Microcredito

per le aziende

 

Rialzo dei tassi di default. Ecco le leve strategiche per mantenere la redditività


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Antonio Deledda, Executive Director di CRIF

Guardando allo scenario di mercato, a fine 2024 i tassi di default, sia dei privati sia delle imprese, hanno continuato a mantenersi su livelli contenuti e inferiori rispetto al dato pre-pandemico, ma hanno mostrato rialzi non trascurabili, in particolar modo per le società di capitali [privati all’1,52% a dicembre 2024 (+0,12 p.p. rispetto a giugno 2024), ditte individuali al 2,63% (+0,20 p.p.), società di persone all’1,75% (+0,15 p.p.) e società di capitali al 2,74% (+0,28 p.p.)].

Le previsioni future

In termini prospettici, il possibile perdurare di una politica monetaria espansiva, confermata anche dall’ultimo taglio del 5 giugno, potrebbe fornire ulteriori impulsi alla domanda di credito, mentre le attese sui tassi di default sono di ulteriori incrementi, in particolare per le imprese, nonostante le dinamiche inflattive e il costo del denaro siano rientrati su livelli più fisiologici. Tuttavia, l’evoluzione della rischiosità è influenzata dal difficile e instabile contesto internazionale e dalle eventuali scelte UE in tema di politiche industriali, monetarie e di bilancio.

Focalizzandosi sulle società di capitali, prevediamo che i tassi di default si attestino nell’ordine del 3,4% nel 2025, cui dovrebbe seguire un ulteriore rialzo fino a raggiungere il 3,9% a fine 2026. Non è da escludere che, in presenza di un acuirsi delle tensioni geopolitiche e commerciali a livello internazionale, tale dato possa raggiungere in uno scenario avverso un valore prossimo al 4,6% nel 2026.

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Ancora una volta i settori più colpiti sarebbero quelli che già a oggi presentano difficoltà strutturali e/o quelli particolarmente esposti alle dinamiche internazionali, molti dei quali presentano già margini operativi sotto pressione: automotive, commercio, tessile, alimentare.

Tre sfide per essere redditizi

Per mantenere redditività le banche debbono attrezzarsi per affrontare 3 sfide principali:

  1. Riduzione dei costi operativi, che sta avvenendo anche attraverso il consolidamento in atto del settore;
  2. Tecnologia: da una parte l’AI ha un impatto pervasivo su tutti i processi e prodotti, dall’altro la concorrenza arriva sempre di più anche da operatori non tradizionali che offrono al cliente esperienze bancarie evolute;
  3. Le micro e piccole imprese crescono nel numero, contano per il 30% del PIL, ma vedono dal 2010 a oggi un continuo calo dei crediti bancari e questo alla lunga diventa un problema rilevante per tutti.

Sul primo punto il risiko bancario potrà portare benefici, in un contesto in cui le banche hanno già in pista iniziative per aumentare l’efficienza e ridurre i costi operativi, ottimizzando i processi, per mantenere la competitività e la redditività, in un ambiente di mercato più sfidante.

Sul secondo punto, l’innovazione tecnologica – in particolare l’intelligenza artificiale e il machine learning nella valutazione del credito – e un approccio responsabile alla sostenibilità saranno i pilastri su cui costruire un futuro finanziario solido e prospero per il nostro Paese.

I due punti elencati sono legati, in quanto la ricerca di una maggiore efficienza per la riduzione dei costi passa anche dallo snellimento dei processi bancari ad alto impatto di effort umano e, quindi, dall’adozione di approcci tecnologicamente avanzati. L’indicazione chiave è di lavorare in contemporanea su “qualità” e su “quantità/velocità”, superando i classici trade-off.

Per fare questo CRIF supporta il sistema bancario su tre driver fondamentali per potenziare i processi decisionali e operativi nella gestione del rischio e del credito: la costruzione, gestione e utilizzo dei dati e score nei processi; la trasformazione digitale delle piattaforme di credit management; l’integrazione dell’intelligenza artificiale (inclusa quella Generativa) nelle soluzioni e nei processi.

I super-poteri

La combinazione di questi 3 “super-poteri” supporta il sistema bancario nella riduzione del costo delle decisioni semplificando processi complessi, riducendo l’impatto umano e mantenendo o, meglio, rafforzandone l’accuratezza. Questo principio si applica sia nelle decisioni che vengono prese, sia nel “processing” delle attività bancarie, in un contesto 2025 in cui vediamo peraltro un rialzo del rischio creditizio.

Nella nostra esperienza sul campo, sia nel mercato che nei nostri processi interni, è essenziale fattorizzare i dati e gli score, strutturati e destrutturati, senza limitarsi alle informazioni “legacy”, ma cogliendo le tracce lasciate lungo i processi ibridi, manuali e tecnologici. Integrare l’esperienza con la tecnologia e le soluzioni, comprese le GenAI, che molte organizzazioni stanno ancora cercando di adottare, è fondamentale.

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Occorre adottare la prospettiva del cliente, con una conoscenza approfondita dei processi creditizi e bancari, per una valutazione accurata, aiutando chi deve prendere decisioni a costruire insight più completi. Infine, è cruciale integrare il ruolo chiave delle risorse umane per garantire la qualità del processo e supportare il change management.

La misurazione dei rischi ESG

Un altro aspetto cruciale che sta caratterizzando il 2025 è l’accelerazione della transizione verde nel settore finanziario. Sebbene la pressione sulla transizione verso la sostenibilità sia recentemente calata a causa del contesto geo-politico, le banche devono continuare nel percorso di integrazione delle tematiche ESG nei processi.

L’EBA a inizio anno ha pubblicato le linee guida sui rischi ESG che hanno il mandato di standardizzare le prassi di misurazione di tali rischi e abilitare una maggior connessione tra gestione dei rischi e piani di transizione. In particolare, richiedono l’estensione della valutazione ai rischi che impattano sul capitale naturale, quali ad esempio impatto sulle biodiversità e dipendenza dagli ecosistemi naturali.

Come CRIF, abbiamo già sviluppato un framework di valutazione su questi rischi, a partire da dati single-name e geo-settoriali. Da anni collaboriamo con uno dei maggiori gruppi bancari in Italia con cui, a partire dall’analisi di quali siano i rischi materiali sul loro portafoglio, abbiamo sviluppato l’integrazione in ICAAP e definito le azioni mitiganti per limitare l’impatto delle grandi aziende sulla natura, come ad esempio sulla gestione dei rifiuti, una delle attività che impattano maggiormente sulla biodiversità.

Le banche sono inoltre ingaggiate a supportare le aziende sui piani di transizione monitorandone l’impegno, valutando la coerenza con le azioni proposte dalla banca tramite prodotti specifici, garantendo il percorso verso la sostenibilità.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di giugno 2025 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.

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