È stata approvata l’estensione del piano One Brand – One Culture di Mediobanca al 2028. Confermati, così come dichiarato dalla società le linee di sviluppo strategico del gruppo che prevede un modello di Private & Investment Banking olistico e sinergico tra i segmenti di attività per fare in modo che Mediobanca si consolidi come banca di riferimento per imprese e imprenditori.
Per Alberto Nagel, (nella foto) amministratore delegato di Mediobanca: “L’estensione al 2028 del piano ”ONE BRAND – ONE CULTURE”, dimostra come Mediobanca sia in grado di realizzare, pur in un contesto macroeconomico complesso, un’ulteriore solida crescita di ricavi, utili e redditività, puntando a conseguire i migliori rendimenti di settore, associati a un basso profilo di rischio e di execution nonché a un significativo aumento della remunerazione degli azionisti. Questo entusiasmante percorso di crescita stand-alone, compiuto rimanendo ancorati alla “scuola di banca responsabile” radicata nel DNA della Banca, verrà ulteriormente potenziato dalla combinazione con Banca Generali, operazione in grado di creare un leader Europeo nel Wealth Management per dimensioni, capacità di crescita e remunerazione degli azionisti, il cui closing è previsto per il prossimo mese di ottobre”.
Guardando al piano nel prossimo triennio resta focale il ruolo di sviluppo del Wealth Management che sarà in grado di generare circa 10-11 miliardi di euro di raccolta netta media annua anche tramite cospicui investimenti in distribuzione (330 ingressi di forza vendita, prevalentemente nel segmento Consulenti Finanziari), tecnologia e prodotti.
Nel piano si legge infatti che il wealth management beneficerà dei forti investimenti effettuati nel decennio precedente e dell’ampliamento di scala (cost/income in riduzione al 56%, -10pp); questi, uniti ad una capacità di crescita ai migliori livelli settoriali (Nnm per 10/11 miliardi annui) sostenuta dal modello Pib, produrrà una crescita nel triennio di utili (a circa 370 milioni, +17%2) e redditività (Rorwa dal 4% al 5,2%).
Dal punto di vista patrimoniali le previsioni sono che i Total Financial Assets (TFA) saliranno da oltre 110 a 143 miliardi (+9%2), con la componente AUM/AUA in crescita dell’11%. La raccolta netta (NNM) è prevista attestarsi tra 10 e 11 miliardi, e potrà contare su oltre 1 miliardo di eventi di liquidità attesi ogni anno.
Sempre sul wealth management la nota di Mediobanca evidenzia come dal 2016, anno in cui lo sviluppo nel WM è divenuto per il Gruppo una priorità, Mediobanca ha triplicato le proprie dimensioni in termini di TFA (>110 miliardi), forza vendita (1,300 professionisti), ricavi (quasi 1 miliardo) ed utili (oltre 225 milioni), è diventata l’operatore di riferimento in Italia nel Private Investment Banking e, anche grazie al riposizionamento di MB Premier sui segmenti più alti di clientela più sinergici con le potenzialità del Gruppo, è riuscita a crescere a tassi superiori al mercato (TFA pari CAGR19-24 del 10% rispetto a 7% del mercato di riferimento AIPB).
E nel prossimo triennio continuerà anche nel suo percorso di riposizionamento dell’offerta di prodotti (liquidi e illiquidi, ‘in-house guided’) e di servizi (piattaforma di advisory anche di Investment Banking) sulla clientela Private e Premier, facendo leva sul distintivo posizionamento di Mediobanca.
Sul capitolo digital invece il piano prevede che per la Divisione Wealth, verrà completato lo sviluppo di una Digital Platform omogenea a livello di Gruppo che, adottando nuove tecnologie ed approcci disruptive, massimizzerà le sinergie divisionali e l’efficacia degli investimenti, in aggiunta al completamento del progetto di digitalizzazione del comparto Private Banking. Su questo filone, il Gruppo sta inoltre portando a termine l’adozione di una piattaforma CMA (Customized Management Account) per offrire al cliente un servizio di gestione patrimoniale fortemente personalizzato.
E sul fronte dell’ops lanciata su Banca Generali, nel piano si ribadisce che l’operazione imprime una forte accelerazione alla trasformazione del Gruppo Mediobanca e realizza l’obiettivo del Piano “One Brand – One Culture” di affermare definitivamente il Gruppo come Wealth Manager, distintivo per posizionamento (Private & Investment Bank, “PIB”), brand, capacità di attrarre talenti professionali e remunerare gli azionisti.
L’integrazione creerebbe un leader di mercato, secondo in Italia per totali attivi e rete distributiva (circa 3.700 professionisti), con la maggiore capacità di crescita organica (oltre €15 miliardi di NNM annue) nella fascia alta del mercato del risparmio gestito italiano.
“Il comune DNA di eccellenza e la forte complementarità manageriale e di competenze tra Mediobanca e Banca Generali rafforzano ulteriormente il razionale industriale dell’operazione, rendendo il conseguimento delle sinergie visibile e a basso rischio di esecuzione” si legge nella nota.
A differenza invece dell’offerta di scambio di MPS che, è priva di razionale industriale e finanziario ed è caratterizzata da evidenti elevati rischi di esecuzione, tra i quali si cita: avere la realtà aggregata un profilo di banca commerciale di medie dimensioni indifferenziata, ad elevato assorbimento di capitale, altamente sensibile al contesto macroeconomico, senza rafforzamento in alcuno dei segmenti di attività di Mediobanca e rimanendo viceversa immutati i rischi insiti nel bilancio di MPS; prevedibile invece l’emergere di un cospicuo costo di retention legato ai promotori finanziari e ai private & investment bankers.
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