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L’Italia ha già coperto più della metà della strada rispetto agli obiettivi fissati dalla direttiva europea sulle case green per il 2030. Il settore edilizio del paese mostra segnali concreti di adattamento verso il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni, seguendo incentivi e misure messe in campo negli ultimi anni. L’analisi di un recente rapporto mette in luce numeri chiari e progetti concreti, indicando quali passi restano da affrontare e quali risultati economici e occupazionali si possono attendere.

Risultati raggiunti nel risparmio energetico grazie a incentivi e detrazioni

Tra il 2020 e i primi mesi del 2024, l’Italia ha beneficiato di una serie di interventi volti a migliorare l’efficienza energetica degli edifici residenziali, spinti soprattutto dall’introduzione del Superbonus 110% e altre forme di detrazione fiscale. Questi interventi hanno permesso di conseguire una riduzione dei consumi energetici pari al 9,1% rispetto al target del 16% fissato dalla direttiva per il 2030. Rimane così un divario del 6,9%, che risulta affrontabile senza compromettere la sostenibilità economica delle famiglie o il tessuto produttivo del comparto edilizio.

Dal punto di vista normativo, la direttiva case green ha conservato un approccio pragmatico, senza imporre obblighi rigidi ai proprietari di immobili. La flessibilità introdotta nei criteri di calcolo consente di modulare gli interventi in base alle possibilità e alle condizioni locali. Questo ha ricevuto anche un riconoscimento istituzionale, con rappresentanti del settore che sottolineano come la transizione energetica nel settore edilizio non solo sia fattibile, ma anche una leva importante per l’economia nazionale.

Un percorso pragmatico verso la sostenibilità

Ciò conferma che la strada intrapresa è percorribile con strumenti concreti e senza eccessivi vincoli ideologici, andando incontro alle esigenze di famiglie e imprese, preservando lavoro e occupazione.

Investimenti necessari e impatto economico sul settore costruzioni e indotto

Per completare il raggiungimento degli obiettivi entro il 2030, lo studio stima che saranno necessari circa 84,8 miliardi di euro in investimenti complessivi. Si tratta di una media di 14,1 miliardi all’anno, destinati a ristrutturare poco più di 3 milioni di abitazioni, quasi mezzo milione all’anno. Ogni intervento su un edificio costerebbe mediamente 28.000 euro.

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Questo sforzo economico potrà generare un effetto moltiplicatore importante per l’economia. I 280 miliardi di euro prodotti complessivamente comprendono un impatto diretto di circa 134 miliardi nel settore delle costruzioni, un indotto di quasi 45 miliardi in attività collegate e un indotto indiretto superiore ai 100 miliardi, cifra che tiene conto dei consumi e delle dinamiche economiche derivanti. Il valore aggiunto prodotto si aggira intorno ai 102,6 miliardi, ovvero 17,1 miliardi all’anno da qui al 2030.

Posti di lavoro generati

Per quanto riguarda il lavoro generato, il piano di ristrutturazioni in programma potrebbe attivare oltre 1,3 milioni di unità di lavoro totali nella filiera dell’edilizia. Circa 800.000 posti saranno coperti direttamente nelle imprese di costruzione, mentre altre 480.000 persone potranno trovare impiego nell’indotto o in settori collegati. La media annuale prevista è di 219.000 lavoratori coinvolti, un dato di rilievo per la stabilità del mercato del lavoro.

Condizione attuale del patrimonio edilizio e principali criticità energetiche

L’analisi parte da un quadro di partenza spesso critico. Il patrimonio immobiliare italiano conta quasi 15 milioni di edifici. Oltre la metà degli edifici residenziali si colloca nelle classi energetiche più basse, cioè F e G. Tra questi, 13,5 milioni risultano occupati in maniera stabile. Il livello di utilizzo di combustibili fossili per il riscaldamento riguarda il 68% degli immobili, un dato che segna la persistenza di una forte dipendenza da fonti non rinnovabili.

L’indagine rileva anche che il 9% delle famiglie italiane affronta una situazione di povertà energetica, il livello più alto degli ultimi dieci anni. La vulnerabilità si collega anche a condizioni di salute e abitabilità: il 17% delle abitazioni presenta problemi di insalubrità e circa una famiglia su cinque si trova a rischio povertà. La spesa energetica elevata in relazione al reddito riguarda quasi il 18% delle famiglie, mentre quasi il 10% incontra difficoltà a riscaldare adeguatamente la casa.

Il patrimonio immobiliare risente del fatto che gran parte degli edifici è stato costruito prima del 1980, cioè prima dell’introduzione di norme più restrittive sull’efficienza. Questo contribuisce a rendere l’operazione di ammodernamento complessa ma essenziale per ridurre consumi ed emissioni.

Roadmap degli interventi fino al 2050 e priorità per la direttiva case green

Lo studio delinea un percorso fino al 2050 che prevede ulteriori investimenti e interventi ben definiti. Entro il 2035 serviranno altri 61 miliardi per efficientare 2,18 milioni di abitazioni, con un risparmio stimato di 3,37 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Il completamento previsto per il 2050 parla di due scenari: uno integrale con 371 miliardi di investimenti su 13,3 milioni di case e uno selettivo, per 230 miliardi su 8,3 milioni di abitazioni, tutte stabilmente occupate.

Priorità per il successo della direttiva

Sono indicati quattro ambiti chiave per favorire il successo della direttiva: la sostenibilità economica degli interventi, incentivi calibrati in base al reddito delle famiglie con focus su quelle più vulnerabili, sostegno prioritario alle prime case con esclusione di locazioni turistiche e la creazione di strumenti finanziari dedicati, come fondi di garanzia e prodotti specifici.

La semplificazione normativa, in particolare per i condomini complessi, costituisce un altro punto cruciale, così come misure per sanare situazioni irregolari e garantire stabilità legislativa. L’innovazione trova spazio con incentivi per soluzioni smart, sistemi digitali e gemelli digitali degli edifici. Tra gli aspetti importanti c’è anche la formazione professionale per tecnici ed esperti, necessari per accompagnare correttamente le famiglie nella trasformazione energetica.

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Ruolo della categoria geometri e prospettive per l’economia italiana

La categoria dei geometri, composta da oltre 85.000 professionisti che operano in edilizia, territorio e ambiente, svolge un ruolo centrale nel facilitare questa trasformazione. L’assistenza tecnica che offrono è fondamentale per la progettazione, la gestione delle pratiche e la supervisione degli interventi edilizi. Sono previsti sportelli dedicati e la creazione di figure certificate e indipendenti capaci di garantire competenze adeguate.

Gli esperti della Fondazione Geometri Italiani evidenziano che l’Italia dispone degli strumenti tecnici e di conoscenza necessari per portare avanti la transizione in modo realistico e concreto. La ricerca sottolinea l’importanza di sviluppare strumenti finanziari dedicati alle famiglie più vulnerabili, anche avvalendosi del fondo sociale per il clima che l’Unione europea attiverà a partire dal 2027.

Lo studio, basato su dati ufficiali Enea, Istat e Ispra, conferma che la via italiana verso la direttiva case green non solo è percorribile ma può diventare un volano per l’economia e l’occupazione, offrendo una prospettiva solida per il settore edilizio e la società nel suo complesso.





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