnamento che ha segnato la sua esperienza professionale, quello di Alfredo Ambrosetti, secondo cui la moralità e la stabilità sono tra i primi comandamenti per un imprenditore. L’idea è che un’attività condotta con correttezza ha più possibilità di durare nel tempo e di offrire benefici reali alla comunità e al mercato.

I principi della dottrina sociale della chiesa in pratica nelle imprese italiane

La Dottrina Sociale della Chiesa si propone come una guida per portare avanti un modello di impresa che rispetti i diritti umani, la dignità del lavoro e la giustizia sociale. Nel contesto italiano, imprenditori come Brancaccio e Storchi stanno sperimentando questo approccio, superando la logica del solo profitto.

In realtà, questi principi si traducono in azioni concrete come l’ascolto dei lavoratori, la valorizzazione delle risorse umane, l’attenzione alla qualità dei processi produttivi e alla sostenibilità ambientale. Non si tratta di strumenti astratti, ma di scelte quotidiane che incidono sull’organizzazione e sul clima aziendale.

Queste esperienze dimostrano che è possibile coniugare valori religiosi e comportamenti economici funzionali a mantenere l’impresa competitiva e rispettata. La testimonianza di imprenditori attivi in territori complessi come la Terra dei Fuochi dimostra che la strada non è utopica, ma urgente e realizzabile.

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Un impegno che parla anche al mercato e alla società

La presenza e il ruolo di Ucid in questa particolare assemblea a Caivano vogliono lanciare un messaggio più ampio. L’attenzione alla responsabilità sociale e alle regole è tornata al centro del dibattito pubblico e imprenditoriale. Le imprese sono chiamate a non limitarsi a fare affari, ma a considerare il proprio impatto sul lavoro, sulla comunità e sull’ambiente.

Questa presa di posizione non riguarda solo il mondo cattolico, ma coinvolge opinioni pubbliche e consumatori in tutta Europa. Le preferenze dei cittadini si orientano verso aziende che rispettano diritti, dignità e sostenibilità ambientale, rifiutando modelli opachi o sfruttatori.

In un periodo segnato da crisi economiche e tensioni globali, questo approccio può rappresentare uno strumento per riavvicinare imprese e società civile. La testimonianza degli imprenditori che mettono in pratica questi principi, soprattutto in zone difficili, può contribuire a ridisegnare un’Italia più attenta ai valori e alla qualità del lavoro.





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