L’obbligo assicurativo contro le catastrofi naturali, previsto dalla Legge di Bilancio e disciplinato dal recente decreto attuativo, segna un passaggio cruciale nella gestione del rischio per le imprese italiane. Se ne è discusso in profondità durante l’Insurgin Club del 7 maggio – evento di networking b2b organizzato da Insurzine – in due tavole rotonde che hanno riunito esponenti del mondo assicurativo e riassicurativo, offrendo una panoramica completa su sfide, opportunità e prospettive future.
Il quadro globale e il caso italiano
A introdurre i lavori è stato Bruno Burlon, Key Account Manager Southern Europe di Swiss Re, che ha condiviso i dati freschi del report Sigma, fotografando un mondo dove le perdite assicurate da catastrofi naturali nel 2024 hanno superato i 137 miliardi di dollari, con eventi climatici sempre più frequenti e violenti anche in Europa. L’Italia, pur avendo vissuto un 2024 relativamente “mite” con danni pari a 220 milioni di dollari, resta tra i Paesi più esposti. Particolarmente allarmante, ha spiegato Burlon, è l’incremento imprevisto dei danni post-evento, con differenze tra stime iniziali e definitive anche del +500%, a testimonianza della crescente complessità dei fenomeni.
Strategie assicurative e modularità dell’offerta
A raccogliere il testimone è stato Marco Prestifilippo, Non-Life Risk Manager di Intesa Sanpaolo Assicurazioni, che ha illustrato le scelte del gruppo per accompagnare le pmi verso l’adeguamento normativo. Il focus è su un prodotto assicurativo modulare, capace di coniugare compliance normativa e possibilità di estendere le garanzie, ad esempio contro i danni indiretti da interruzione di attività. “La sensibilità è in crescita – ha spiegato – e anche sul fronte retail la domanda di coperture catnat inizia a salire.”
Prezzi, mutualità e accessibilità
Massimo Fedeli, Direttore Danni di Helvetia, ha posto l’attenzione sul delicato equilibrio tra personalizzazione del rischio e accessibilità delle coperture. “La normativa ha innescato una sana evoluzione – ha affermato – ma la mancanza di una base mutualistica espone il mercato a forti squilibri nei prezzi, da 500 a 8.000 euro per polizze simili.” Fedeli ha sottolineato anche il paradosso della personalizzazione: se da un lato è un segno di efficienza, dall’altro può rendere proibitiva la copertura proprio per le aziende più esposte.
La promessa delle polizze parametriche
Un punto di vista innovativo è arrivato da Roberta Spadoni, Head of Parametric Insurance Solutions di Revo, che ha sottolineato il valore delle polizze parametriche, soprattutto in termini di velocità e trasparenza nella liquidazione. “Il nostro sistema, basato su blockchain e oracoli come l’Ingv, consente liquidazioni automatiche in tempi rapidi.” Spadoni ha evidenziato come il legislatore non abbia ancora incluso esplicitamente queste soluzioni nel decreto, e ha auspicato una loro valorizzazione anche alla luce delle best practice internazionali.
Dal rischio alla resilienza: il ruolo del Risk Management
Sul versante tecnico, Filippo Prestifilippo ha illustrato le implicazioni del decreto per la funzione Risk Management: “Con l’obbligo a contrarre e l’assenza di sanzioni per chi non si assicura, il rischio di antiselezione è concreto.” Le compagnie dovranno quindi potenziare il monitoraggio dei cumuli di rischio e definire con precisione i propri limiti assuntivi, sfida che richiederà un’armonizzazione ancora tutta da costruire.
Il rapporto con il territorio e le pmi
Fedeli è tornato a sottolineare l’importanza strategica del decreto come strumento di cultura assicurativa. “Dobbiamo uscire dal nostro perimetro autoreferenziale e dialogare con il tessuto produttivo, soprattutto le microimprese, ancora troppo scoperte.” In questa direzione, Helvetia ha collaborato con altri esperti alla redazione di un white paper dedicato all’uso della tecnologia per supportare la prevenzione e la gestione del rischio.
Uno sguardo al futuro: collaborare per chiudere il protection gap
In chiusura della prima tavola rotonda, Burlon ha tracciato le direttrici per il futuro: l’Italia ha un protection gap del 78%, tra i più alti in Europa. Serve, ha detto, un’alleanza tra compagnie, governi, regolatori e stakeholder per rafforzare la resilienza strutturale degli edifici e investire in tecnologie predittive, come i sistemi satellitari e le reti di allerta precoce. “Dobbiamo adattarci a una nuova normalità: i secondary perils non sono più eccezioni, ma regola.”
La seconda tavola rotonda: strategia, mercato e nuovi equilibri
La seconda sessione ha spostato l’attenzione su temi strategici e di sistema, a partire dal senso stesso dell’obbligatorietà. “In Italia – ha detto Erika Mora, Responsabile sviluppo prodotto e underwriting offerta Standard e Vita Protection di Assimoco – l’obbligo era l’unico modo per attivare il mercato. Ma si è partiti dalla coda, senza una reale condivisione con il settore.”
Obbligo senza sanzioni: un’occasione mancata?
Mario Silla, Chief Product Officer di Global Assistance, ha criticato l’assenza di un vero impianto sanzionatorio, che rende la norma vulnerabile all’elusione. “L’obbligo universale avrebbe favorito la mutualità e contenuto i costi, ma così il rischio è che il sistema resti squilibrato.” Antonio De Gradi, Corporate Placement Coordinator Senior di Edge ha evidenziato inoltre le incoerenze tra coperture previste e rischi reali, con nuove polizze che talvolta offrono meno protezione rispetto a quelle precedenti.
Gestione delle locazioni: un nodo aperto
Particolarmente critico il tema della conduzione e proprietà degli immobili. “Chi deve assicurarsi – ha chiesto Silla – il proprietario o il locatario? E in caso di sinistro chi percepisce l’indennizzo?” La normativa non lo chiarisce, creando difficoltà applicative soprattutto nei contratti di locazione commerciale.
L’equilibrio tra rischio e capitale
Giuseppe Gionta, Ceo di Acrisure Re Italia, ha parlato dei problemi legati alla sottoscrizione nei territori ad alta esposizione: “Il decreto parla di limiti assuntivi, ma manca un percorso chiaro. Per le compagnie medio-piccole il rischio di sovraesposizione è concreto.” Secondo Gionta, è necessario un piano nazionale di riassicurazione e un maggior coinvolgimento dei broker per accompagnare le compagnie nella costruzione di programmi adeguati.
Dalla copertura alla cultura del rischio
Infine, Mora ha ribadito che la vera sfida sarà la gestione dei sinistri. “Solo se sapremo liquidare in modo tempestivo e trasparente, potremo guadagnare fiducia e diventare partner strategici delle imprese.” Un obiettivo condiviso da tutti gli speaker, che vedono nell’obbligo assicurativo non solo un vincolo, ma un’opportunità per far evolvere il ruolo dell’assicurazione da semplice “pagatore di danni” a protagonista della resilienza d’impresa.
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